Vaccini dai medici di base senza vincoli per fasce d’età. Pressing sull'Ue per nuove forniture

Vaccini dai medici di base senza vincoli per fasce d età. Pressing sull'Ue per nuove forniture
Vaccini dai medici di base senza vincoli per fasce d’età. Pressing sull'Ue per nuove forniture
di Mauro Evangelisti
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Lunedì 22 Febbraio 2021, 00:06 - Ultimo aggiornamento: 18:55

Quarantamila medici di famiglia in campo per somministrare il vaccino AstraZeneca agli under 65, ma senza le rigide limitazioni della successione delle classi di età che potrebbero rallentare le operazioni. Sono in arrivo 12 milioni di dosi di vaccino: 4 entro la fine di febbraio, 8 a marzo. AstraZeneca ha spiegato di poterne inviare fino a 5 milioni nel primo trimestre; il resto è in gran parte di Pfizer, con una modesta fornitura (1 milione) di Moderna. I governatori, nel vertice di ieri con i ministri Roberto Speranza (Salute) e Mariastella Gelmini (Affari regionali), hanno replicato a questi numeri: mancano le dosi e vengono consegnate in modo irregolare. Luca Zaia (Veneto) ha insistito su un tema: sul mercato ci sono vaccini disponibili, consentiteci di acquistarli.

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Il premier Mario Draghi, che oggi parlerà con la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, anche nel vertice di sabato sera con i ministri ha insistito sulla necessità di fare partire sul serio la campagna vaccinale.

Ma c’è una zavorra: la mancanza di dosi. Il piano del governo, d’intesa con gli esperti del Ministero della Salute, ora punta ad utilizzare in modo più agile le fiale disponibili, ispirandosi al modello inglese non tanto per la rinuncia a somministrare la seconda dose nei tempi previsti, quanto per una maggiore agilità. C’è anche chi come il professor Ranieri Guerra suggerisce di aumentare le forniture in quelle aree, come l’Umbria, dove si stanno diffondendo con più forza le varianti brasiliana e inglese. Andiamo per ordine: l’età limite per i vaccini AstraZeneca passa da 55 a 65 anni. Ieri Speranza e le Regioni hanno siglato un accordo importante con i medici di medicina generale (nel dettaglio con Fimmg, Snami, Smi e Intesa Sindacale) che saranno impegnati nella campagna di vaccinazione: sono 40mila.

Da loro passerà proprio la somministrazione del vaccino AstraZeneca, che non necessita della catena del freddo. L’andamento per fasce di età sarà però flessibile, perché altrimenti si rischia di rallentare drammaticamente la vaccinazione. In sintesi: a persone fragili e over 65 sono riservati Moderna e Pfizer, agli altri AstraZeneca, ma negli studi medici si punterà a un margine di azione ampio, perché sarebbe impensabile attendere di avere vaccinato tutti i 64 enni prima di passare ai 63 enni e così via. Così si paralizza l’operazione. C’è un altro valore aggiunto per il vaccino di AstraZeneca che già dopo la prima dose, secondo uno studio pubblicato da Lancet, garantisce una protezione superiore al 70 per cento: la seconda somministrazione, per aumentare l’efficacia, deve avvenire dopo 12 settimane. Questo fa sì che nel frattempo si aumenti notevolmente la platea di coloro che riceveranno comunque una protezione parziale.

Se AstraZeneca manterrà gli impegni tra febbraio a giugno saranno disponibili altre 24 milioni di dosi che, dunque, consentiranno di vaccinare un quarto degli italiani, sempre tenendo conto che agli over 65 saranno riservati Pfizer e Moderna. L’11 marzo è atteso il via libera di Ema a Johnson & Johnson: se non ci saranno intoppi, significa altre 7 milioni di dosi entro giugno (e questo è un vaccino per cui basta una sola iniezione). Draghi vuole aumentare le forniture, ma all’interno degli accordi dell’Unione europea, difficilmente accoglierà la spinta dei governatori per sondare acquisti autonomi. Più di una Regione preme per chiedere ad Aifa di valutare un autorizzazione emergenziale per i vaccini russi e cinesi.

Il piano di Draghi, intanto, guarda a un utilizzo di grandi centri vaccinali (teatri, palasport, fiere etc) ma tutto dipende dal successo dell’operazione per acquisire più dosi. In parallelo si valuta la possibilità di produrre in Italia, su licenza, alcuni dei vaccini autorizzati, ma per riconvertire gli stabilimenti servono tra i 6 e i 12 mesi. Può essere utile per le future campagne di vaccinazione anti Covid, non per quella in corso.

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