«Sono il figlio del boss, non pago». Abiti per 3mila euro: un arresto ad Altamura

«Sono il figlio del boss, non pago». Abiti per 3mila euro: un arresto ad Altamura
di Nicola MICCIONE
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Mercoledì 11 Maggio 2022, 08:54 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 19:12

Ha sfoderato il nome del padre, Giovanni Loiudice, e ha vantato i gradi di uno dei gruppi criminali che per anni ha imperversato ad Altamura. Il tutto per costringere il titolare di un negozio di abbigliamento a consegnargli 3mila euro di merce senza chiedere il pagamento, né sporgere denuncia. Un'estorsione, peraltro aggravata dal metodo mafioso, che è costata al 36enne Michele Loiudice l'arresto da parte dei Carabinieri su ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Marco Galesi.

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L'indagine durata dieci mesi

I militari della Compagnia di Altamura, coordinati dal pubblico ministero della locale Procura della Repubblica, Marco D'Agostino, lo hanno preso dopo un'indagine durata dieci mesi.

I fatti sono accaduti lo scorso luglio. Nel corso dell'ultima estate, secondo l'impostazione accusatoria, il 36enne si sarebbe appropriato di capi di abbigliamento di vario genere, senza pagare il corrispettivo di 3mila euro.

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Cosa è successo


Fermo davanti alla cassa, non avrebbe mostrato alcun cedimento. Anzi, avrebbe detto di essere il figlio di «Giannino» e dunque di appartenere alla famiglia Loiudice, un gruppo criminale incontrastato, dopo la morte del boss, l'istruttore di arti marziali Bartolomeo Dambrosio, colpito alla nuca mentre faceva jogging il 6 settembre 2010. Fu proprio la famiglia Loiudice a colmare quell'enorme vuoto di potere, ma l'arresto di Giovanni Loiudice - ritenuto il mandante del brutale assassinio del rivale negli affari illeciti - e dei suoi figli Alberto e Michele (fra settembre e dicembre 2010), rallentò il loro progetto, ripreso quattro anni più tardi quando Giovanni e Alberto Loiudice, padre e figlio, furono assolti e scarcerati al termine del processo d'Appello. Michele, invece, dopo 10 anni di detenzione in carcere è stato sottoposto alla misura dell'affidamento in prova ai servizi sociali, ma la sua presenza in quel negozio non è passata inosservata ai militari del Nucleo Operativo e Radiomobile, impiegati in un servizio di controllo del territorio, che, dopo averlo riconosciuto, hanno avviato una serie di approfonditi accertamenti.

L'estorsione


È stato questo l'inizio della fine per lui. Stando alle indagini degli uomini del maggiore Massimiliano Merenda, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e che hanno consentito di raccogliere gravi indizi per qualificare la condotta come una vera e propria estorsione, il 36enne «non avrebbe avuto bisogno di accompagnare la richiesta con particolari argomentazioni, esercitando sulla vittima l'intimidazione propria delle organizzazioni mafiose e potendo contare sul fatto che la vicenda non sarebbe stata denunciata», così come è realmente avvenuto. L'uomo, infatti, «avrebbe costretto il commerciante a consegnare la merce senza richiedere il relativo pagamento, né sporgere denuncia» e si sarebbe fatto consegnare i capi d'abbigliamento «sotto la minaccia implicita, derivante dalla propria caratura criminale e di quella del padre» Giovanni, ritenuto esponente di spicco della criminalità organizzata di Altamura, tratto in arresto per associazione a delinquere di tipo mafioso nell'ambito dell'operazione Logos a novembre 2021 contro 24 persone fra capi e affiliati del clan. Non era la prima volta che per lui si aprivano le porte del carcere: era già stato arrestato nel 1996, nella prima operazione antimafia sulla Murgia, Carlo Magno, ma al processo fu assolto dalle accuse di aver ucciso nel 1991 l'allora boss Giovanni Caggiano e di aver preparato un attentato a Pinuccio Tatarella nel 1996. Tornato in libertà a febbraio 2003, Loiudice sfuggì ad un agguato e per paura di altri attentati si nascose, molto presumibilmente, in sud America.


La sua assenza, però, lasciò campo libero a Dambrosio che, nel frattempo, diventato suo rivale, in maniera mafioso-manageriale riuscì a controllare tutte le attività illecite della città e a diventare il boss della Murgia. Nell'estate del 2010, però, Loiudice tornò ad Altamura, secondo gli investigatori proprio per progettare l'omicidio di Dambrosio, da cui, in realtà, è stato assolto da ogni accusa. A pagare è stato solo suo figlio Michele, ritornato adesso in carcere - a Bari - per un caso di estorsione aggravato dal metodo mafioso.

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