Terni, morso da ragno violino vigile salvato in extremis

Terni, morso da ragno violino vigile salvato in extremis
Terni, morso da ragno violino vigile salvato in extremis
di Nicoletta Gigli
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Martedì 24 Aprile 2018, 17:11 - Ultimo aggiornamento: 27 Aprile, 12:12

«Sono vivo per miracolo. Quando sono arrivato all’ospedale di Terni non parlavo più e la funzionalità di alcuni organi era ormai compromessa. Se l’ho raccontata lo devo alla professionalità dell’equipe medica del reparto di malattie infettive guidato dalla professoressa Daniela Francisci».

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La vicenda che ha come protagonista un ufficiale della polizia municipale di Terni sembra uscita da un film dell’orrore. Lui, 59 anni, ha visto la morte in faccia dopo essere stato morso da un ragno violino, uno dei pochi aracnidi velenosi che si trovano in Italia, nel giardino di casa sua, alla periferia della città.

Un episodio al quale l’uomo all’inizio non aveva dato importanza, le cui conseguenze però sono arrivate a distanza di qualche giorno. Dopo aver peregrinato in vari studi medici, ormai in gravi condizioni, è giunto al pronto soccorso dell’ospedale di Terni. E’ qui che i medici Daniela Francisci e Alessandro Lavagna riusciranno a ricostruire le cause delle sue gravi patologie e a legarle al morso del piccolo ragno.

«Tutto è cominciato mentre facevo dei lavori a casa - racconta il 59enne. Ho infilato le mani in un sacco di gesso, ho visto un piccolo ragno sul braccio e l’ho subito tolto. Non ho sentito dolore e non gli ho dato peso. Dopo un paio di giorni si erano formate due piccole croste a distanza di due centimetri l’una dall’altra, ma non avrei immaginato che quello sarebbe stato solo l’inizio di un calvario».

Il braccio sinistro inizia a gonfiarsi e l’uomo ha la febbre. L’ecografia non evidenzia nulla di preoccupante al punto che si pensa ad una borsite. Le sue condizioni si aggravano a vista d’occhio. Quando decide di affidarsi alle cure dell’ospedale sono ormai compromesse. I reni non funzionano più e il braccio è in necrosi. Dopo quattro ore passate al pronto soccorso tra analisi e radiografie, il caso finisce all’attenzione dell’equipe del reparto di malattie infettive.

«Se fosse andata bene avrei rischiato l’amputazione del braccio ma il veleno che era andato in circolo stava per intaccare fegato e cuore. Non è stato semplice risalire all’origine della patologia - racconta il 59enne - i medici, visto il lavoro che svolgo, mi hanno fatto una serie di domande per capire quale tipo di contatti avessi avuto negli ultimi tempi. In questo frangente ho raccontato l’episodio di quel piccolo ragno che mi aveva morso diversi giorni prima e questo ha permesso di ricostruire quello che era accaduto e iniziare una terapia antibiotica mirata». L’ufficiale della polizia municipale, che sul braccio ha ancora i segni evidenti di quello “sgradito” incontro con l’aracnide, sa di essere vivo per miracolo: «Non finirò mai di ringraziare i medici e gli operatori del reparto di malattie infettive dell’ospedale. Sono persone encomiabili per la professionalità e perché operano tra mille difficoltà, con un organico ridotto al minimo. E mi hanno ridato la vita».
 

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