Pensioni, cosa può cambiare nel prossimo decreto? Dagli aumenti a Opzione donna e uscita anticipata

Il nodo centrale da sciogliere è l'aumento delle pensioni minime

Pensioni, cosa può cambiare nel prossimo decreto? Dagli aumenti a Opzione donna e uscita anticipata
Pensioni, cosa può cambiare nel prossimo decreto? Dagli aumenti a Opzione donna e uscita anticipata
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Venerdì 28 Aprile 2023, 14:46 - Ultimo aggiornamento: 18:14

Decreto Lavoro, si metterà mano anche alle pensioni? Il nodo centrale da sciogliere è l'aumento delle pensioni minime e la riforma dei requisiti per accedere a Opzione donna. Temi che si incrociano in modo problematico con il taglio del cuneo fiscale. Tradotto: il governo sarà chiamato a fare delle scelte. 

 

In pensione prima

Nella bozza del Decreto ci sarebbe intanto la proroga del contratto di espansione che è un modo per andare in pensione cimque anni prima. Ne abbiamo scritto qui. 

La proroga sarebbe di due anni.

Come funziona il contratto di espansione? Riguarda le aziende con più di 50 dipendenti. Prevede un accordo per un prepensionamento fino a 5 anni di anticipo sul raggiungimento della pensione di vecchiaia (67 anni di età e 20 di contributi) o della pensione anticipata (42 anni e 10 mesi, le donne 41 anni). 

 

Opzione donna

Verranno ritoccati i requisiti? Ad oggi può andare in pensione una lavoratrice che ha compiuto i 60 anni entro il 31 dicembre 2022, con la possibilità di ridurre il requisito anagrafico di 1 anno per ogni figlio, per un massimo però di 2 anni. Nel frattempo bisogna aver raggiunto i 35 anni di contributi (requisito rimasto invariato), oltre a far parte di una tra queste categorie: invalidità, caregiver, licenziate o impiegate in aziende in crisi.

Il punto è che dopo la stretta introdotta dal governo le richieste di accesso a Opzione donna sono calate. Questo indurrà il governo a non toccare il provvedimento?

Aumenti delle pensioni minime

Ci sono due possibilità: anticipare la rivalutazione straordinaria del 2,67% per le pensioni minime in programma per il 2024. Oppure anticipare il conguaglio della rivalutazione 2023, riconoscendo alle pensioni quello 0,8% di differenza tra il tasso provvisorio utilizzato dall’Inps e quello definitivo accertato dall’istat. In questo ultimo caso gli aumenti (molto contenuti) riguarderebbero tutti. Per un assegno di 1.000 euro ci sarebbero circa 8 euro in più al mese.

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