L’esperimento di San Valentino: siamo ancora capaci di avere relazioni senza internet?

L’esperimento di San Valentino: siamo ancora capaci di avere relazioni senza internet?
di Luca Ricci
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Mercoledì 11 Febbraio 2015, 18:27 - Ultimo aggiornamento: 14 Febbraio, 14:56
L’esperimento di San Valentino prevedeva di far incontrare un ragazzo e una ragazza nel modo un po’ stravagante in cui era solito svolgersi il primo appuntamento nel XX secolo: dal vivo. Le cavie erano state accuratamente selezionate, dovevano essere mediamente istruite ed avere un QI nella norma, in modo che la prova desse risultati comportamentali rappresentativi di un ampio spettro.



Le cavie avevano dovuto anche compilare numerosi moduli, in modo da fornire al team scientifico a comando dell’esperimento diverse informazioni riguardo ai loro gusti e pensieri. Alla domanda “Cos’è per te la realtà?” avevano risposto in maniera pressoché identica: il ragazzo aveva scritto che si trattava di una degenerazione fittizia del virtuale; la ragazza di un concetto filosofico che aveva dato l’avvio a una vecchia corrente letteraria chiamata “realismo”.



Arrivato il giorno dell’appuntamento, il ragazzo e la ragazza, senza essersi mai conosciuti prima su uno dei tanti social network attraverso cui intrattenevano i loro rapporti affettivi e amorosi, fecero il loro ingresso nel pub designato per il test. Sia il ragazzo che la ragazza erano forniti di un piccolo tablet dove avrebbero dovuto scrivere le loro sensazioni durante l’incontro. Si misero seduti a un tavolo, uno di fronte all’altra, senza peraltro essere capaci di alzare gli occhi dai rispettivi menù per molto tempo.



Il ragazzo scrisse sul suo tablet: “So che per secoli l’uomo ha preso l’iniziativa, ma io non sono abituato a questo tipo di aggressività, su Facebook il genere sessuale non influisce circa l’attività o la passività dell’utente”. Dopo qualche altro minuto di silenzio anche la ragazza scrisse un appunto: “Ho sentito dire che dovrebbe arrivare un cameriere per prendere le ordinazioni, spero che questa informazione sia vera”.



In effetti il cameriere giunse al tavolo, e i due furono costretti ad avere la loro prima, tenue, relazione. Seguirono delle presentazioni molto impacciate: il ragazzo era rigido e gli tremavano le mani; la ragazza aveva la camicetta madida di sudore e le pupille dilatate dallo spavento. Il ragazzo scrisse: “Sono a disagio perché non c’è un post di riferimento da cui partire per sapere chi ho davanti”. Anche la ragazza scrisse una cosa molto simile: “Ho paura, se non sapessi che è una simulazione non accetterei mai un incontro con un tizio di cui non ho mai visto neppure una foto su Instagram”.



Con le birre, la situazione si sciolse e i due provarono effettivamente a fare un po’ di conversazione. Ma sembrava che non ne fossero capaci. Il ragazzo scrisse: “Sono in confusione, la mia voce in certi casi si accavalla alla sua, non è come su una chat, dove ogni messaggio dell’altro può essere ponderato prima di una risposta”. La ragazza dal canto suo annotò: “Questo ragazzo potrebbe anche piacermi, intendo fisicamente, ma sarebbe un salto nel buio. Non conosco ciò che pensa della vita, i suoi ideali e i suoi sogni, tutte cose che conosco perfettamente di ogni mio amico blogger”.



La situazione era abbastanza bloccata, i due si parlavano a monosillabi, affondando il viso nei boccali di birra appena potevano. Il ragazzo scrisse: “Non ho la più pallida idea di che cosa pensi di me. Se fossimo su Twitter lo saprei immediatamente contando le stelline”. La ragazza invece osservò lapidaria: “Partire da un appuntamento dal vivo è assurdo. C’è il rischio di innamorarsi della persona sbagliata solo perché ci piacciono cose aleatorie come il suo profumo, o lo spessore dei suoi bicipiti”.



Alla fine, dopo un’altra buona mezz’ora di frasi farfugliate e cenni del capo legnosi, i due si salutarono tirando un sospiro di sollievo. A nessuno dei due venne la voglia di fare il passo successivo, dare all’altro il nickname del proprio account su qualche social: la chiave d’accesso per l’amore vero.



Twitter: @LuRicci74