Reddito di cittadinanza, ecco come cambierà: formazione obbligatoria e spinta all’occupazione

Reddito di cittadinanza, ecco come cambierà: formazione obbligatoria e spinta all occupazione
Reddito di cittadinanza, ecco come cambierà: formazione obbligatoria e spinta all’occupazione
di Francesco Bisozzi
4 Minuti di Lettura
Lunedì 9 Agosto 2021, 00:03 - Ultimo aggiornamento: 23:29

Nuovi parametri per distinguere i percettori del reddito di cittadinanza ritenuti occupabili da quelli che non lo sono e obbligo di seguire percorsi formativi ad hoc per i beneficiari senza titoli di studio adeguati. Ecco come potrebbe cambiare la misura bandiera dei Cinquestelle. Il premier Mario Draghi ha affermato di condividere il concetto alla base del reddito di cittadinanza, che in tempo di pandemia ha aiutato migliaia di famiglie travolte dalla crisi economica innescata dal coronavirus. Ma il pressing dei partiti all’interno della maggioranza (a incominciare dalla Lega) per rivedere il sussidio si fa sentire. Anche il ministro del Lavoro Andrea Orlando ha affermato in più di un’occasione che l’aiuto può essere migliorato. I Cinquestelle, però, sono disposti ad accettare solo qualche ritocco al loro cavallo di battaglia. La partita, insomma, è politica. Oggi il sussidio raggiunge 1,2 milioni di famiglie. I percettori occupabili sono più di un milione, ma quelli che hanno sottoscritto il patto per il lavoro restano una minoranza: sono meno di 400mila stando agli ultimi dati diffusi dall’Anpal. 

Draghi, concorrenza e Fisco prossime tappe dopo le ferie d'agosto. Cambia il reddito di cittadinanza?

Reddito di cittadinanza, la riforma

Come se ne esce? Il problema è che il 72% dei beneficiari in Italia ha al massimo un titolo di istruzione secondaria inferiore.

Coloro che accedono al beneficio e sono in possesso di un titolo di istruzione terziaria costituiscono il 2,7% dell’utenza. L’idea del ministero del Lavoro, che in realtà lavora alla riforma del reddito di cittadinanza da quando si è insediato il governo Draghi, è perciò quello di fissare l’obbligo per i percettori meno formati di seguire percorsi di studio e di riqualificazione professionale, pena la perdita della card. Per riflesso, la quota dei percettori tenuti a cercare un impiego si assottiglierebbe notevolmente: l’obbligo in questo modo riguarderebbe solo un terzo degli attuali percettori occupabili, ossia quelli con un titolo di istruzione secondaria superiore o di istruzione terziaria. E le offerte di impiego saranno più facilmente tracciabili. Anche i cosiddetti Puc, i progetti utili per la collettività, di cui sono responsabili i Comuni, non decollano. I Puc, all’inizio di quest’anno, coinvolgevano appena 5mila percettori.

Reddito di cittadinanza, così Draghi (e Orlando) vogliono cambiarlo: obiettivo azzerare i Neet

I sindaci ora chiedono che l’adesione ai Puc da parte dei beneficiari del sussidio che hanno sottoscritto i patti per il lavoro o quelli per l’inclusione sociale avvenga su base volontaria, come ribadito dal presidente dell’Anci Antonio Decaro al Messaggero. Anche quest’ultima richiesta potrebbe venire ascoltata e rientrare nel pacchetto di modifiche al reddito di cittadinanza a cui sta lavorando il ministero del Lavoro. Poi ci sono le osservazioni provenienti dal comitato scientifico per la valutazione del reddito di cittadinanza presieduto dalla sociologa Chiara Saraceno, istituito proprio dal ministro Orlando, che tra le altre cose chiede di rivedere l’obbligo di residenza in Italia da 10 anni per gli extracomunitari. In futuro potrebbero bastarne solo cinque. Il reddito di cittadinanza costa al momento 8 miliardi di euro l’anno e assicura in media 581 euro a oltre un milione di famiglie corrispondenti a 2,8 milioni di persone. Oggi la maggiore presenza di beneficiari del sussidio si rileva nel sud e nelle isole, dove risiede il 70,5% del totale delle persone soggette al patto per il lavoro.

Video

© RIPRODUZIONE RISERVATA