Vaticano, Becciu a processo per l'immobile di Londra. E c'è anche il leccese don Mauro Carlino

Vaticano, Becciu a processo per l'immobile di Londra. E c'è anche il leccese don Mauro Carlino
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Sabato 3 Luglio 2021, 18:08 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 07:43

Il cardinale Becciu e altri 9 imputati andranno a processo il prossimo 27 luglio nell'ambito dell'inchiesta di compravendite immobiliari milionarie all’estero e l'acquisto "gonfiato", da qui è partito tutto, di un immobile a Sloane Avenue a Londra. L'ex sostituto alla Segreteria di Stato della Santa Sede, il cardinale Angelo Becciu docvrà rispondere di peculato, abuso d'ufficio, subornazione di teste. 

I nove imputati e le accuse

Insieme a lui, sono coinvolti  - per truffa e estorsione -  nove altre persone. Si tratta di Cecilia Marogna, Fabrizio Tirabassi (un funzionario della Segreteria di Stato), gli uomini d'affari Gianluigi Torzi e Enrico Crasso e il monsignor leccese Mauro Carlino (che reggeva l'ufficio documentazione della segreteria  del Vaticano e segretario dell'ex cardinale Angelo Becciu). E, infine,  Raffaele Mincione, finanziere italo-svizzero che gli inquirenti non esitano ad indicare come il "dominus indiscusso delle politiche di investimento di una parte considerevole delle finanze della Segreteria di Stato". 

don Mauro Carlino

A Torzi, Tirabassi, Crasso e Squillace viene contestata la truffa poi in relazione all'operazione che ha portato la segreteria di Stato, nella persona di monsignor Alberto Perlasca, per uscire dal fondo Athena di Mincione, a sottoscrivere i due accordi (Framework Agreement e Share Purchase Agreement) con la Gutt Sa di Torzi, consentendo al banker di trattenere 1.000 azioni con diritto di voto che di fatto impedivano alla Segreteria di Stato, nonostante in possesso di 30.000 azioni senza diritto di voto, di disporre dell'immobile di Londra, tanto che per acquisirlo, tra aprile e maggio 2019, la Segreteria di Stato ha dovuto corrispondere a Torzi, «senza alcuna valida ragione giuridica ed economica, la somma di 15 milioni di euro».

A Squillace e Torzi i magistrati pontifici contestatano anche l'appropriazione indebita perché, abusando del possesso fiduciario delle azioni della Gutt Sa, si sarebbero appropriati di 900.000 sterline «a titolo di corrispettivo previsto da un 'Advisory Agreement' tra la 60 SA e la Sunset Enterprise Ltd, avente ad oggetto la ristrutturazione dei debiti in capo alla 60 SA, mai approvato dalla Segreteria di Stato» e di 224.640,00 sterline trasferite a Squillace «dal conto della 60 SA Limited» a titolo di corrispettivo di attività di consulenza legale che, secondo i magistrati vaticani, in realtà non sarebbero mai state rese alla 60 Sa Limited e che, comunque, sono state disconosciute dalla Segreteria di Stato essendo Squillace «legale di Gianluigi Torzi ed avendo posto in essere prestazioni professionali nell'esclusivo interesse di quest'ultimo».

A vario titolo a Squillace e Torzi vengono contestati anche il riciclaggio e l'autoriciclaggio.

A Carlino, Crasso, Tirabassi e Torzi viene poi contestata l'estorsione in relazione ai 15 milioni di euro versati dalla Santa Sede a Torzi per rimettere le mille azioni con diritto di voto di Gutt Sa, dopo una trattativa che ha visto coinvolti diversi emissari della Segreteria di Stato e che ha portato il banker molisano ad avanzare le sue richieste perfino a margine di un incontro con il Papa il 26 dicembre 2018.

L'avvocato di don Carlino

La difesa di monsignor Carlino, con riferimento alla nota del Vaticano in cui si annunciano dieci rinvii a giudizio in relazione all'inchiesta sull'immobile londinese, «in attesa di ricevere la notifica nelle doverose forme di legge degli atti ai quali si fa riferimento manifesta sorpresa e rincrescimento in ordine al fatto che abbiano potuto essere considerate integranti estremi di reato, da parte dell'Ufficio Inquirente, attività del predetto poste in essere nell'esclusivo interesse della Segreteria di Stato Vaticana e su disposizione dei Superiori, a cui monsignor Carlino ha sempre prestato leale e doverosa obbedienza». «Infatti, - scrive l'avvocato Salvino Mondello - nella vicenda dell'immobile di Londra lo stesso è intervenuto soltanto, su comando, per far ottenere alla Segreteria di Stato un risparmio di ben 5 milioni di euro (da 20 a 15) rispetto alle pretese di Giancarlo Torzi. Appare quantomeno incomprensibile che un'attività meritoria, già accertata nei suoi termini fattuali, che non ha comportato alcun personale vantaggio per monsignor Carlino ed ha, al contrario, determinato un significativo risparmio economico per la Segreteria di Stato, abbia potuto dar luogo ad una richiesta di citazione a giudizio» «Il processo - il cui inizio appare indicato in termini di singolare brevità e compressivi del concreto esercizio del diritto di difesa, specie se rapportati ad una indagine estremamente voluminosa, durata quasi due anni e che ha avuto ampia risonanza mediatica, oltre ad aver comportato lo svolgimento di atti presso giurisdizioni estere - costituirà comunque l'occasione per l'accertamento della totale insussistenza delle accuse nei confronti di monsignor Mauro Carlino e per il riconoscimento della sua profonda dirittura etica. La difesa di Mons. Carlino si dichiara pienamente fiduciosa nell'opera della Magistratura vaticana», conclude il legale.

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