Nocciolo nel barattolo di marmellata: si spezza un dente ma l'azienda non lo risarcisce

Nocciolo nel barattolo di marmellata: si spezza un dente ma l'azienda non lo risarcisce
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Venerdì 8 Ottobre 2021, 12:47 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 10:39

Si spezza un dente mangiando della marmellata. Ma per l'azinda di produzione, la colpa è del consumatore che avrebbe dovuto accorgersi della presenza del nocciolo all'interno del barattolo e si rifiuta di pagare le spese del dentista pari a 1900 euro.

La brutta "avventura" capitata ad un consumatore di Triggiano

L’incidente accade il 16 febbraio: come ogni mattina il malcapitato - un 61enne di Triggiano in provincia di Bari - facendo colazione, consuma anche della marmellata di ciliegie Santa Rosa, quella, “con tanta frutta in pezzi", pescando dal barattolo col cucchiaino. E qui la brutta sorpresa: dentro c'era finito un nocciolo che gli ha provocato la frattura di una corona dentale con radici residuali del primo molare superiore destro. Per rimettere a posto il dente il dentista chiede al consumatore 1900 euro. 

Il consumatore ha immediatamente segnalato l’accaduto all’azienda produttrice e poi ha chiesto "aiuto" all'associazione dei consumatori, attraverso il responsabile della sede di Bari, Sabino De Benedictis, e si è rivolto a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, che ha scritto a Valsoia chiedendo di aprire il sinistro e di fornire le proprie coperture assicurative, e allegando tutta la documentazione.

La risposta dell'azienda

Dopo avere effettuato tutti i controlli, l’azienda ha dichiarato che, dalle verifiche effettuate e dall’analisi della documentazione della giornata di produzione del lotto “incriminato”, non sarebbe emersa alcuna irregolarità nel barattolo di marmellata utilizzata dal 61enne pugliese. «Valsoia ha comunque fornito le sue coperture assicurative ma la risposta finale della sua compagnia di assicurazione, Axa, alla rinnovata istanza risarcitoria di Studio3A per il proprio assistito è risultata ancor più disarmante: niente risarcimento - hanno sapere da Studio A3 -.

Motivo? “Valutati gli atti ad ora disponibili e gli accertamenti effettuati non è comprovato il difetto di prodotto ex art. 120 Codice del Consumo. Rileviamo inoltre che, ai sensi dell’art. 122 dello stesso Codice, non risulta prestata ordinaria diligenza nella consumazione del prodotto acquistato"»: questa la giustificazione del diniego.

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