Focolai covid in 7 Rsa: la Procura chiede l'archiaviazione del caso

Una foto di archivio
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Giovedì 4 Novembre 2021, 17:05

Non sarebbero state riscontrate violazioni delle norme di prevenzione all'interno delle Rsa. La Procura di Bari ha chiesto l'archiviazione per sette procedimenti relativi ad altrettante Rsa ed Rssa dell'area metropolitana di Bari dove durante la pandemia sono scoppiati focolai Covid che hanno provocato la diffusione del contagio tra centinaia di anziani ospiti e il decesso di decine di loro.

L'inchiesta della Procura di Bari e la richiesta di archiviazione

Nei fascicoli d'inchiesta la Procura ipotizzava, a carico di ignoti, i reati di epidemia colposa, lesioni personali e omicidio colposo. Le indagini dei carabinieri del Nas, coordinate dal procuratore aggiunto Alessio Coccioli con i sostituti Baldo Pisani e Grazia Errede, riguardavano sette strutture per anziani: Villa dei Pini a Cassano delle Murge, Fondazione Villa Giovanni XXIII a Bitonto, l'Istituto Maugeri di Bari, la rsa Domus Sancta Familia a Locorotondo, Club del Nonne di Bari, Rssa Mamma Rosa di Turi, Hotel San Francesco a Triggiano.

Per tutte le strutture, la Procura evidenzia che gli accertamenti non hanno riscontrato «violazioni della normativa di prevenzione in ordine alla gestione dei focolai epidemici» e, anzi, in alcuni casi è emersa «palesemente l'attuazione da parte dei responsabili della struttura di tutte quelle procedure atte a contenere il rischio biologico».

Il caso dell'Hotel San Francesco a Triggiano

Non fu la «festa dei nonni» del 2 ottobre 2020 a causare la diffusione dei contagi Covid nella Rsa Hotel San Francesco di Triggiano, nel Barese, dove a distanza di qualche settimana scoppiò un focolaio epidemico con 107 positivi che ha provocato 19 decessi. In uno dei sette procedimenti penali relativi ad altrettante Rsa ed Rssa della provincia di Bari per i quali la Procura ha chiesto l'archiviazione, i pm spiegano che «non vi è nesso etiologico tra le condotte tenute dal personale della struttura e il focolaio», anche perché dalle verifiche risulta che «i protocolli operativi adottati dalla struttura per la prevenzione della diffusione del Covid sono stati adottati in occasione della prima ondata pandemica, già dal febbraio 2020 e, dunque, tempestivamente», e «non sono emerse criticità nella fornitura di dispositivi di protezione individuale».

Gli inquirenti baresi evidenziano comunque che «l'eventuale mancato rispetto delle linee guida» sulle norme di prevenzione Covid «deve essere valutato con la dovuta elasticità, dovuto alla pandemia e alla grave situazione che ogni struttura, in particolare modo sanitaria, si è trovata a dover affrontare».

In particolare, con riferimento alla festa dei nonni, «si evidenzia - si legge negli atti - che tra la data in cui si festeggia la ricorrenza (2 ottobre) e la data in cui è stato accertato il primo caso di positività (19 ottobre) sono trascorsi 17 giorni, pertanto un lasso di tempo superiore anche ai 14 giorni di quarantena considerati dalle autorità sanitarie come il periodo massimo di incubazione».

Gli investigatori evidenziano anche che «durante la festa i tavoli erano stati disposti a ferro di cavallo e gli operatori sanitari indossavano la mascherina». I sette focolai sui quali la Procura di Bari ha indagato arrivando a chiedere l'archiviazione di tutti i procedimenti, sono scoppiati tutti tra la fine nel 2020 e i primi mesi del 2021, durante la seconda ondata della pandemia Covid. Nelle 7 strutture sono stati contagiati complessivamente 424 tra anziani e dipendenti e 48 ospiti sono deceduti.

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