L'enoteca che non conosce la crisi: ecco la storia della famiglia De Candia

L'enoteca che non conosce la crisi: ecco la storia della famiglia De Candia
di Elga MONTANI
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Giovedì 28 Aprile 2022, 11:54 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 18:34

Era il 28 aprile del 1925 e Giacomo De Candia apriva al pubblico quella che oggi è ancora l'enoteca De Candia. Una storia lunga 97 anni, che vede l'attività andare avanti con il passaggio di testimone da una generazione all'altra. Oggi siamo arrivati alla terza generazione, dopo Giacomo è stata la volta di Italo (che ha 82 anni) e, ora, di Alessandra e di sua sorella Roberta. Italo ha anche un terzo figlio, Luca, che però fa il poliziotto e aiuta in famiglia quando può. L'attività, nata come osteria, diventa solo in un secondo momento enoteca. Il palazzo è ancora più antico, però, perché venne costruito dal nonno di Italo, che volle prevedere al di sotto della struttura un rifugio antiaereo, utilizzato durante la guerra. E che oggi è stato trasformato in quella che può essere definita una piccola esposizione di prodotti, in cui vengono realizzate anche degustazioni.

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L'attività di famiglia


«Mio padre e mia madre si incontrarono sulla spiaggia racconta Italo - mio padre era di Bisceglie, mentre mia mamma era veneta.

Dopo essersi conosciuti, lei non volle tornare più al nord. Il padre di mia madre aveva uno stabilimento vinicolo a Brindisi e uno a Verona, e decise di stabilire qui un punto vendita/osteria».

Da 97 anni, quindi, la famiglia De Candia porta avanti la propria attività in via Buccari, nel cuore del quartiere Carrassi. «Siamo arrivati alla terza generazione sottolinea Italo ora ci sono le mie figlie. Non abbiamo mai voluto spostarci, ma ci siamo evoluti e abbiamo aperto qui davanti, da trent'anni, una attività dedicata al settore dolciario». «La nostra attività fa parte della storia del quartiere aggiunge abbiamo trovato un giornale del 1930 in cui venivamo citati come punti di riferimento del quartiere, insieme alla salumeria Picca e al bar Minerva».

 

Una storia particolare in un settore che, non solo negli ultimi anni, ha avuto diversi problemi, ed in cui è difficile tramandare il proprio sapere di padre in figlio. Ma la passione, nei De Candia, è stata tramandata fin da piccoli. Italo all'età di otto anni collaborava con i propri genitori, dapprima raschiando le etichette dalle bottiglie, poi diventando quello che chiamavano il re dell'imbottigliamento. I figli di Italo, come sottolinea Roberta, «sono cresciuti sopra le botti». D'altronde, nel locale si respira la storia, basta scendere le scale che portano in quello che era il rifugio antiaereo per imbattersi in locandine d'epoca, nelle foto dei capostipiti dell'attività, e negli strumenti un tempo usati per distillare e imbottigliare il vino. I nonni producevano il vino, e lo tiravano su dalle botti con le pompe, manualmente, per poi imbottigliarlo.

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Dall'osteria delle origini si è poi passati all'attuale enoteca, con il passaggio di testimone da Giacomo a Italo. Un angolo di storia poco conosciuto dalla città di Bari, ma dove arrivano dal nord, e anche da Roma, per fare gite non solo turistiche, ma anche istruttive. E dove fino a poco tempo da venivano molti russi, data la vicinanza della Chiesa russa. Per un certo periodo, qui sono venuti anche gli studenti dell'istituto alberghiero ad imparare la storia. Il locale ha fatto anche da sfondo ad un film con Maria Grazia Cucinotta. «Questo locale rappresenta la storia di Bari e del quartiere Carrassi», sottolinea Mimmo Tarantini dell'associazione di commercianti La Formica, di cui l'Enoteca De Candia è uno dei 306 associati. «Il problema di Carrassi è che non è mai stato valorizzato sottolinea Italo, che ha visto la storia della città e del quartiere -. Abbiamo la Chiesa russa, ma tutti si fermano a San Nicola, perché non ci sono i mezzi. Questo è sbagliato, i quartieri devono crescere e così non possono farlo».

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