Pnrr, inchiesta della Ue sugli impegni per il Sud

Pnrr, inchiesta della Ue sugli impegni per il Sud
di Marco Esposito
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Sabato 9 Ottobre 2021, 13:29 - Ultimo aggiornamento: 20:14

L'Europa vuole veder chiaro sul Pnrr e sugli impegni del governo italiano per il Mezzogiorno. Il Parlamento europeo, infatti, non soltanto ha giudicato «ricevibile» la petizione presentata da 500 sindaci meridionali per il rispetto dell'obiettivo del riequilibrio territoriale, ma ha chiesto alla Commissione europea «di condurre un'indagine preliminare» sull'oggetto della petizione, e cioè sul rischio che «l'uso delle risorse del Next Generation Eu all'interno del Pnrr italiano» porti una ulteriore «divaricazione economica, sociale e territoriale ai danni del Mezzogiorno d'Italia», come si legge nella petizione 0515/2021. La lettera è firmata da Dolors Montserrat, europarlamentare spagnola del Partito popolare europeo e presidente della Commissione per le petizioni. È indirizzata a Davide Carlucci, sindaco di Acquaviva delle Fonti e portavoce della Rete dei 500 sindaci del Recovery Sud, Rete che si ritroverà proprio nella cittadina in provincia di Bari il 16 e 17 ottobre.

Al Mezzogiorno, aveva sottolineato da subito il premier Mario Draghi quando ha illustrato il Pnrr, è destinato il 40% delle risorse territorializzabili, cioè una somma stimata in 82 miliardi di euro. «Quei miliardi sembrano una cifra enorme - dice Carlucci - ma non lo sono perché il meccanismo dei finanziamenti messi a bando rischia di avvantaggiare i più dotati Comuni del Nord.

Come posso io, con 54 dipendenti, competere con Feltre che a parità di abitanti ne ha 125? Come può Andria, con 290 dipendenti, competere con Piacenza che ne ha 630?». Un tema ben chiaro al sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, che troverà una macchina comunale ai minimi termini dopo un decennio di tagli.

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e da sindaci e governatori del Sud, non si riferisce all'intera somma del Piano ma solo alla quota spendibile nei territori e questo porta - si denuncia i - un taglio di 7 miliardi. Una cifra di cui però non si è mai parlato. Lo spiega con un tweet la ministra del Sud Mara Carfagna: «Le opere territorializzabili sono strade, ferrovie, asili, porti, sanità eccetera; quelle non territorializzabili satelliti, portali turistici, cybersecurity. Mi spiace molto - sottolinea la ministra - vedere riaccendersi la risibile polemica sulla quota Sud del Pnrr, fondata su informazioni poco corrette». Il riferimento è alle dichiarazioni preoccupate dei presidenti della Campania, Vincenzo De Luca, e della Puglia, Michele Emiliano. Per capire come funziona il 40%, secondo la ministra, «basta leggere le carte».

In effetti nessuno nel governo ha mai sostenuto che il 40% si calcoli sull'intera cifra di 222 miliardi di euro del Pnrr più il Fondo complementare. Tuttavia le preoccupazioni di governatori e sindaci sono comprensibili sia per la falsa partenza di alcuni bandi (nodo riconosciuto dalla stessa Carfagna), sia perché negli investimenti non territorializzabili non ci sono soltanto satelliti e cybersicurezza, ma interventi che nelle tabelle consegnate al Parlamento europeo (e non a quello italiano) hanno una destinazione territoriale ben precisa. La somma di maggior rilievo riguarda il sistema di segnalazione ferroviaria Ertms, cioè un modello intelligente di controllo del traffico dei treni, che da solo vale 2,97 miliardi di euro ed è una delle voci più consistenti nel capitolo Infrastrutture. Tale innovazione si effettuerà su 178 specifiche tratte, di cui appena un decimo nel Mezzogiorno. Se si considera (come giusto che sia) tale investimento tra quelli riferibili ai territori, cambia la proporzione tra aree geografiche. Un dettaglio - se può dirsi dettaglio un intervento da quasi 3 miliardi di euro - su cui il governo non ha ancora fatto chiarezza. Anzi. In Italia si afferma: «Più del 50 per cento del totale degli investimenti in infrastrutture è diretto al Sud». E a Bruxelles si comunica: «Overall, railway investments in the South of Italy under the Rrf are estimated to amount to around 40% of total investments», dove Rrf sta per Pnrr e la differenza di sigla ci può stare, ma 50 a Roma diventa 40 a Bruxelles e sui numeri non si dovrebbe scherzare.

Anche il problema dei bandi che non vanno cove dovrebbero è concreto. Non solo, come ha denunciato Il Mattino, i bambini di Venafro resteranno nei prefabbricati perché il loro Comune è stato scavalcato da Milano nella graduatoria riservata alle aree svantaggiate, ma addirittura sul tema degli interventi idrici la Regione con le maggiori carenze nella distribuzione di acqua, la Sicilia, si è vista respingere dal ministero delle Politiche agricole tutti i 31 progetti presentati per il Pnrr, per un totale di 400 milioni. Erano sbagliati, ha spiegato in Parlamento Stefano Patuanelli e non c'è da dubitare delle sue parole; tuttavia l'obiettivo del Pnrr non è quello di fare la classifica delle amministrazioni capaci e di quelle arruffone, bensì di favorire in cinque anni uno straordinario salto di qualità per l'intero Paese: realizzando asili nido dove ci sono bambini senza asilo, reti idriche dove l'acqua non arriva, treni veloci dove la rete di trasporti è vetusta, posti di terapia intensiva nei luoghi dove c'è carenza. E se tali servizi essenziali sono insufficienti soprattutto al Sud, è lì che bisogna concentrare gli interventi, anche indipendentemente dalle percentuali programmate. Conviene capirlo da soli, senza aspettare che lo dica Bruxelles.

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