Cosenza, maxi-truffa alle assicurazioni: 7 arresti. «Donna incinta uccise nascituro in falso incidente stradale»

Cosenza, maxi-truffa alle assicurazioni: 7 arresti. «Donna incinta uccise nascituro in falso incidente stradale»
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Giovedì 22 Gennaio 2015, 11:57 - Ultimo aggiornamento: 23 Gennaio, 19:24
Ha volutamente partorito prematuramente e poi ha lasciato morire suo figlio solo per incassare un indennizzo maggiore per un falso incidente stradale.



​È questo lo scenario che emerge da una inchiesta della Polizia e della Guardia di Finanza di Cosenza su falsi sinistri della strada, finti invalidi e casi di assenteismo. La mamma del bimbo, un medico dell'ospedale di Corigliano Calabro (Cosenza) ed altre due persone coinvolte nella vicenda sono stati posti agli arresti domiciliari per i reati di infanticidio, falso, truffa, peculato e corruzione. Tutta l'inchiesta ruota intorno alle attività illecite compiute da alcuni medici dell'ospedale di Corigliano Calabro, struttura sanitaria ritenuta dagli inquirenti la base operativa del gruppo criminale. Nel filone d'inchiesta sui falsi incidenti, che vede indagate altre 144 persone, poliziotti e finanzieri stanno compiendo verifiche su alcuni casi di aborti avvenuti dopo la denuncia dei sinistri stradali.



L'episodio del bambino lasciato morire per incassare un maggiore indennizzo dall'assicurazione, definito dagli investigatori «raccapricciante», risale al 2012. La mamma del bimbo, al settimo mese di gravidanza, si consulta con un medico per cercare di recuperare dei soldi in modo facile. Il medico le consiglia, secondo quanto accertato dagli investigatori, di simulare l'incidente stradale e poi di «provocate l'uscita del feto. Dopodichè andate al pronto soccorso».



E così avvenne. La donna, all'epoca dei fatti trentaquattrenne, simulò l'incidente e poi si presentò in ospedale. In realtà, secondo gli investigatori, la donna, con il suo consenso, è stata indotta a partorire prematuramente con la tecnica del «pinzamento». Nonostante il bambino fosse nato vivo, arrivato in ospedale non gli sarebbero state fornite le cure necessarie e sarebbe stato lasciato morire grazie alla complicità del medico del Pronto soccorso di Corigliano Calabro. Una volta riscosso l'indennizzo, medici e pazienti si sarebbero divisi i soldi del risarcimento ottenuto dall'assicurazione. Il dirigente della sezione di polizia stradale di Cosenza, Domenico Provenzano, nel corso della conferenza stampa per illustrare i particolari dell'operazione ha affermato che «sarebbe bastata una boccata di ossigeno e il bimbo oggi sarebbe vivo». Nel filone d'inchiesta relativo ai falsi invalidi sono coinvolti il responsabile di un patronato di Corigliano Calabro ed un avvocato specializzato in cause previdenziali e assistenziali. Il responsabile del patronato e l'avvocato, secondo l'accusa, hanno prodotto falsi certificati medici per documentare patologie inesistenti per il loro clienti in modo da ottenere le indennità dall'Inps. I danni nei confronti dell'Istituto di previdenza sociale ammonterebbero a circa due milioni di euro.



Gli investigatori hanno accertato anche il caso di assenteismo di un medico dell'ospedale di Corigliano il quale, pur risultando in servizio nel nosocomio, in realtà era a casa a guardarsi le partite di calcio.
Il presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, ha immediatamente disposto un'indagine interna all'ospedale di Corigliano Calabro al fine di verificare eventuali responsabilità.