Renzi: «Via Tasi e Imu per tutti nel 2016. Salviamo vita migranti anche se costa voti»

Renzi: «Via Tasi e Imu per tutti nel 2016. Salviamo vita migranti anche se costa voti»
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Martedì 25 Agosto 2015, 13:43 - Ultimo aggiornamento: 26 Agosto, 08:20

«Il prossimo anno togliamo Tasi e Imu per tutti. Non è possibile continuare questo giochino»: Matteo Renzi a Pesaro rilancia sul fisco. Perché, dice, «in Italia la tassazione è esagerata» e bisogna abbassare le imposte ma per fare questo «non basta un anno». Abbassarle, ribadisce, restituisce «equità sociale» e non lo si fa «per guadagnare consensi».

«C'è l'idea che il governo abbassa le tasse solo per il consenso e c'è un pregiudizio: chi fa il premier è solo per garantirsi un proprio futuro. Noi siamo abituati ai politici che stanno per generazioni ed invece noi dopo due mandati lasceremo. L'Italia ha bisogno di ridurre il carico fiscale, mantenere certo il livello di sociale ma ridurre», ha continuato parlando al teatro Rossini di Pesaro.

Poi la stilettata ai sindacati: «Abbiamo dimezzato i permessi sindacali: il sindacato è una cosa bella ma se riduci i permessi non fa male. Noi abbiamo il maggior numero di sindacalisti e politici e se noi riduciamo il numero un po' non è un attacco al sindacato ma è un modo per dire fai meglio il tuo lavoro».

«L'Italia è di fronte a un bivio: l'Italia deve tornare a fare l'Italia e allora c'è spazio per uscire dalla crisi. Se viceversa non investisse su se stessa insistendo sulla negatività non sarà un Italia meno ricca, ma il mondo», aveva detto il premier intervenendo poco prima al Meeting di Cl a Rimini.

«L'Italia in questi 20 anni ha trasformato la Seconda Repubblica in una rissa permanente ideologica che ha smarrito il bene comune e mentre il mondo correva è rimasta ferma in discussioni sterili interne», ha aggiunto il premier.

«Io credo che il berlusconismo e per certi versi anche l'antiberlusconismo hanno messo il tasto pausa al dibattito italiano e abbiamo perso occasioni clamorose. Ora il nostro compito è di rimetterci a correre. È come se le riforme siano un corso accelerato per rimettere l'Italia in pari», ha continuato il premier.

«Non sarà semplicemente con le riforme che l'Italia ritroverà la propria identità ma le riforme sono la premessa», ha detto ancora il premier. «Il pacchetto di riforme che stiamo tentando di fare dal jobs act a quelle istituzionali, dalla legge elettorale alla riorganizzazione PA, dalla Buona Scuola alla responsabilità civile dei magistrati.

Il tentativo è che l'Italia recuperi il tempo perso», ha spiegato il premier. «L'Italia può giocare un ruolo nell'Europa che cambia ma a condizione che sia essa stessa a cambiare», ha continuato Renzi.

«Non mi sono candidato al Parlamento perché il sistema non prevede la corrispondenza tra chi si candida e chi guida il paese. La legge elettorale è il primo tassello per riuscire finalmente a governare e non difendersi dagli assalti della minoranza o dell'opposizione. È una rivoluzione», ha insistito Renzi.

«È incredibile la discussione. Dicono che se non c'è elezione diretta» dei senatori «è a rischio la democrazia» ma «non è che devi votare tante volte, quello è il telegatto. Moltiplicando le poltrone si fanno contenti quei politici, non gli elettori», ha sostenuto ancora Renzi.

«L'Italia ha cancellato la parola politica che è una parola bella, piena di significati alla faccia dei tecnici che ci danno lezioni ma sbagliano tutti i conti», ha affermato ancora Renzi.

«L'Italia ha bisogno di rimettersi in movimento», ha detto ancora Renzi. «Ho letto che c'è stato un politico - ha aggiunto riferendosi senza citarlo a Salvini - che ha detto di voler bloccare il paese per 3 giorni a novembre... ma sono 20 anni che la stanno bloccando! E la risposta, invece, è rimetterla in moto».

Intervenire oggi sul fisco «non è per far trovare consenso al premier. La riduzione delle tasse aumenta il tasso di libertà del paese, aumenta il tasso di giustizia sociale. Non sono invenzioni prese da un coniglio pescato da un cilindro qualunque, ma l'unico modo per consentire a chi vuole fare di farglielo fare» e per farlo bisogna «rendere l'Italia più semplice», ha poi rilevato Renzi, sottolineando che oggi occorre togliere le cose di troppo che zavorrano il paese: «Quando a Michelangelo gli domandarono come aveva fatto il capolavoro del David - ha ricordato il premier - ha risposto: ho solo tolto tutta la roba che c'era in più. Ed è quello che dobbiamo fare noi oggi...».

«Quando parliamo di strategia per l'Ue forse si è persi vent'anni, quando parliamo di Mediterraneo non parliamo di frontiera Ue ma del cuore dell'Ue ma non c'è stata sufficiente attenzione della politica nel considerare il Mediterraneo il cuore del dibattito Ue, si è guardato in direzione strabica», ha sottolineato Renzi.

«Prima salviamo le vite, poi penseremo a come dare un futuro a queste persone. Non rinuncio a secoli di civiltà. Non cederemo mai al provincialismo della paura», ha sostenuto ancora il premier.

«L'Europa a 28 è troppo o troppo poco. È nata senza una visione politica da parte dell'Italia. Ha cancellato il Mediterraneo dalla discussione e cancellato anche i Balcani. C'è una emergenza Balcani che è pazzesca», ha proseguito il premier.

«Abbiamo una stella polare che sono gli Usa. Non credo ad una equidistanza dell'Italia nel mondo internazionale, credo nell'Italia come portatrice di dialogo». Ma «pensare di costruire l'Europa contro la Russia, come vuole fare qualche Paese recentemente entrato, è un errore», ha detto ancora il premier. «Non è un fatto economico, non sono le sanzioni il problema dell'economia russa, ma un fatto culturale. L'Europa non può essere costruita contro il vicino più grande», ha aggiunto Renzi.

«Per me è importante riconoscere che l'Italia ha uno spazio gigantesco se smette di piangersi addosso e riconosce che ciò che ci fa grandi è tutto qui. Per l'Italia occorre richiamare ciascuno alla singola responsabilità di prendere consapevolezza della straordinaria forza che abbiamo. L'Italia finirà se passerà la meraviglia, la capacità di stupirsi, mettersi in gioco», ha detto ancora il premier.

Calorosa accoglienza del popolo di Cl che ha tributato un lungo applauso a Renzi al suo ingresso nel grande padiglione della fiera dove tra poco terrà il suo intervento. Ad ascoltare il premier circa cinquemila persone: oltre tremila nel grande Auditorium e un altro paio di migliaia dai maxi schermi allestiti nel padiglione attiguo.

«Vorrei dirvi che non mi andava di venire e poi trovare i titoli dei giornali che comunque troveremo domani sull'accoglienza, più o meno calda o forte, politicamente intesa. Tuttavia abbiamo scelto di essere qui per rispondere a delle domande», ha affermato il premier all'inizio del suo intervento. «Voglio avere franchezza: non volevo venire al Meeting - ha esordito Renzi - ma non per un fatto ideologico. I miei predecessori a Palazzo Chigi hanno sempre scelto di venire magari per utilizzare questo luogo anche perché è una gigantesca agorà politica. Anche qualche predecessore alla guida del mio partito magari lo ha scelto più per l'aspetto legato all'economia».

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