Profughi dell'Ucraina per spiagge e alberghi: «Manca il personale»

Gli operatori: i rifugiati al posto di chi preferisce il reddito di cittadinanza

«Manca il personale». I profughi dell’Ucraina per spiagge e alberghi
«Manca il personale». I profughi dell’Ucraina per spiagge e alberghi
di Gianluca De Rossi
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Giovedì 14 Aprile 2022, 07:59 - Ultimo aggiornamento: 08:00

Sarà il tepore primaverile spinto dall'anticiclone africano che sta alzando le temperature dopo il freddo dei giorni scorsi, o forse solo l'avvicinarsi della Pasqua, ma in molti cresce la voglia di andare al mare. Ma come si potrà andare in spiaggia? Ci saranno ancora restrizioni dettate dalle misure di prevenzione per il Covid? La risposta l'ha data il Ministero della Salute: via distanze e numero chiuso sulle spiagge, e al mare, dunque, torna l'era pre Covid. Gli unici accorgimenti da rispettare sono privilegiare l'accesso agli stabilimenti tramite prenotazione, favorire le modalità di pagamento elettroniche, organizzare gli spazi in modo da consentire l'accesso agli stabilimenti in modo ordinato, senza code e assembramenti di persone, igienizzare gli spazi comuni, spogliatoi, docce, servizi igienici, lettini e sedie a sdraio. A Rimini, tuttavia, è stato deciso di mantenere le distanze tra gli ombrelloni introdotte nelle ultime due estati. Ma gli stabilimenti balneari sono pronti ad accogliere i turisti e i vacanzieri di prossimità?

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Il nodo lavoratori

Sono molti gli operatori a lamentare la carenza di lavoratori stagionali: «Difficile trovarli, quest'anno ancora di più», fanno sapere sia il Sib, il Sindacato balneari, sia Assobalneari. Ma dove non vogliono operare i lavoratori italiani si aprono le porte ai rifugiati ucraini, quelle persone scappate dalla guerra che quel lavoro lo accettano molto volentieri. E con lo status di rifugiato i cittadini ucraini potranno svolgere lavoro dipendente, stagionale o autonomo, perché l'accoglienza dei profughi ha forzato i limiti imposti ogni anno all'accesso al lavoro in Italia dei cittadini extracomunitari, spalancando le porte del lavoro a tutte le persone in fuga dall'Ucraina.

Unico requisito il possesso della richiesta del permesso di soggiorno presentata in Questura e legata alla protezione temporanea Ue, protezione che dà diritto a un anno di lavoro, rinnovabile per altri due periodi di 6 mesi ciascuno. «In tutta Italia abbiamo aperto le porte degli stabilimenti a chi fugge dalla guerra - dice Enrico Schiappapietra, vice presidente Sib -. E non offriamo solo ospitalità, ma anche lavoro per sostituire quei lavoratori stagionali che preferiscono tenersi il reddito di cittadinanza e non lavorare».

Le mansioni

Quali lavori posso fare i rifugiati ucraini nel settore turistico e sulle spiagge? «Se parlano un po' di italiano possono fare gli assistenti nello stabilimento, accompagnando i bagnanti all'ombrellone, oppure gli steward agli ingressi, le baby sitter ai bambini in spiaggia - dice Riccardo Padovano Lacchè, presidente del Sib Abruzzo -. Oppure operare alla reception, in cucina o nel servizio di pulizia delle camere. Ho già assunto una persona fuggita dalla guerra: è una mamma 50enne di due ragazzi, parla inglese e mastica un po' di italiano. Mi ha chiesto un lavoro per il figlio 15enne, che ha portato con sé fuggendo dal Donbass, ma non l'ho potuta accontentare perché lui è troppo giovane, mentre il marito e l'altro figlio 18enne sono rimasti in patria a combattere».

Porte aperte ai profughi ucraini anche negli stabilimenti del Lazio: «Abbiamo già concretamente aiutato la popolazione ucraina inviando aiuti ma ora possiamo fare di più - dice Massimo Perin, Assobalneari Lazio -. In tutta Italia abbiamo deciso di aprire le porte ai rifugiati, che sono principalmente donne e bambini. Li accogliamo in spiaggia e ben vengano i lavoratori ucraini. Ad aprile e maggio andranno formati per operare durante la stagione a fianco ad altri lavoratori con vitto, alloggio e un buon stipendio garantiti».

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