Avellino, ucciso nel sonno da figlia e fidanzato: la coppia voleva sterminare la famiglia

Avellino, dipendente Fca ucciso in casa: fermati figlia e fidanzato, si opponeva alla loro relazione
Avellino, dipendente Fca ucciso in casa: fermati figlia e fidanzato, si opponeva alla loro relazione
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Sabato 24 Aprile 2021, 10:21 - Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 01:48

Da poco maggiorenne, con il fidanzato, un 23enne con precedenti penali per droga e reati contro la persona, aveva pianificato lo sterminio di tutta la sua famiglia, madre, padre e sorella, tutti colpevoli di opporsi alla loro relazione. Alla fine a fare le spese dei propositi omicidi della coppia è stato il padre della ragazza, Aldo Gioia, 53 anni, un geometra dipendente della Fca di Pratola Serra (Avellino), colpito nel sonno nella sua abitazione di Avellino in Corso Vittorio Emanuele da almeno sette fendenti inferti con un coltellaccio da caccia dal fidanzato della figlia. 

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La morte in ospedale

L'uomo, tuttavia, è rimasto in vita il tempo necessario a consentire alla moglie a all'altra figlia di lanciare l'allarme e di mettersi in salvo evitando che il piano fosse portato a termine.

Gioia, colpito con violenza cieca mentre dormiva sul divano in soggiorno, è poi spirato nella notte in ospedale ad Avellino. Le indagini della Squadra Mobile, coordinate dalla Procura di Avellino, in poche ore hanno ricostruito l'inquietante scenario che ha portato all'arresto della ragazza e del fidanzato, Giovanni Limata, 23 anni, l'autore materiale del delitto. Entrambi ora sono reclusi nel carcere di Avellino. Durante la notte, nel corso degli interrogatori, hanno reso piena confessione.

 

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Il piano criminale

Non solo hanno ammesso di avere architettato e perseguito il terribile delitto ma hanno confessato un piano criminale che avrebbe dovuto portare alla morte anche della madre e della sorella della ragazza. Per poi darsi alla fuga. Il loro - a giudicare dalle prime risultanze - era un piano studiato da tempo e nei primi particolari e prevedeva anche la simulazione di un furto per allontanare i sospetti e sviare le indagini. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Limata ha fatto irruzione in casa intorno alle 22:30 mentre Aldo Gioia dormiva sul divano davanti alla televisione lasciata accesa. Dopo essersi scambiati diversi messaggi telefonici, la ragazza ha fatto scattare l'agguato lasciando aperta la porta di casa dopo essere uscita con la scusa di gettare la spazzatura. Entrato in casa il giovane ha colpito con furia la vittima che non ha avuto alcuna possibilità di difendersi. È stata la figlia a lanciare poi l'allarme, inscenando con il padre morente un furto da parte dei ladri. La relazione tra la 18enne e Limata era avversata dalla famiglia dalla ragazza preoccupata per il carattere e il passato di Limata, più volte protagonista di eccessi di violenza.

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Il parallelo con Erika e Omar

La famiglia della ragazza, soprattutto il padre, inutilmente aveva cercato di allontanarla da quel ragazzo, disoccupato, con precedenti per reati contro la persona e segnalato come assuntore di sostanze stupefacenti. Un ragazzo difficile, già in due occasioni sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio, che assieme alla famiglia vive a Cervinara (Avellino). E che alcune settimane fa era stato protagonista di un furibondo litigio con suo padre, operatore ecologico, nel corso del quale non si era fatto scrupolo di mettergli le mani addosso promettendogli che l'avrebbe ucciso. Inoltre alcuni anni fa lo stesso Limata aveva minacciato di lanciarsi da un ponte dopo che una ragazza minorenne del suo paese aveva rifiutato le sue avances. La città è rimasta impietrita e sgomenta per la vicenda che ha colpito una famiglia stimata da tutti e che ricorda per alcuni versi quella di Novi Ligure (Alessandria) quando nel febbraio del 2001 Erika De Nardo e Mauro «Omar» Favaro, fidanzati che allora avevano 16 e 17 anni, uccisero la madre e il fratellino di 11 anni di Erika, risparmiando per puro caso il padre.​

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