Tumori, 12 casi al giorno. E un terzo dei salentini si cura fuori dalla Puglia

Tumori, 12 casi al giorno. E un terzo dei salentini si cura fuori dalla Puglia
di Maddalena MONGIÒ
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Martedì 30 Ottobre 2018, 21:49 - Ultimo aggiornamento: 21:54
L'anno nuovo porterà i COrO, braccio armato delle Asl pugliesi per la cura dei pazienti tumorali. Lo rende noto Gianmarco Surico, coordinatore della Rete Oncologica Pugliese (Rop), che ha delineato il quadro regionale. Il direttore generale dell'Asl Lecce, Ottavio Narracci, invece, ha fatto il punto sugli step della rete salentina. Per chi deve fare i conti con l'ingombrante e dolorosa presenza di un tumore c'è la buona notizia di un percorso che rendere più semplice la vita dal punto di vista clinico e anche amministrativo.
L'esenzione ticket, ad esempio, verrà riconosciuta sin dalla certificazione del sospetto di patologia tumorale, i pazienti saranno presi in carico nei tre poli oncologici salentini: Lecce, Gallipoli, Tricase, e la Regione Puglia sta lavorando per stilare una convenzione con Inps per facilitare l'iter dei pazienti oncologici che intendono richiedere la pensione di invalidità.
Asl Lecce in movimento, dunque, per fare partire la rete oncologica tanto più necessaria visto l'andamento dei tumori che, purtroppo, non sono in diminuzione. Anzi.
Nel Salento ogni giorno ci sono 12 nuovi casi di tumore (contro i 58 che si registrano nell'intera Puglia) che generano una forte mobilità passiva spesso collegata a difficoltà di accesso alle cure o, banalmente, a una scarsa fiducia nelle strutture sanitarie presenti sul territorio, nonostante i dati sulla mortalità denotino che non sono le professionalità a mancare. Ma c'è di più: nel caso specifico del tumore al polmone i dati di Aress dicono che il 31% dei salentini si cura fuori dalla Puglia.
«Siamo convinti che la rete oncologica pugliese sia una risposta di sistema all'esigenza di assicurare ai cittadini una presa in carico più rapida afferma Narracci e quindi il tempestivo inserimento in percorsi assistenziali definiti, oltre che appropriata. Il meccanismo della rete oncologia pugliese, ricalca e migliora un meccanismo che nella Asl di Lecce è stato già rodato negli anni scorsi con la Rete oncologica leccese che era basata sull'esistenza di gruppi interdisciplinari per patologia. Già con questo modello c'è la presa in carico dei pazienti, sia con sospetto di diagnosi che con diagnosi, e quindi l'inserimento nel percorso assistenziale che significa dare al paziente la possibilità di fare follow-up in tempi adeguati».
E De Giorgi ha messo il dito nella piaga: «Tra poco ricorrono i quarant'anni dell'istituzione del Servizio sanitario nazionale e dobbiamo chiederci se permette ancora un accesso democratico alle cure. L'iniziativa della Regione di attivare la rete oncologica va nella giusta direzione, ma non sono convinto che non possa essere l'oncologo la figura centrale perché dobbiamo mettere al centro il paziente e, quindi, considerare che il rapporto medico-paziente più diretto è con il medico di medicina generale che deve essere coinvolto».
Tutto questo ha animato il dibattito, ieri pomeriggio, al Polo didattico della Asl di Lecce, nel corso dell'incontro su Lo Stato dell'Arte dell'Oncologia della provincia di Lecce, organizzato da Favo (Federazione Italiana della Associazioni di Volontariato in Oncologia), dove si sono avvicendati oltre al dg Narracci e al coordinatore di Rop Surico; Gaetano Di Rienzo, coordinatore del Dipartimento Oncologico Salento della Rop, Antonio Delvino, direttore generale dell'Istituto Tumori di Bari; Donato De Giorgi, presidente dell'Ordine dei medici di Lecce; Marcello Antonazzo, presidente dell'Ordine degli infermieri di Lecce; e a chiudere la parola alle associazioni di volontariato che hanno chiesto certezze sull'accesso alle cura per finire, poi, con la toccante testimonianza di una donna affetta da un tumore raro.
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