«Questi progetti, molto spesso, rientrano all’interno della messa alla prova. Nell’ambito del processo minorile, lo ricordo, c’è un istituto che si chiama “sospensione del processo per messa alla prova” che consente di sospendere temporaneamente il processo, se ovviamente ci sono i presupposti. Il minore viene così affidato ai servizi minorili della giustizia che lo inseriscono in progetti di vario tipo, finalizzati alla risocializzazione e al recupero. La progettualità elaborata nell’ambito della messa alla prova è l’istituto cardine del processo minorile, essendo ispirato alla filosofia dello stesso che pur rimanendo un processo ha anche come obiettivo il recupero del minore alla società. Un adolescente può sbagliare, può commettere dei reati, ma non bisogna mai togliergli la speranza e fare di tutto perché possa rientrare a pieno titolo nella società».
«Se gestita dagli operatori del dipartimento della giustizia minorile e, comunque, di intesa con altri enti, mira a dare corpo alla messa alla prova, e a far sì che il minore esegua tutta una serie di prescrizioni che servono ad inculcare nel minore lo spirito e il senso della solidarietà, e servono a fargli capire cosa significa vivere in comunità rispettando gli altri, per ottenere di conseguenza rispetto dagli altri. Questi progetti hanno una finalità educativa estremamente importante».
«Non è facile, anche se dipende molto dall’ambiente nel quale il minore vive e in cui viene reinserito, oltre a dipendere molto da quanto il minore è stato in grado di introitare gli input positivi che nel corso della prova gli sono stati lanciati. Oltre a dipendere molto dalla risposta sociale intorno a lui e dalla stessa collettività e dalla comunità di appartenenza. Gli studi che sono stati portati avanti evidenziano una buona percentuale di minori che passano attraverso alla messa alla prova che non recidiva. Quando si opera su un adolescente sarebbe sempre meglio lavorare prima che entri nel circuito penale comunque».
«È importante sapere che le forze di polizia stanno lavorando e che questi ragazzi in molti casi sono stati individuati. Sono stati intensificati i controlli specie in alcune aree a rischio e le indagini hanno portato a dei risultati. Purtroppo, io dico sempre che il problema della criminalità minorile, non soltanto barese, è un problema che si ricollega a messaggi particolarmente aggressivi che i giovani ricevono quotidianamente che portano i giovani spesso a confondere il reale e il virtuale, e a tenere comportamenti poco consoni con la vita sociale».
«Penso che un mea culpa dovremmo farlo tutti. Quando processiamo un minorenne, processiamo tutta la società, con tutti gli errori che commette. Sia per una eccessiva permissività, sia per una eccessiva distrazione, sia perché spesso ci sono in campo interessi economici che inducono a non adottare determinati provvedimenti. La devianza minorile è una conseguenza di certe condotte anche omissive dell’intera collettività».
«Si sta lavorando sia a livello amministrativo, essendo il Comune di Bari molto attento a queste problematiche, sia noi come procura con il Pronto Intervento Minori. Il tentativo è quello di intervenire sugli indicatori del disagio minorile. Siamo una goccia nel mare, ma lavoriamo per intervenire in tutte quelle segnalazioni che riceviamo, cercando di dare supporto a questi ragazzi e dare loro un aiuto che possa evitare di trovarceli domani davanti in un’aula di giustizia».