"Stipendi" e regali per rivelare segreti al clan: così sono finiti in carcere due appuntati dei carabinieri

"Stipendi" e regali per rivelare segreti al clan: così sono finiti in carcere due appuntati dei carabinieri
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Giovedì 18 Giugno 2020, 20:43 - Ultimo aggiornamento: 20:44

Oltre 400 mila euro in sette anni, in "stipendi" mensili da mille o 500 euro, un cesto di Natale, un televisore e un elettrodomestico per la cucina. Sono i beni, denaro e regali, che due appuntati dei carabinieri in servizio nella stazione di Giovinazzo, in provincia di Bari, avrebbero ricevuto dal 2012 al 2018 da uomini vicini ad un'organizzazione mafiosa, il clan Di Cosola, in cambio di informazioni riservate su indagini in corso.

Con le accuse di concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione in atti giudiziari e rivelazioni del segreto d'ufficio con l'aggravante mafiosa, i due militari, Antonio Salerno, 51enne di Bisceglie e Domenico Laforgia, 50enne di Molfetta, sono finiti in carcere su disposizione della magistratura barese.

Stando alle indagini dei carabinieri, coordinate dal pm della Dda Federico Perrone Capano, i due avrebbero ritardato indagini o rivelato particolari di inchieste sul clan, fornendo in alcune occasioni copie di verbali di collaboratori di giustizia. In cella, su ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Bari Marco Galesi, sono finiti anche un commerciante, Gerardo Giotti, 39enne di Ruvo di Puglia, ritenuto intermediario tra i militari e il clan, e il pregiudicato Mario del Vecchio, 41enne di Bari, promotore dell'associazione mafiosa.

L'inchiesta avrebbe accertato che Del Vecchio, per il tramite del commerciante, avrebbe indotto i due carabinieri a rivelare informazioni relative ad operazioni di polizia giudiziaria anche su indagini in corso, a fornire dettagli sui turni di servizio dei colleghi della stazione e sugli orari in cui sarebbero avvenuti i controlli nei confronti degli affiliati sottoposti a misure coercitive, nonché a consegnare, in tre distinte occasioni, documenti informatici e cartacei contenenti registrazioni e verbali di dichiarazioni rese da collaboratori di giustizia ancora coperti da segreto. I carabinieri avrebbero anche rivelato informazioni su provvedimenti restrittivi da eseguire nei confronti di affiliati all'articolazione di Giovinazzo del clan, fornendo agli appartenenti all'organizzazione mafiosa «copertura». Uno dei due militari, Salerno, avrebbe ottenuto in cambio persino l'indebito risarcimento del danno per un incidente stradale organizzato su sua richiesta per approfittare dell'indennità di servizio per la malattia.

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