Clan Parisi, estorsioni ai cantieri: chieste 13 condanne. Il figlio del boss rischia 10 anni di carcere

Clan Parisi, estorsioni ai cantieri: chieste 13 condanne. Il figlio del boss rischia 10 anni di carcere
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Venerdì 11 Marzo 2022, 18:25 - Ultimo aggiornamento: 18:26

La Direzione Distrettuale Antimafia di Bari ha chiesto 13 condanne a pene comprese tra i 20 anni e i 3 anni di reclusione, tre assoluzioni e due proscioglimenti per prescrizione dei reati nei confronti dei 18 imputati, ritenuti affiliati o contigui al clan Parisi di Bari, tra i quali 5 imprenditori, nel processo di primo grado “Do ut des”.

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Il processo

Il processo riguarda decine di episodi di estorsione a numerosi cantieri edili, fatti - secondo l’accusa - imponendo guardianie e carichi di merci da fornitori amici.

Le vicende contestate risalgono agli anni 2010-2015. I reati contestati, a vario titolo, sono di associazione mafiosa, estorsione, detenzione e porto di armi, lesioni personali, violazione di domicilio, invasione di terreni ed edifici, furto, illecita concorrenza con minaccia e violenza, favoreggiamento.

I nomi degli imputati

Tra gli imputati c'è il figlio cantante del capo clan Savino, Tommy Parisi, che rischia una condanna a 10 anni di reclusione per il reato di associazione mafiosa. Il pubblico ministero Fabio Buquicchio ha chiesto la condanna più elevata, a 20 anni di reclusione, per l'imprenditore pregiudicato Emanuele Sicolo, di recente arrestato nell’operazione “Levante” sul presunto riciclaggio di denaro derivante da attività illecite di evasione fiscale e frode sulle forniture di carburante per 170 milioni di euro, che nei giorni scorsi ha portato alla esecuzione di 75 misure cautelari, tra cui anche avvocati e pubblici ufficiali. Nel processo sulle estorsioni mafiose, la Procura della Repubblica di Bari ha chiesto la condanna per concorso esterno in associazione mafiosa per gli imprenditori Alessandro Sicolo, fratello di Emanuele (13 anni), Paolo Maiullari (10 anni), Pasquale Barile (7 anni) e Giuseppe Putignano (9 anni), accusati aver messo le rispettive imprese a disposizione del clan. Chiesta l’assoluzione per il quinto imprenditore coinvolto, Raffaele Parisi. 

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