«Non si tratta del primo studio di biopsia liquida sul glioblastoma - ha dichiarato la coordinatrice del lavoro Erica Carpenter -. Cionondimeno questo studio è il primo a mostrare che la biopsia liquida basata su un prelievo di sangue potrebbe avere un valore prognostico per questa malattia». Il glioblastoma è un tumore molto aggressivo con bassissimo tasso di sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi. È anche un tumore molto subdolo perché può insorgere da più di un difetto genetico/molecolare e quindi in genere necessitare di una combinazione di diverse tipologie di trattamento.
Il problema è che con la biopsia classica, che peraltro è invasiva e richiede un intervento neurochirurgico, non si riescono mai a scovare tutte le modifiche genetiche e molecolari alla base del tumore.
In genere il paziente deve essere sottoposto anche a più di una biopsia per avere un quadro chiaro della malattia, via via che questa progredisce. In questo studio pilota su 42 pazienti gli esperti hanno visto che l'esito del prelievo è predittivo della prognosi del singolo paziente: infatti, le chance di sopravvivenza sono maggiori nei pazienti che presentano meno tracce di Dna libero circolante nel sangue. Inoltre la biopsia liquida individua danni genetici e molecolari alla base della malattia che spesso sfuggono alla biopsia tradizionale.
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