Charlie Hebdo, l'Arabia Saudita condanna gli attentati poi frusta: punito in piazza blogger Raif Badawi per insulti all'Islam

Raif Badawi con i tre figli
Raif Badawi con i tre figli
di Federica Macagnone
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Sabato 10 Gennaio 2015, 16:40 - Ultimo aggiornamento: 18:58
Dopo essere stata tra i primi Paesi musulmani a condannare l'attacco alla sede di Charlie Hebdo per la sua satira sulla religione di Maometto, l'Arabia Saudita non si è dimostrata altrettanto tollerante in casa propria, impartendo una “lezione esemplare” a un giovane ritenuto anti-islamico.



L'unica colpa di Raif Badawi è aver esercitato il diritto alla libertà d'espressione. Il blogger 30enne, attivista liberale saudita, venerdì scorso, dopo la preghiera, è stato trascinato nella piazza di Gedda, in Arabia Saudita, per ricevere le prime 50 di mille frustrate per “aver insultato l'Islam”.



Quindici minuti di martirio in cui il blogger, riferiscono alcuni testimoni, ha chiuso gli occhi ed è rimasto in silenzio. In pubblico, con le mani e i piedi legati, ha incassato la prima parte di una punizione che proseguirà per le prossime 19 settimane.



Oltre alle frustrate Badawi è stato condannato a 10 anni di carcere e a una multa di un milione di rial sauditi (circa 225.000 euro): sul sito web “Liberali dell’Arabia Saudita” i suoi articoli in cui si discuteva liberamente delle principali figure religiose saudite e di altre della storia musulmana avevano scatenato la rabbia degli integralisti, facendo sì che il 17 giugno del 2012 si aprissero per lui le porte del carcere. Una detenzione ormai lunga più di due anni nel carcere di Gedda per aver gestito quel portale in cui si scambiavano opinioni, si rifletteva, si criticava, ci si incontrava per trovare soluzioni e risposte ai problemi della propria terra.



Per il giovane blogger, sposato e padre di tre bambini, la condanna è arrivata il 30 luglio del 2013: in primo grado Badawi è stato condannato a sette anni di carcere e 600 frustate. Ma la sentenza era stata giudicata troppo blanda e il 7 maggio del 2014, le frustate sono state aumentate a 1000 e gli anni di carcere a 10. Il 28 maggio 2014, a Badawi sono state inflitte altre due condanne aggiuntive: il divieto per 10 anni, alla fine della condanna, di lasciare il Paese e di svolgere qualsiasi tipo di attività nel campo dei media. La famiglia del blogger, dal giorno del suo arresto, per paura di ritorsioni ha lasciato il Paese ed è volata in Canada dove tutt'ora vive.



L'8 gennaio il Dipartimento di Stato degli Usa, tramite la portavoce Jen Psaki, aveva definito la punizione come “inumana" verso qualcuno che esercita il suo diritto alla libertà di parola e di religione. «Il governo degli Stati Uniti esorta le autorità saudite a cancellare questa punizione brutale e a rivedere il caso e la sentenza di Badawi» ha detto Psaki.



Secondo gli attivisti che lottano per i diritti umani le autorità saudite stanno usando il caso Badawi per lanciare un avvertimento: guai a criticare l'establishment religioso.