Terrorismo, la marcia dell'unità divide la Francia

Terrorismo, la marcia dell'unità divide la Francia
di Marco Ventura
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Domenica 11 Gennaio 2015, 05:45 - Ultimo aggiornamento: 13:48
È François Hollande, nel ruolo di presidente di tutta la Francia, a smorzare le polemiche sull'esclusione del Front National di Marine Le Pen dalla grande marcia repubblicana di oggi (e sulla conseguente decisione della leader del FN di promuovere cortei nel “paese reale”, in provincia).








I FRONTISTI

«Tutti i cittadini – dice Hollande ai prefetti – possono venire alle manifestazioni, viviamo in uno Stato di diritto, con la volontà di restare uniti, di rifiutare le esagerazioni, le stigmatizzazioni, e dunque di far sì che tutti noi cittadini possiamo marciare insieme». Ma da sinistra, dai quotidiani della gauche e da molti esponenti socialisti è arrivato, forte, l'altolà ai frontisti. Forse un autogol, se Marine Le Pen ha potuto rilanciare: «Non manifestate a Parigi. Il governo ha scelto in modo incomprensibile e settario, tenuto conto delle circostanze, di escludermi dal corteo unitario».



La marcia ufficiale, così, è diventata «quello che i francesi detestano di più, lo spirito partigiano e l'indecente polemica elettoralista. Noi, eletti della Nazione, prenderemo parte a cortei nei quali c'è meno violenza settaria». Louis Aliot, compagno di Marine e vicepresidente del FN, annuncia che «ovunque sarà possibile, saremo presenti al fianco della Francia e del popolo unito e indivisibile», contro un fondamentalismo islamico «che ci ha dichiarato guerra».



Se Hollande va alla ricerca dell'unità attorno alla leadership, Marine Le Pen si fa alfiera della Francia profonda. E la Francia si divide nel giorno in cui dovrebbe manifestare nell'unità. Ma la gauche non demorde, rivendica l'esclusione, porta a testimoni i superstiti di Charlie Hebdo, la redazione ospitata dai cugini di “Libération” e sostenuta da “Le Monde”. Sul sito di “Libé”, storico foglio della sinistra, compaiono le vignette dei disegnatori di Hebdo contro la Le Pen e il FN. Titolo: «Per “Charlie”, vedere il Fronte sarebbe un affronto».

Uno dei vignettisti più famosi, Cabu, ucciso accanto al collega Wolinski, prima dell'irruzione dei terroristi avrebbe confidato di esser turbato da un libro, quello di Houellebeck, che «serve la zuppa al FN». A riferirlo un giornalista investigativo, Laurent Léger: «Il Fronte non ha mai difeso i valori umanisti, di libertà e di solidarietà, di Charlie, non è un partito repubblicano, da noi non è il benvenuto».



Ed ecco sui quotidiani della gauche rievocate le tante querele di esponenti lepenisti per le vignette più dure. Come quando, nel 1996, l'Hebdo fu condannato per aver definito Marie-Caroline Le Pen, sorella di Marine, «il cane di Buchenwald».



L'ESCLUSIONE

Molti commenti sul sito di “Libération”, pro e contro la dichiarata esclusione di Marine Le Pen. «La libertà d'espressione vista dalla gauche: agghiacciante». O al contrario: «Il FN è l'onta della Francia». Ci si mette pure il vecchio Jean-Marie Le Pen a agitare le acque col suo blog: «Io non sono Charlie». E spiega che la manifestazione di Parigi è «orchestrata dai media, oggi “siamo tutti Charlie”... Beh, sono desolato ma io non sono Charlie. Mi sento toccato dalla morte di dodici compatrioti francesi dei quali non voglio neanche sapere l'identità politica, per quanto la conosca bene ed è quella di nemici del Fronte National che ne hanno chiesto lo scioglimento non molto tempo fa».



Non sente, Le Pen senior, lo spirito di Charlie, «lo spirito anarco-trozkista assolutamente distruttivo della moralità politica». E così, Hollande e la Francia “ufficiale” sfileranno a Parigi con i i leader mondiali, e Marine Le Pen a Beaucaire, nel Gard. Come dice «con i francesi».