Aquarius, i sindaci pugliesi si ribellano: più umanità. Emiliano: da Salvini condotta ai limiti dell'illegittimità

Un recente sbarco a Brindisi
Un recente sbarco a Brindisi
di Vincenzo DAMIANI
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Lunedì 11 Giugno 2018, 16:07 - Ultimo aggiornamento: 16:10

I sindaci pugliesi contro il ministro dell'Interno. La decisione del leghista Matteo Salvini di chiudere i porti italiani per evitare l'attracco della nave Aquarius con a bordo 629 immigrati, tra cui 123 minorenni non accompagnati, ha indignato il presidente nazionale dell'Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro, e il primo cittadino di Taranto, Rinaldo Melucci, le due città pugliesi più impegnate negli ultimi anni con i loro porti sul fronte dell'accoglienza ai migranti, assieme al Salento. «Su quella nave in mezzo al mare commenta Decaro - ci sono 11 bambini, più di 100 minorenni e 7 donne incinte. È vero, dobbiamo cambiare la politica europea sull'accoglienza, ma non possiamo usare queste persone disperate come ostaggi. Non perdiamo l'umanità».
Melucci è realista sulle possibilità di opporsi alle decisioni del governo, ma fermo nel prendere le distanze: «In questi casi spiega - bisogna distinguere il giudizio politico dalle questioni tecniche. Come è noto, dopo la riforma del sistema portuale del 1994, i sindaci non hanno più alcuna competenza diretta sulla gestione di banchine e operatività degli scali. Motivo per cui attendiamo di comprendere quali provvedimenti il governo trasmetterà alle Authority italiane sulla materia delle immigrazioni. D'altronde, in mare vigono leggi e consuetudini internazionali che non si possono cancellare con una semplice circolare. Nel merito politico, invece, per me stiamo parlando di vite umane che hanno sempre la priorità su accorgimenti politici e normativi. La nostra è da sempre terra di accoglienza, non so davvero come si possano respingere 629 vite umane». Anche la salentina renziana, ex viceministro, Teresa Bellanova si scaglia contro Salvini: «Come si può utilizzare la vita delle persone in questo modo squallido e razzista. Come si può, ministro Salvini, aggiungere inferno ad altro inferno già vissuto. Con che coscienza si può, cittadini 5stelle, tacere dinanzi a tanta disumanità».

L'accusa che viene rivolta al ministro dell'Interno è di usare vite umane per aver maggiore potere di contrattazione con l'Unione europea in tema di accoglienza e immigrazione. In passato, anche la Francia ha chiuso i suoi porti. La nave Aquarius avrebbe dovuto approdare a Malta perché è quello il porto sicuro più vicino al luogo dove si trova l'imbarcazione, ma Malta ha negato l'accesso. In tutta risposta, il governo italiano ha fatto la stessa cosa e ha usato toni ultimativi nei confronti delle autorità maltesi per invitarle a farsi carico del caso della nave dell'ong Sos Mediterranee, che ieri ha vagato nel Mediterraneo in attesa di sapere dove portare i 629 disperati salvati in mare. Malta «non può continuare a voltarsi dall'altra parte», hanno scritto in un comunicato congiunto i ministri Salvini e il pentastellato Toninelli, a capo delle Infrastrutture, da cui dipende la capitaneria di porto. Ma La Valletta si è smarcata: «Il nostro governo non è né l'autorità che coordina né ha competenza sul caso», ha detto un portavoce del governo locale. «Il salvataggio è stato coordinato da Roma», ha aggiunto. Il braccio di ferro tra Italia e Malta, che dura da lungo tempo, dunque si inasprisce improvvisamente. Le avvisaglie, però, c'erano già state sabato quando La Valletta aveva impedito l'ingresso in porto della nave Seefuchs, in difficoltà e con 126 migranti, poi inevitabilmente approdata in Italia, a Pozzallo.
«Malta non può dire di no a qualsiasi richiesta di intervento», ha attaccato Salvini. «Dopo sette anni di buonismo, ora basta. Vogliamo ridurre gli sbarchi e aumentare le espulsioni», ha proseguito il ministro. E su Facebook ha scritto: «Nel Mediterraneo ci sono navi con bandiera di Olanda, Spagna, Gibilterra e Gran Bretagna, ci sono Ong tedesche e spagnole, c'è Malta che non accoglie nessuno, c'è la Francia che respinge alla frontiera, c'è la Spagna che difende i suoi confini con le armi, insomma tutta l'Europa che si fa gli affari suoi. Da oggi anche l'Italia comincia a dire no al traffico di esseri umani, no al business dell'immigrazione clandestina. Il mio obiettivo è garantire una vita serena a questi ragazzi in Africa e ai nostri figli in Italia». In serata, poi, in un comunicato congiunto, i due ministri che gestiscono i flussi, hanno attaccato Malta in modo frontale. «L'isola non può continuare a voltarsi dall'altra parte quando si tratta di rispettare precise convenzioni internazionali in materia di salvaguardia della vita umana e di cooperazione tra Stati. Il Mediterraneo è il mare di tutti i Paesi che vi si affacciano e non si può immaginare che l'Italia continui ad affrontare questo fenomeno gigantesco in solitudine».
Nel giugno 2017, sotto la pressione di 12mila arrivi in pochi giorni, il governo Gentiloni, col ministro Marco Minniti, aveva valutato l'opportunità di negare l'accesso ai porti del nostro Paese alle navi delle Ong che non battevano bandiera italiana. O, in ogni caso, di valutare gli ingressi, escludendo ogni automatismo. Un modo per fare pressione sui partner europei, ma restò solo una minaccia.

Emiliano. Anche il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, dopo i sindaci di Taranto e Bari, prende posizione contro il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che ieri ha chiuso i porti italiani per evitare l’approdo di una nave con oltre 600 immigrati a bordo salvati in mare. “La disponibilità della Puglia – dice il governatore - ad accogliere è già stata data dai sindaci delle città portuali pugliesi.

Io mi auguro che al più presto qualcuno spieghi al nuovo ministro dell'Interno che la sua condotta sta rasentando l'illegittimità. La campagna elettorale è finita, ora deve fare il ministro dell’Interno. Una nave di soccorso come quella che è l'Aquarius non può rimanere carica di migranti. Deve immediatamente consegnarli ad un porto di destinazione, perché altrimenti non può svolgere le ulteriori attività di soccorso. Impedire lo sbarco è un rischio enorme, perché laddove ci dovessero essere delle nuove situazioni di emergenza, e non ci dovessero essere navi in grado di portare soccorso, la responsabilità del mancato soccorso è formale”.

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