Divorzio “breve”, boom di richieste in tutt'Italia: ecco come fare

Divorzio “breve”, boom di richieste in tutt'Italia: ecco come fare
di Antonio Bonanata
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Sabato 17 Gennaio 2015, 09:28 - Ultimo aggiornamento: 09:32
​Non ancora “breve” ma già “facile”: è il nuovo divorzio all’italiana, in tempi non troppo rosei per il matrimonio.

Parallelamente a un calo generalizzato delle nozze, in atto ormai da più di tre decenni nel nostro paese, ogni anno si concludono ben 50mila divorzi. Nel 2013 le separazioni hanno toccato quota 90mila e, di queste, ben l’84 per cento sono avvenute in modo consensuale. Questo spiega l’urgenza di accorciare non solo i tempi, ma soprattutto le modalità, la forma con cui si pone fine al proprio matrimonio. E il Parlamento, almeno per questa volta, sembra essersi attivato per semplificare la vita alle coppie che scoppiano.



Il disegno di legge sul divorzio facile è stato approvato poco più di un mese fa ma ha già fatto registrare un boom di richieste in tutto il paese: dalla Sicilia al Veneto, dalla Puglia alla Liguria, sono decine e decine le domande pervenute negli uffici dell’anagrafe comunale. Questo iter, semplice e veloce, una pura formalità, consente alle coppie che non hanno figli, e senza patrimoni da dividere, di sciogliere la propria unione con la compilazione di un modulo e la successiva registrazione da parte del comune di residenza dell’avvenuto scioglimento. Da Genova, ad esempio, fanno sapere che in poche settimane hanno trattato 35 tra separazioni e divorzi, più di un caso al giorno; a Bari il dato è leggermente più basso (27) ma comunque indice di un indubbio “successo” per la nuova formula adottata (anche se parlare di successo, quando un matrimonio fallisce, può sembrare un termine poco adatto).



Qualche problema può presentarsi per i requisiti, che in alcuni casi mancano: spesso, infatti, capita che coppie con figli minori, o su cui persistono divergenze patrimoniali, si presentino direttamente in comune, per compilare il modulo che consentirebbe loro di accedere alla pratica “semplificata”. Ma la risposta, in una simile eventualità, non potrebbe che essere negativa: la legge impone la cosiddetta “negoziazione assistita”, un accordo scritto, preparato con l’assistenza di due legali, uno per parte, che viene poi trasmesso alla Procura entro dieci giorni, per un parere favorevole o contrario. Solo dopo questo passaggio la coppia “separanda” potrà recarsi in comune per completare la procedura.



I dati Istat parlano chiaro: dal 1972 i matrimoni celebrati in Italia diminuiscono dell’1,2 per cento ogni anno; dal 2008 al 2011 ci sono stati circa 45mila riti in meno. Solo nel 2012 si è segnalato un piccolo aumento: 2300 matrimoni in più rispetto all’anno precedente, dovuto alle nozze dei cittadini stranieri; erano matrimoni, infatti, dove uno dei coniugi non era di cittadinanza italiana. Quando sarà approvato anche il divorzio “breve”, ora in discussione al Senato, arriverà la vera svolta, con l’accorciamento dei tempi di attesa tra separazione e divorzio: via gli attuali tre anni, solo sei mesi. Una semplificazione non da poco per le coppie italiane (che coppie già non sono più).