Fiumicino, a bordo con il passaporto falso: bloccato un aereo

Fiumicino, a bordo con il passaporto falso: bloccato un aereo
di Valentina Errante e Mirko Polisano
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Lunedì 19 Gennaio 2015, 06:02 - Ultimo aggiornamento: 18:36

Era pronto al decollo ieri mattina poco dopo mezzogiorno, il volo Easyjet diretto a Londra-Luton. E invece all'ultimo momento si è fermato tutto: allarme sicurezza, un passeggero sospetto a bordo. La segnalazione è arrivata dalla polizia: un uomo di origini mediorientali con un passaporto falso. Le verifiche e i controlli hanno confermato. La partenza è stata bloccata, l'uomo è stato portato via dagli agenti e i bagagli sono stati trasferiti a terra per individuare quello del passeggero sospetto. Adesso l'antiterrorismo del Viminale sta cercando di stabilire attraverso le impronte digitali chi sia quel passeggero che aveva un passaporto pachistano falso e se fosse tra i cittadini ritenuti pericolosi anche dalle altre polizie. Cresce l'allarme dopo i fatti di Parigi e l'attentato sventato a Bruxeles. Ieri il ministro dell'Interno Angelino Alfano ha definito il profilo dei dieci cittadini espulsi per motivi di sicurezza e presunti rapporti con il terrorismo islamico: reclutatori di jihadisti e uomini pronti a coinvolgere nella guerra santa anche le famiglie, donne incluse. Dieci individui ritenuti pericolosi, ma tutti avevano in tasca un regolare permesso di soggiorno ed erano bene inseriti in Italia. Due di loro vivevano a Roma.

ALLARME A BORDO

Sarà l'Afis, il sistema automatizzato di identificazione delle impronte, a dare le prime risposte sull'identità di A.B.A, 33 anni, l'uomo che ieri si era imbarcato con un passaporto pachistano falso sul volo delle 12,35 da Fiumicino a Luton.

E soprattutto a stabilire se l'identità che risulta sul documento coincida con quella attribuita alle impronte. Gli uomini dell'antiterrorismo stanno anche cercando di verificare se il passeggero, sbarcato dal volo per Londra all'ultimo momento, fosse già noto alle polizie europee, quale sia il suo passato, da quanto tempo fosse in Italia e, soprattutto, perché andasse a Londra e chi avrebbe incontrato. L'uomo, in stato di fermo, è adesso a disposizione della procura di Civitavecchia. L'allarme è scattato quando il volo stava per decollare. Dopo la verifica e l'ingresso a bordo degli agenti, è stato indispensabile mettere a terra tutti i bagagli per individuare quello del ”sospetto”, in una situazione di panico serpeggiante che ha ritardato la partenza di oltre un'ora e portato due passeggeri a rinunciare al viaggio.

LE ESPULSIONI

Cinque tunisini, un turco, un marocchino e un egiziano. Sono nove le espulsioni delle quali riferisce il ministro Angelino Alfano in conferenza stampa, ma a queste se ne aggiunge anche una decima, quella di un altro cittadino marocchino residente a Milano. I soggetti non graditi, che avevano «tutti un regolare permesso di soggiorno e residenti da anni in Italia» sono stati allontanati da gennaio 2015 a causa di «posizioni radicali in favore della jihad e dell'Isis», come si legge nei decreti. Dieci in tutto. Reclutatori, come il marocchino residente a Varese, classe '47, abituale frequentatore di una moschea di Milano, è stato considerato indesiderato proprio per l'attività di proselitismo di nuovi ”soldati” pronti a combattere (accusa mossa anche a un altro degli espulsi), oppure estremisti dell'islam, come l'altro marocchino residente a Cles, in provincia di Trento, che aveva scelto la jihad. Due di loro erano pronti a combattere coinvolgendo anche le famiglie, incluse le donne. Da Milano e da una città piemontese hanno dovuto fare i bagagli due cittadini tunisini, anche loro titolari di regolari permessi di soggiorno. Un altro è partito dalle Marche, ma risultano anche due residenti a Roma. Uno è egiziano, l'altro è stato individuato dopo l'arresto di Saber Hmidi, tunisino di 30 anni, l'uomo che a novembre scorso, nel quartiere romano di San Basilio, aveva puntato una pistola alla tempia al poliziotto che voleva controllargli i documenti. Nell'auto Hmidi e il complice, immediatamente identificati dopo la fuga, avevano anche passamontagna e guanti. Saber, ritenuto simpatizzante di Ansar Al-Sharia, è stato accusato di tentato omicidio. Ma i controlli nei confronti della sua rete di frequentazioni erano partiti immediatamente, fino ad arrivare al complice indesiderato.