Rincari: insegne e vetrine spente, la sera si chiude prima. La città resta al buio

Rincari: insegne e vetrine spente, la sera si chiude prima. La città resta al buio
di Elga MONTANI
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Martedì 4 Ottobre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 07:54

C’è chi chiude prima il negozio, chi spegne le insegne, chi evita di utilizzare tutti i frigoriferi a disposizione. Il caro bollette sta creando grosse difficoltà ai commercianti baresi che, in attesa che arrivi un aiuto “dall’alto” ovvero principalmente dal Governo, si stanno attrezzando per cercare di risparmiare nei limiti del possibile. «Nel nostro negozio, anche a nostro danno di immagine, abbiamo spento tre frigoriferi a colonna e due frigoriferi da esposizione – racconta Antonio Paparella, che lavora nel negozio “Fatti di pollo” di cui è titolare sua moglie Elisabetta Valerio – oltre ad aver eliminato un bel po’di prodotti, quelli che andavano in vetrina. Inoltre, abbiamo deciso di spegnere l’insegna e cerchiamo di chiudere un po’ prima la sera». «Le bollette che sono arrivate sono state la prima oltre il doppio, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, e quella successiva addirittura il triplo – aggiunge -. Siamo costretti a lavorare così pur essendo penalizzati, non diamo una bella immagine con il negozio spento, e vendiamo meno. Mi sento in colpa, ma non possiamo fare diversamente. Continueremo così in attesa di aiuti, che speriamo arrivino dal nuovo Governo, sul quale contiamo, almeno fino a quando riusciremo». Una situazione difficile, nonostante l’attività di Antonio ed Elisabetta vada avanti da oltre dieci anni, dando lavoro anche a tre dipendenti. E che coinvolge anche attività storiche di Bari, come Barbarella, presente al quartiere Carrassi, in viale Giovanni XXIII, presente sul territorio da 35 anni.

Al buio una parte del negozio

«Già dieci anni fa avevamo rinnovato completamente gli impianti di illuminazione mettendo le lampade a led, facendo un investimento importante – spiega Giuseppe Ferrante, titolare dell’attività -, ma oggi la questione purtroppo prescinde da questo, essendo aumentato in maniera smisurata il costo dell’energia.

Stiamo da un po’ di tempo prendendo dei provvedimenti, tra cui tenere accese le luci solo in una parte del negozio, tenendo “al buio” la parte posteriore. Ci stiamo adeguando a queste situazioni, anche se è difficile».

Bollette triplicate

«Noi pagavamo una media di 250/300 euro, mentre le ultime bollette sono arrivate da 1.200/1.300 euro – aggiunge Ferrante -. Ma un’attività commerciale vive di luce, e se non fai vedere il prodotto alla gente, non si vende. Stiamo vivendo un momento tragico, dopo i due anni di pandemia. Il Governo finora ci ha dato pochissimo, ci siamo rimboccati le maniche e ci abbiamo messo del nostro». «Quando a fine anno si chiuderanno i bilanci sarà una tragedia», conclude Ferrante. «In questo momento, per cercare di risparmiare, abbiamo deciso di spegnere le vetrine e le insegne e non lasciarle accese la notte, con tutto quello che questo comporta anche in termini di sicurezza», aggiunge Donato Cippone, storico commerciante barese. «Nelle nostre attività commerciali abbiamo i timer con i quali programmiamo accensione e spegnimento delle vetrine e delle insegne – spiega Cippone -, da circa una settimana, per contenere il costo energetico della bolletta, abbiamo disattivato il timer e provvediamo manualmente. Alle 20.30, alla chiusura del negozio, le vetrine e le insegne restano spente. Se si passa davanti ad uno dei nostri negozi, ma non solo i nostri, ci si trova al buio. Non è sicuramente molto, parliamo di 5-6 euro al giorno di energia risparmiata, che moltiplicata per i 30 giorni comunque incide. Avevamo l’abitudine di lasciare vetrine e insegne accese anche la domenica, ora non lo facciamo più». «Questa situazione si ripercuote anche sulla città, anche se oggi succede a macchia di leopardo – sottolinea -. Non è comunque una bella cosa far vedere ai turisti una città spenta. Se luci e insegne si spengono la sera, soprattutto nei quartieri periferici, si spegne la città». Problemi condivisi, e soluzioni simili, in attesa di un aiuto che si spera arrivi presto.

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