Zingaretti si dimette da segretario Pd: «Mi vergogno si parli solo di poltrone, ora tutti si assumano responsabilità». Il partito: «Ci ripensi»

Pd, Zingaretti: «Mi dimetto da segretario. Mi vergogno si parli solo di poltrone»
Pd, Zingaretti: «Mi dimetto da segretario. Mi vergogno si parli solo di poltrone»
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Giovedì 4 Marzo 2021, 16:29 - Ultimo aggiornamento: 6 Marzo, 16:10

Terremoto nel Pd. Nicola Zingaretti ha annunciato le sue dimissioni da segretario del partito. «Lo stillicidio non finisce. Mi vergogno che nel Pd, partito di cui sono segretario, da 20 giorni si parli solo di poltrone e primarie», ha scritto su Facebook annunciando la sua decisione. «Visto che il bersaglio sono io, per amore dell'Italia e del partito, non mi resta che fare l'ennesimo atto per sbloccare la situazione. Ora tutti dovranno assumersi le proprie responsabilità. Nelle prossime ore scriverò alla Presidente del partito per dimettermi formalmente. L'Assemblea Nazionale farà le scelte più opportune e utili».


Il post

«Mi vergogno che nel Pd, partito di cui sono segretario - scrive Zingaretti - da 20 giorni si parli solo di poltrone e primarie, quando in Italia sta esplodendo la terza ondata del Covid, c’è il problema del lavoro, degli investimenti e la necessità di ricostruire una speranza soprattutto per le nuove generazioni. Sono stato eletto proprio due anni fa. Abbiamo salvato il Pd e ora ce l’ho messa tutta per spingere il gruppo dirigente verso una fase nuova. Ho chiesto franchezza, collaborazione e solidarietà per fare subito un congresso politico sull’Italia, le nostre idee, la nostra visione. Dovremmo discutere di come sostenere il Governo Draghi, una sfida positiva che la buona politica deve cogliere.

Non è bastato. Anzi, mi ha colpito invece il rilancio di attacchi anche di chi in questi due anni ha condiviso tutte le scelte fondamentali che abbiamo compiuto. Non ci si ascolta più e si fanno le caricature delle posizioni».

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«Guerriglia quotidiana»

«Ma il Pd non può rimanere fermo, impantanato per mesi a causa in una guerriglia quotidiana. Questo, sì, ucciderebbe il Pd - dice ancora Zingaretti - Visto che il bersaglio sono io, per amore dell'Italia e del partito, non mi resta che fare l’ennesimo atto per sbloccare la situazione. Ora tutti dovranno assumersi le proprie responsabilità. Nelle prossime ore scriverò alla Presidente del partito per dimettermi formalmente. L’Assemblea Nazionale farà le scelte più opportune e utili. Io ho fatto la mia parte, spero che ora il Pd torni a parlare dei problemi del Paese e a impegnarsi per risolverli. A tutte e tutti, militanti, iscritti ed elettori un immenso abbraccio e grazie».

 

Le reazioni

«In un momento così grave e difficile per il Paese il Pd ha bisogno che Nicola, che ha sempre ascoltato tutti, rimanga alla guida del partito. Il dibattito interno è fisiologico e non deve essere esasperato. Ritroviamo insieme la strada», dichiara il capogruppo dei Dem alla Camera Graziano Delrio, interpellato dall'ANSA dopo le dimissioni di Nicola Zingaretti dalla segreteria del Pd.

«Abbiamo sulle spalle non solo il destino del Pd ma una responsabilità più grande nei confronti di un paese in piena pandemia. Il gesto di Zingaretti impone a tutti di accantonare ogni conflittualità interna, ricomponendo una unità vera del partito attorno alla sua guida», dice Dario Franceschini su twitter.

«È comprensibile l'amarezza di Nicola Zingaretti per gli attacchi. Credo che la sua scelta implichi e richieda uno scatto e una risposta unitaria, e unitariamente bisogna chiedergli di ripensare la sua decisione. Il Pd ha bisogno di un punto di riferimento per affrontare le sfide e le battaglie che ci sono. Credo che dovremo fare tutti il possibile perché ci ripensi», ha detto il ministro del Lavoro e vicesegretario del Pd Andrea Orlando.

Dello stesso avviso  la vicepresidente del Pd Debora Serracchiani: «Il primo pensiero va al nostro Paese in lotta contro la pandemia: ora ognuno di noi deve fare il suo dovere, dando il meglio senza pensare ad altro. Il Pd si nutre di dialogo leale e il segretario Zingaretti ha il compito e l'onore di continuare a guidarlo». 

«Mi auguro davvero che Zingaretti ci ripensi e ritiri subito le sue dimissioni. Abbiamo tra pochi giorni un'assemblea durante la quale, come sempre abbiamo fatto, discuteremo del futuro del nostro partito e anche del suo contributo fondamentale all'azione del governo in un momento delicatissimo per il Paese. In un grande partito come il nostro è normale e legittimo che convivano posizioni diverse. Ciò di cui sono certo è che tutti abbiamo a cuore il Pd e ci sentiamo responsabili verso l'Italia e gli italiani», sottolinea invece il ministro Lorenzo Guerini.

«Nel momento più drammatico della storia recente del Paese e nel momento più difficile della storia del Partito democratico, Nicola Zingaretti è stato un faro sia per il governo che per il Pd. Credo che nessuno possa mettere in dubbio fatti oggettivi, oltre alla sua serietà e alla sua lealtà verso la comunità dem. E penso che l'Assemblea nazionale abbia una sola strada: chiedergli di restare segretario del Pd che, grazie alla sua guida, è uscito da uno dei periodi più bui della sua storia», scrive su Facebook il deputato Pd, Francesco Boccia.

Dirigenti Pd presi in contropiede

Anche i dirigenti dem che lavorano a stretto contatto con il segretario sono rimasti scioccati dall'annuncio. Oggi pomeriggio alle 15 c'è stata una riunione con Zingaretti sul voto amministrativo e, a quanto viene riferito, non ci sarebbe stato «nessun minimo accenno» alle dimissioni. «Qualche settimana fa era davvero provato e un pò abbiamo temuto -racconta un big Pd - ma poi dopo l'ultima Direzione, il clima era cambiato, Nicola era di nuovo carico sulle cose da fare, la linea da seguire...». Quindi perché l'annuncio? Si chiedono i dem. E c'è chi giudica lo spariglio del segretario «una buona mossa di poker. Una mossa per anticipare la discussione e chiuderla definitivamente in Assemblea». Insomma, Zingaretti punterebbe alla riconferma in assemblea. Matteo Ricci, neo coordinatore dei sindaci dem, lo ha subito auspicato a stretto giro: «Comprensibile e condivisibile lo sfogo di Zingaretti, ma Nicola deve rimanere e continuare il suo mandato con la rinnovata spinta dell'Assemblea». Come Francesco Boccia: «Penso che l'Assemblea nazionale abbia una sola strada: chiedergli di restare segretario del Pd che, grazie alla sua guida, è uscito da uno dei periodi più bui della sua storia».

L'ex premier Conte

«Le dimissioni di Nicola Zingaretti non mi lasciano indifferente. Seguo con rispetto e non intendo commentare le dinamiche di vita interna del Pd. Ma rimango dispiaciuto per questa decisione, evidentemente sofferta». Così su Fb l'ex premier Giuseppe Conte. «Non avevo avuto occasione, prima della formazione del governo precedente, di conoscerlo. Successivamente, ho avuto la possibilità di confrontarmi con lui molto spesso, in particolare dopo la pandemia. Ho così conosciuto e apprezzato un leader solido e leale, che è riuscito a condividere, anche nei passaggi più critici, la visione del bene superiore della collettività».



 

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