Vaccino anti Covid: no al “liberi tutti” dopo aver ricevuto le dosi, le 3 domande con le risposte dell'Iss. Faq

Vaccino anti Covid: no al “liberi tutti” dopo aver ricevuto le dosi, le 3 domande con le risposte dell'Iss. Faq
di Raffaele Alliegro
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Lunedì 29 Marzo 2021, 22:23

Una volta ricevuto il vaccino contro il Covid bisognerà resistere alla tentazione del “liberi tutti”. Per evitare di danneggiare altre persone. È questo che si capisce dalle ultime risposte dall'Istituto superiore di sanità alle domande sui vaccini e sui cosiddetti “dispositivi di protezione individuale”. Vediamo quali sono i tre interrogativi più frequenti.

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La prima domanda è: quando possono essere vaccinati i contatti stretti di un caso di Covid-19? Dopo 14 giorni, dice la risposta: «I contatti stretti di Covid-19 dovrebbero terminare la quarantena di 10-14 giorni secondo quanto previsto dalle normative ministeriali vigenti prima di potere essere sottoposti a vaccinazione».

E se una persona vaccinata con una o due dosi viene identificata come contatto stretto di un caso positivo, bisogna comunque adottare le misure previste per i contatti stretti? La risposta è sì: «Se una persona viene in contatto stretto con un caso positivo per Sars-CoV-2, secondo le definizioni previste dalle circolari del Ministero della Salute, questa deve essere considerata un contatto stretto anche se vaccinata, e devono, pertanto, essere adottate tutte le disposizioni prescritte dalle Autorità sanitarie».

Ma la domanda più frequente è un'altra. Come bisogna comportarsi dopo il vaccino? Una persona vaccinata, al di fuori dell’ambiente di lavoro, deve continuare a rispettare le misure di prevenzione per la trasmissione del virus (distanziamento fisico, mascherine, igiene delle mani)? Risponde l'Istituto superiore di sanità: «Una persona vaccinata con una o due dosi deve continuare a osservare tutte le misure di prevenzione, quali il distanziamento fisico, l’uso delle mascherine e l’igiene delle mani», perché non è ancora chiaro se la vaccinazione sia efficace anche nella trasmissione dell'infezione ad altre persone.

«Questo ancor più alla luce dell’attuale situazione epidemiologica che vede la comparsa e la circolazione di nuove varianti virali, che appaiono più diffusive rispetto al virus circolante nella prima fase della pandemia e per le quali la protezione vaccinale potrebbe essere inferiore a quella esercitata rispetto al ceppo virale originario».

Dunque, «tutti i lavoratori, inclusi gli operatori sanitari, devono continuare a utilizzare rigorosamente i dispositivi di protezione individuale, i dispositivi medici prescritti, l’igiene delle mani, il distanziamento fisico e le altre precauzioni secondo la valutazione del rischio, indipendentemente dallo stato di vaccinazione e aderire a eventuali programmi di screening dell’infezione».

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