Cardiochirurgia bimbi, tutto fermo. «Difficile trovare medici specialisti». E l'attività del reparto è stata trasferita al Policlinico

Cardiochirurgia bimbi, tutto fermo. «Difficile trovare medici specialisti». E l'attività del reparto è stata trasferita al Policlinico
di Antonella FAZIO
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Lunedì 20 Febbraio 2023, 05:00

In tutto il 2022 le operazioni in Cardiochirurgia pediatrica sono state tre e al momento ci sono solo due ricoveri. «Una problematica da ridimensionare», dicono, visto che il reparto «è totalmente attivo». Ma non per gli interventi, quelli sono sospesi al Giovanni XXIII e le difficoltà non mancano: la “caccia” ai medici si sta rivelando più complicata del previsto, personale specializzato non si trova.

Attività sospesa e trasferita 


È trascorso un mese da quando l’attività dell’Unità operativa di Cardiochirurgia pediatrica del Giovanni XXIII di Bari è stata sospesa. A deciderlo Giovanni Migliore, direttore generale dall’azienda ospedaliera Policlinico di cui il nosocomio di via Amendola fa parte, d’intesa con la direttrice sanitaria Rosa Porfido. 
Il motivo che ha indotto il management sanitario a tale decisione sarebbe la carenza dei medici specializzati, in particolare i perfusionisti.

E così gli interventi vengono trasferiti «in massima sicurezza» - garantiscono – nel reparto di Neonatologia della struttura di piazza Giulio Cesare. 


Da un lato, quindi, la mancanza di personale specializzato. Dall’altra, la prossima apertura del padiglione di Asclepios 3 che – assicura Migliore - «sarà il fulcro di tutta l’attività cardiologica e cardiochirurgia dell’azienda ospedaliera». Le previsioni dicono che entrerà in funzione già con l’arrivo dell’estate, quindi nei prossimi sei mesi. Questo, per il direttore generale, passa da una decisa e ferma riorganizzazione dei reparti e, di conseguenza, del personale, offrendo anche «degli spazi dedicati alla formazione e collaborando con altre realtà nazionali in modo da sviluppare competenze adeguate e indispensabili per attivare servizi così delicati». 


Il manager siciliano della sanità barese ha le idee chiare: Cardiochirurgia è sì «sospesa» ma al momento tutto funziona anche se una serie di attività sono state trasferite al Policlinico. «L’attività – spiega – non è mai stata interrotta. Non è stato cancellato nessun intervento, nessuno si è visto negare nulla, non esiste alcun tipo di disagio». Stando alle linee guida delle società scientifiche, per far sì che un reparto di cardiochirurgia sia operativo, deve contare almeno 150 interventi all’anno e nella nostra regione - iniziando proprio da una struttura dedicata come il Giovanni XXIII - questa media non si raggiunge. 
Di base, quindi, il problema principale che ha portato alla sospensione delle attività chirurgiche è quello del reperimento di personale specializzato. Non mancano solo i cardiochirurghi (che – per inciso – sarebbero cardiochirurghi che hanno fatto esperienza sui bambini, non essendoci una specializzazione ad hoc) ma anche cardioanestesisti e tecnici prefusionisti. E così, come risolvere la questione? «Stiamo avendo non poche difficoltà – non nasconde Migliore – al reperimento di queste professionalità soprattutto per il personale di comparto. Per questo motivo già da tempo abbiamo avviato la procedura per la selezione del personale funzionale all’espletamento delle attività». Il tutto, ovviamente, in linea e nell’ottica dell’apertura di Asclepios 3. 


Ospedaletto ma non solo. Un altro tema che nelle prossime settimane il dg dovrà affrontare sarà quello della chiusura del Cup, il Centro Unico di Prenotazione. Su questo si sono espressi nei giorni scorsi anche alcuni consiglieri comunali, facendosi portavoce delle esigenze dei cittadini, quelli più fragili e non propriamente pratici con la tecnologia. Già da un paio d’anni, invece, il Policlinico di Bari ha optato per la via tech: le prenotazioni delle visite si possono fare in via telematica o tramite numero dedicato whatsapp. «Un servizio che ci sta dando molta soddisfazione», non nasconde Migliore che però conviene sul fatto che magari non tutti i fruitori siano in grado di cimentarsi con la tecnologia: «È vero – dice – ma dopo il periodo pandemico non è accettabile immaginare che i locali del Cup si affollino di utenti. Pertanto, stiamo pensando di riaprire sì il servizio allo sportello e in presenza ma limitandolo a chi davvero non può prenotare online». Un know how - quello della via telematica - che secondo Migliore non si può disperdere: «Abbiamo avuto numeri così confortanti che ci impongono di perseguire questa strada. Non si può tornare indietro ma pensiamo anche a chi non ha tutte le possibilità». 

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