Arresto di De Benedictis: nuovo sequestro per il penalista Chiarello: oltre un milione di euro nascosti in zaini

Agli inquirenti dichiarò che si trattava dei risparmi di una vita

Arresto di De Benedictis: nuovo sequestro per il penalista Chiarello: oltre un milione di euro nascosti in zaini
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Lunedì 18 Ottobre 2021, 11:41 - Ultimo aggiornamento: 19 Ottobre, 08:18

Un nuovo provvedimento di sequestro è stato eseguito dai carabinieri di Bari, su disposizione del Tribunale di Lecce, nei confronti del penalista Giancarlo Chiariello: i sigilli riguardano denaro contante per circa 1 milione 115 mila euro che era stato trovato e già sequestrato il 24 aprile scorso a casa dell'avvocato Alberto Chiariello, figlio del penalista, contestualmente all'arresto di quest'ultimo.  I carabinieri scoprirono, in quell'occasione, che nell'appartamento del figlio vi erano nascosti oltre 1 milione e 115 mila euro, tutti in contanti e suddivisi in banconote di vario taglio. 

Il ritrovamento in tre zaini durante l'arresto

L'inchiesta della Dda di Lecce è quella su presunte corruzioni in atti giudiziari che coinvolge anche l'ex gip di Bari Giuseppe De Benedictis, accusato di aver intascato mazzette in cambio di scarcerazioni di pregiudicati difesi dall'avvocato Chiariello (la vicenda è attualmente in fase di udienza preliminare). Il giorno degli arresti, i carabinieri durante la perquisizione domiciliare trovarono il denaro nascosto in tre zaini.

Nell'interrogatorio di garanzia l'avvocato Chiariello, tuttora agli arresti domiciliari domiciliari, dichiarò che quel denaro rappresentava «i risparmi di una vita», da «destinare ai figli» e che «aveva deciso di non custodire presso la sua abitazione - riferiscono i militari - nel timore dei tanti furti in appartamento verificatisi nel quartiere dove dimora».

La giustificazione ritenuta non attendibile

La giustificazione non è stata ritenuta credibile e così è stato disposto un ulteriore vincolo a quella «spropositata e ingiustificata somma di denaro contante». Gli accertamenti patrimoniali hanno documentato «un'enorme sproporzione tra i redditi dichiarati negli ultimi dieci anni dell'intero nucleo familiare del noto avvocato barese e le evidenze patrimoniali, quantificata in oltre 950 mila euro». Il gip, condividendo la tesi dei magistrati inquirenti di Lecce e l'esito delle indagini dei carabinieri di Bari, ha ritenuto che «tale sproporzione, priva di giustificazioni, sia attribuibile ai gravissimi reati contestati al Chiariello ai danni dell'amministrazione della giustizia». 

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