Saranno le immagini di videosorveglianza interna dell'ipermercato a chiarire chi ha venduto bottiglie di superalcolici al gruppo di minorenni di cui faceva parte anche l'11enne di Putignano che ha rischiato la vita a causa di un coma etilico. I militari dell'Arma della stazione putignanese le hanno acquisite anche per capire chi in effetti ha acquistato le bottiglie e a chi successivamente le hanno pagate. Sono i primi passi delle indagini per venire a capo di un episodio che avrebbe potuto avere un tragico epilogo. Ad allertare il 118, a tarda notte, era stata una 13enne, amica dell'11enne. Erano entrambe ad una festa con altri ragazzini quando ad un certo punto una delle adolescenti si è sentita male a causa dell'abuso di alcol ed ha perso i sensi. All'arrivo dei sanitari nell'abitazione la ragazza era distesa a terra e non dava segni di vita.
I soccorsi
La piccolina è stata stabilizzata sul posto e poi trasportata a sirene spiegate all'ospedale Santa Maria degli Angeli dove è stata ospedalizzata e sottoposta ad un primo trattamento prima di essere trasferita all'ospedale di Altamura dove è fuori pericolo ma dovrà continuare a curarsi per qualche altro giorno.
Il clamore sui social
E sui social la notizia è rimbalzata tra lo sconcerto della comunità. «La cosa più grave è la mancanza di prevenzione scrive una mamma -. Ci si nasconde la testa sotto la sabbia. Tanto la filosofia di noi genitori è: non è un problema che ci riguarda. E nel frattempo alcool e droghe dilagano tra i giovanissimi ormai, se non bambini proprio». C'è chi difende velatamente il cassiere dell'ipermercato condannando invece l'intera società e le istituzioni preposte alla formazione che spesso sottovalutano la troppa voglia di crescere in fretta dei ragazzini. «Il problema purtroppo non lo sradichi controllando i dipendenti del supermercato scrive un'altra mamma a commento della notizia -. Alla base ci dovrebbe essere educazione e informazione in primis partendo dalla famiglia e dalle istituzioni scolastiche. Bisogna organizzare degli incontri con persone che hanno titolo per farlo e istruire in questo senso i bambini, i ragazzi. Ritengo anche che i social sono diseducativi per la crescita dei nostri figli. La tecnologia è ormai un arma a doppio taglio»