Usavano le parole della bibbia per giustificare abusi e vessazioni perpetrate per anni sui loro tredici figli. Questa la confessione scioccante di Jennifer Turpin, accanto alla sorella Jordan, intervistate ieri sul canale televisivo statunitense ABC.
La denuncia degli stupri e degli abusi sessuali di David e Louise Turpin risale al gennaio 2018. Grazie a una richiesta d'aiuto al telefono di uno dei figli, tutti e 13 i bambini furono liberati e finalmente allontanati dalla "famiglia degli orrori", dopo anni di molestie. Nel 2019 i genitori delle due giovani, oggi di 33 e 21 anni, furono condannati a 25 anni di carcere.
«Dio avrebbe consentito anche di ucciderci: così ci dicevano prima di picchiarci e abusare di noi», hanno raccontato in tv le due ragazze, per la prima volta pubblicamente intervistate dalla giornalista Diane Sawyer.
La chat dell'orrore: si scambiavano le foto degli abusi sui figli
La vicenda
«Siamo state mincacciate con cinture e bastoni.
Scappò di casa e chiamò la polizia: «Le mie sorelline sono legate al letto con delle catene», raccontò Jordan all'agente al telefono. Poi una volta raggiunto il commissariato confessò gli abusi. Nello smartphone che aveva con sé erano presenti i video e le immagini degli abusi subiti da lei e dai suoi dodici fratelli. «Siamo stati tutti davvero tante volte vicino alla morte. Poi mi sono detta, "forse non riuscirò a scappare e morirò, ma devo provarci". Così quel giorno ho deciso di denunciare tutto», ha spiegato all'intervistatrice la giovane.
La famiglia viveva a Perris, circa 60 miglia a sud-est di Los Angeles. Al momento dell'ingresso in casa delle forze dell'ordine quasi tutti i 13 fratelli erano gravemente sottopeso e non si lavavano da mesi.
Le conseguenze
Gli abusi e le molestie sono state così "pesanti, pervasive e prolungate" da bloccare la crescita dei figli più piccoli. Due tuttora hanno problemi di atrofia muscolare infatti, mentre altre due non potranno mai avere figli.
Molti dei fratelli hanno cambiato i loro nomi per liberarsi dallo stigma delle violenze della "famiglia degli orrori". «Per molti di noi è davvero difficile portare il nostro cognome. È come un'etichetta, che ci fa essere vittime di abusi per sempre», ha proseguito Jennifer.
Donazioni
Nei giorni successivi al loro rilascio, i bambini adulti e minori furono ricoverati in ospedale per essere curati. Quindi partì una vera gara di solidarietà in loro favore, con donazioni provenienti da tutto il mondo. Per i più piccoli invece furono nominati dei tutori legali che provvedessero a loro e consegnassero una volta raggiunta la maggiore età il denaro raccolto.