«Bimbi disabili isolati al concerto» dei "Me contro Te". La denuncia delle mamme

«Bimbi disabili isolati al concerto» dei "Me contro Te". La denuncia delle mamme
di Adalisa MEI
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Martedì 21 Marzo 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 22:02

Rivendicano la libertà di scelta, la semplice parità tra esseri umani. Quello di due mamme che sabato 18 marzo hanno partecipato ad un concerto al Palaflorio dei “Me contro Te” con i loro figli, è un urlo contro le differenze, contro la discriminazione. Desiderano raccontare e rendere pubblico il trattamento a loro dire «discriminatorio» al quale loro (in quanto mamme) ed i propri figli con disabilità sarebbero stati sottoposti.

La denuncia dei genitori


A parlare sono Dominga Carmosino e Angela Lassandro, entrambe nel direttivo de “Il mito di Efesto Aps”, una associazione di Bari che lotta giornalmente e su tutti i fronti per la tutela del disabile e per la promozione sociale. Nella loro voce c’è tanta amarezza. Le persone con disabilità, secondo quanto raccontano, «non hanno il diritto come tutti gli altri di scegliere il posto ai concerti, ma sono quelli predisposti dall’organizzazione». «Su pedane rialzate, piccole, lontane dal palco, con una scarsa visibilità».

Cosa è successo sabato


Ma andiamo per gradi. Le due mamme sono state invitate a partecipare con i propri figli al concerto dei “Me contro Te” al Palaflorio di Bari dall’amministrazione del municipio III a cui appartengono, ma ricordano che altre famiglie hanno comprato regolarmente il biglietto (ridotto). «Una volta entrate nella struttura, abbiamo notato subito una totale disorganizzazione», sostengono, evidenziando che la pedana loro riservata era praticamente in fondo al palazzetto. «Eravamo totalmente emarginati». Hanno assistito al concerto in fondo alla struttura, tra i cameramen e i tecnici. Tra l’altro con una visibilità molto compromessa, in quanto gli operatori coprivano, loro malgrado, parecchia visuale. 


«È come dire - dice Carmosino - potete partecipare ai concerti, ma dovete stare dietro, lontano dagli altri. Nonostante le nostre ripetute lamentele, siamo stati totalmente ignorati.

Avremmo voluto parlare con gli organizzatori, spiegare le nostre perplessità, ma non ci è stato consentito. Si sono negati. Praticamente - spiegano ancora le due mamme - eravamo su una pedana che sembrava una “gabbia”, che oltre ad essere umiliante e mortificante, non era per nulla sicura. Ci siamo sentiti osservati da tutta la gente che passava. È stato come avere un distacco netto tra i nostri figli e gli altri. Ma i nostri bambini sono scesi dalla pedana e hanno ballato vicino la consolle. Noi genitori abbiamo comunque voluto dimostrare che non siamo da emarginare. Non siamo dei diversi. Non siamo da ghettizzare ed emarginare. La nostra città dovrebbe integrare e garantire l’inclusione totale». 

Mancano le regolamentazioni


Partecipare a una kermesse musicale, oggi, per una persona con disabilità, può essere quindi davvero una sfida. Non esiste una legge nazionale che disciplini la presenza dei disabili ai concerti. E quindi non essendoci una regolamentazione univoca, ogni organizzatore sceglie le misure che più ritiene idonee. Il Palaflorio ha quindi predisposto la pedana lì dove era posizionata, «per questioni di sicurezza», è stato spiegato. 
«Vorremmo che fossero garantiti ai nostri ragazzi dei posti in prima fila - raccontano Lassandro e Carmosino. Ed è una battaglia che portiamo avanti con la nostra associazione in modo almeno da assicurare ai nostri figli dei posti preferenziali. Nel caso specifico di sabato siamo stati emarginati sulla pedana in fondo al Palaflorio. Era come per dire a tutti “qui ci sono i disabili”. È stato mortificante per noi e per i nostri ragazzi». Il posto più adatto, spiegano, sarebbe in prima fila perché ci sono le uscite di sicurezza dei musicisti, ci sono i membri della security e il personale addetto al soccorso. Creare una zona sicura di fronte alle prime file o a lato, ma comunque sotto palco, sembra quindi per loro la via più semplice. Prima era così, da qualche anno, però, l’area destinata ai disabili è sempre più lontana dal palco. È corretto precisare che tutto questo non accade solo a Bari ma in tutta Italia.

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