Banca PopBari, arriva il sì alla conciliazione ma gli azionisti restano senza risposte. Il comitato: «Disponibili ad un’intesa in tempi brevi»

Banca PopBari, arriva il sì alla conciliazione ma gli azionisti restano senza risposte. Il comitato: «Disponibili ad un’intesa in tempi brevi»
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Mercoledì 26 Gennaio 2022, 08:41 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 14:06

Attesa per la risposta della Banca Popolare di Bari nei confronti delle associazioni degli azionisti che hanno chiesto udienza al nuovo amministratore delegato per cercare una conciliazione nell’annosa vicenda che coinvolge circa 70mila soci rimasti a bocca asciutta dopo il fallimento della gestione Jacobini. L’obiettivo è quello di intavolare una negoziazione che possa in qualche maniera, dopo le perdite subite, garantire loro qualche ristoro. 

Il comitato degli azionisti

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«In considerazione delle innumerevoli chiusure dei conti correnti dei risparmiatori della Bpb, avvenute in particolare dopo la riscossione delle obbligazioni – ammette il presidente del Comitato Indipendente Azionisti –, abbiamo chiesto un appuntamento al nuovo vertice dell’istituto di credito barese, che speriamo avvenga al più presto.

Questa richiesta nasce per sensibilizzare, la nascita di un tavolo di conciliazione che possa restituire fiducia in quella che dovrebbe essere, così come preannunciato più volte anche a livello nazionale, la Banca del Sud. Evidenziamo inoltre la necessità di riduzione del contenzioso legale che sta portando il Tribunale di Bari, se non lo è già, al collasso dell’operatività. Questo è stato anche dichiarato più volte da diversi esponenti politici locali e nazionali sensibili alla giusta causa che sosteniamo, e preoccupati per il notevole contenzioso che grava sull’amministrazione locale della giustizia».


Prima Bergami, ora Carrus. Ma per gli azionisti della Bpb la sostanza non cambia. I momenti di confronto con i risparmiatori non esistono più, perché dopo il crac della vecchia gestione sono state annullate le assemblee dei soci. Probabilmente da quando il braccio operativo del ministero dell’Economia, il Mediocredito Centrale, controlla il 97% dell’istituto di credito barese, non è stato ritenuto più necessario alcun confronto con chi custodisce nel proprio piatto la fetta di torta più piccola. «Abbiamo già inoltrato la richiesta di confronto con Carrus da circa una settimana – riprende il numero uno del Cia, Saverio D’Addario – ma a oggi non abbiamo ancora avuto alcun tipo di feedback positivo o negativo. Se l’ad non ci riceve in tempi brevi, ci muoveremo a livello politico per costringerlo a riceverci e organizzeremo un’altra manifestazione pubblica da tenere in diverse zone della città di Bari. Stiamo anche prendendo in considerazione la possibilità di estendere le cose fino ai comuni della provincia, perché ci sono molti associati dell’hinterland che ci chiedono di organizzare dei sit-in di protesta nei comuni quali Polignano, Noci, Rutigliano, Mola e tanti altri. Sono tutti luoghi in cui risiedono numerosi azionisti che hanno subito, chi più e chi meno, i danni derivanti da un’azione scellerata degli Jacobini». 


Riavvolgendo il nastro, il decreto legge 142 del dicembre 2019 riguardante le “misure urgenti per il sostegno al sistema creditizio del Mezzogiorno e per la realizzazione di una banca di investimento”, poi convertito nel febbraio 2020, demandava al Mediocredito centrale il compito di creare un polo del credito per il Sud del Paese: la cosiddetta Banca del Sud. Un obiettivo che, allo stato attuale, non è stato affatto raggiunto. Intanto gli ex proprietari della banca, essendo stati accusati di falso in bilancio e di ostacolo alla vigilanza, risultano ancora immischiati nel processo. Bisogna ricordare che prima dell’arrivo di Mcc (subentrata nel giugno 2020 con un aumento di capitale da 430 milioni), fu il Fondo interbancario di Tutela dei Depositi a versare 1.200 milioni nelle casse dell’istituto durante la fase di “amministrazione straordinaria” a cavallo tra dicembre 2019 e marzo 2020. Il crac della Popolare di Bari, peraltro, ha portato all’azzeramento del valore delle azioni con conseguenti forti perdite per i circa 70mila azionisti coinvolti, che hanno dovuto sostenere anche i costi delle azioni legali per provare a difendersi. Anche per questa ragione le associazioni di categoria hanno chiesto un incontro con il presidente della regione Puglia, affinché vengano stabiliti requisiti e modalità di erogazione del rimborso spese legali previsto per i soci di Bpb che hanno assunto iniziative giudiziarie nei confronti dell’istituto bancario. 

Al. Sch.
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