Tap, in arrivo 30 milioni di compensazioni. Conte punta il dito: «No del sindaco al confronto, schiaffo alla comunità»

Il percorso del gasdotto Tap
Il percorso del gasdotto Tap
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Domenica 24 Marzo 2019, 13:44 - Ultimo aggiornamento: 25 Marzo, 09:23

Sfrutta la chance, un po' casuale e un po' cercata, accentuando il tratto politico, ormai sempre più marcato. Giuseppe Conte ci prova e si vede: torna in Puglia, è a Lecce per benedire la firma dell'intesa tra Cnr ed Eni, ma l'occasione è propizia per indossare i panni del soccorso giallo. Xylella, Tap, Ilva, e poi la decarbonizzazione, la ricerca, l'energia pulita, la riduzione dei gas serra, le opportunità d'investimento: il premier apre i cordoni della borsa, promette risorse e - sotto il sole cocente, davanti a microfoni e taccuini, e poi al Cnr Nanotec - lancia messaggi teoricamente distensivi ai pugliesi e ciambelle di salvataggio ai cinque stelle, che in Puglia avevano spremuto voti in dosi massicce promettendo la rivoluzione, ma che sempre in Puglia annaspano e si ritrovano a tamponare potenziali emorragie di consensi, proprio perché quelle promesse sono finite in coriandoli nel duro impatto con l'esperienza di governo. La Puglia laboratorio e principale culla di contraddizioni per l'esecutivo gialloverde: s'è detto mille volte, ma l'analisi resta. Il premier tenta di ammansire gli animi pugliesi, ma è comunque costretto a misurarsi con la realtà, con i vincoli, con qualche bordata poco diplomatica. E lo fa a cominciare dal dossier Tap (il gasdotto con approdo a San Foca), per la prima volta buttando la mina senza troppe remore, destinatario il sindaco di Melendugno Marco Potì: «Come responsabile del governo ho l'obbligo di pensare a misure per il rilancio di quella comunità, e quelle misure stanno arrivando, ho un pacchetto, ho pure invitato il sindaco a confrontarsi. Ma ha declinato l'invito: uno schiaffo non al presidente del Consiglio, ma alla comunità locale. Ora senza l'interlocuzione del sindaco, avendo raccolto stakeholder e rappresentanti delle comunità locali, diffonderò le misure di rilancio, ci sono circa 30 milioni di investimenti. Il sindaco ritiene di abdicare al suo servizio pubblico? Lo faccia e se ne assuma la responsabilità».
I 30 milioni altro non sarebbero che le risorse virtualmente messe sul piatto da Tap e Snam già nel 2017, al tavolo convocato dal precedente governo: benefit per ambiente, decarbonizzazione, mobilità, formazione. «Ho già spiegato le ragioni della scelta su Tap - continua il premier - anche con una lettera aperta a tutta la comunità salentina. Ho incontrato le comunità locali, ho persino invitato il sindaco con i suoi esperti, sono venuti avvocati, tecnici, ingegneri, ci siamo confrontati. Avevo promesso: rivedremo tutte le procedure, se c'è possibilità di annullare l'autorizzazione lo faremo, dopo un periodo di studio siamo giunti alla conclusione che non era più possibile tornare indietro. Sono stato serio», pur consapevole che «chi ritiene di aver subìto una ferita quella ferita la mantiene sempre, non si accontenta di una misura compensativa».
Inversione a U completata: dal gasdotto «dannoso e inutile» a opportunità d'investimento. È solo un esempio. Ne fioccano altri. Taranto e Ilva, anche: «A gara già aggiudicata e accertato che non era più possibile rimetterla in discussione, Di Maio è riuscito a ottenere qualcosa di impossibile: da avvocato mi sono complimentato, ha ottenuto una piena occupazione dei lavoratori e un piano più efficace per la tutela ambientale. Ma non è tutto risolto, il problema della salute permane e dobbiamo intervenire più efficacemente». I rappresentanti del governo avevano assicurato confronti col territorio, a Taranto e a Melendugno: ma su questo il premier glissa. E dopo la sbornia negazionista e minimalizzatrice, ora i cinque stelle affrontano giocoforza la portata del dramma xylella: Conte ieri ha pure incontrato gli olivicoltori, accusando i ritardi del passato e offrendo risorse (ne parliamo a pagina 5).
Nella saletta del Cnr, Conte assiste alla doppia firma al progetto salentino e scocca qualche altra freccia, non proprio sempre in linea con il credo purista del M5s. Il «potenziamento degli enti di ricerca» dopo «esserci occupati di altre emergenze», la prioritaria «tutela dell'ambiente» e della «dimensione etica» dell'economia, lo sviluppo delle rinnovabili, ma anche l'endorsement a Eni (e chi l'avrebbe mai detto, da parte di un pentastellato: «Ha capacità di visione e prospettiva») e la tangibile prudenza sulla decarbonizzazione. Declinata così: ai ragazzi in prima linea contro i cambiamenti climatici «ho detto che bisogna avere obiettivi chiari, ma gli strumenti sono complessi. Potrei dire obiettivo decarbonizzazione al 2022 invece che al 2025, ma c'è tutto un sistema produttivo da orientare in quella direzione, devo valutare l'impatto delle mie scelte, altrimenti non sono un buon decisore». Un telegramma anche per Michele Emiliano, a partire da Ilva ed Enel di Brindisi.
E il Mezzogiorno? L'accento finisce inevitabilmente sull'intesa Cnr-Eni, quattro laboratori tutti a trazione Sud perché «sulla ricerca c'è un gap da colmare», e i 20 milioni dell'accordo «genereranno futuro e fiducia per rimuovere intollerabili disparità di mezzi e opportunità che hanno generato sfiducia, fatalismo, rancore e disillusione». Come s'è visto anche alle urne. «Stiamo lavorando incessantemente per il riscatto del Sud». Quanto all'agenda personale, Conte si schernisce: «Abbiamo una grande chance, siamo al governo, gli italiani ci renderanno conto di cosa abbiamo fatto ieri, oggi, domani mattina, non dobbiamo pensare come nella vecchia politica alle future opportunità di governo. Né ha senso per me pormi un problema di strategia per salvare il Movimento. E la mia esperienza termina con questo governo». Forse.
 

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