Mieloma, efficaci cellule geneticamente modificate: un paziente su due dimesso

Cancro, cellule geneticamente modificate efficaci sul mieloma: un paziente già dimesso
Cancro, cellule geneticamente modificate efficaci sul mieloma: un paziente già dimesso
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Sabato 22 Dicembre 2018, 00:46 - Ultimo aggiornamento: 14:53

«È la frontiera più avanzata della terapia immunologica di precisione» che «sfrutta meccanismi totalmente diversi dalla quelli della classica chemioterapia». Il professor Michele Cavo, direttore dell'Unità operativa di Ematologia del Policlinico Sant'Orsola di Bologna, ha iniziato così a spiegare l'uso, per la prima volta in Italia, della terapia con cellule Car-T (acronimo che sta per 'Chimeric antigen receptor T-cell') in due pazienti affetti da mieloma multiplo, una neoplasia del midollo osseo di cui si registrano ogni anno, nel nostro Paese, seimila casi.
 



Uno è stato dimesso ed è ancora sottoposto a controlli, il secondo, ricoverato attualmente in reparto, ha ricevuto oggi il trattamento. Fin qui questo tipo di cellule era stato testato su altre malattie del sangue e gli studi condotti e pubblicati in un particolare tipo di leucemia acuta e di linfoma hanno dimostrato un'eccezionale efficacia del trattamento. Per il mieloma multiplo le prime risposte appaiono soddisfacenti, anche se i medici sono cauti e non si sbilanciano più di tanto perché servirà altro tempo per l'osservazione.


Michele Cavo, direttore Unità operativa di Ematologia, Antonella Messori, direttore generale Policlinico Sant'Orsola-Malpighi e Sergio Venturi, assessore alla Sanità della Regione Emilia Romagna, durante la conferenza stampa di presentazione della terapia con cellule Car-T al Policlinico Sant'Orsola, Bologna

A illustrare la delicata procedura sperimentata erano presenti anche il direttore generale del Policlinico Antonella Messori, e l'assessore regionale alla Sanità Sergio Venturi. «Stiamo parlando di una immunoterapia cellulare con cellule geneticamente modificate - ha spiegato Cavo - i T-linfociti vengono prelevati e modificati per riconoscere una proteina che è espressa sulle cellule tumorali. Il grande vantaggio, in questo momento, è che questa terapia è stata utilizzata in pazienti che avevano esaurito qualsiasi altra alternativa terapeutica. Le cellule sono state istruite a colpire il bersaglio, sono state ingegnerizzate. Un processo che, dopo il prelevamento - ha aggiunto il principal investigator dello studio clinico - avviene negli Stati Uniti, dove ci sono laboratori specializzati. Il bersaglio da centrare può essere diverso a seconda dei marcatori che esprime».

Ma è una terapia che richiede attenzione. «Questo sistema immunitario attivato - ha aggiunto Cavo - può determinare una sindrome da rilascio citochinico: con un meccanismo indiretto, innesca una cascata di proteine infiammatorie che si manifestano con diversi gradi. Per controllare le complicanze abbiamo a disposizione almeno due anticorpi monoclonali che 'spengonò la risposta immunitaria. Il primo paziente ha sviluppato questa complicanza poche ore dopo l'infusione delle cellule geneticamente modificate: abbiamo fatto anticorpi monoclonali e, in poco tempo, tutto si è spento rapidamente». Oltre allo studio in essere, già chiuso all'arruolamento dei pazienti, l'Ematologia è in attesa di avviare nuovi studi sperimentali con cellule Car-T nel mielomamultiplo e nei linfomi. «Vogliamo essere - ha sottolineato il direttore generale Messori - uno degli ospedali di riferimento italiani per questa terapia che, per l'alta complessità, ha bisogno della collaborazione di altri reparti all'avanguardia.
Un biglietto da visita in più nella strada per la trasformazione del Policlinico Sant'Orsola in Irccs». 

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