Omicron 2 è «più difficile da tracciare», dai sintomi alla mutazione ecco i segnali d'allarme in Gran Bretagna

L'Oms ha istituito a gennaio un gruppo di lavoro sulle origini dei nuovi patogeni

Omicron 2 è «più difficile da tracciare», dai sintomi alla mutazione ecco i segnali d'allarme in Gran Bretagna
Omicron 2 è «più difficile da tracciare», dai sintomi alla mutazione ecco i segnali d'allarme in Gran Bretagna
di Raffaele Alliegro
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Martedì 1 Febbraio 2022, 11:57 - Ultimo aggiornamento: 15:57

Quella di Omicron è una famiglia abbastanza numerosa. E Omicron 2, una delle sorelle della variante principale, è più difficile da tracciare. L'allarme, rilanciato dalla stampa britannica, è partito in questi giorni dal Regno Unito. La prima versione della variante Omicron del virus era relativamente facile da individuare a causa di una sua specifica stranezza, l'eliminazione di un gene spike, che l'ha fatta subito risaltare nei test. Ma il nuovo ceppo non sembra avere questa caratteristica, il che rende più difficile il monitoraggio.

Omicron 2, sintomi e tracciamento

 

Rapidissima nel diffondersi, la variante Omicron del Covid è del resto ancora un mistero ed è già scattata la caccia ai dati capaci di chiarire se e quanto le tre sorelle (chiamate BA.1, BA.2 e BA.3) si somiglino.

Attualmente il maggior numero di domande riguardano la BA.2, identificata anche in Italia. Ed è ovvio che raccogliere le sequenze genetiche è il primo passo per scoprirla e tracciarla. I primi segnali del suo arrivo erano stati previsti già in dicembre grazie allo studio statistico condotto in Gran Bretagna dall'italiano Livio Fenga. «La presenza in Italia della nuova variante che si stava diffondendo dalle regioni settentrionali era stata individuata già alcune settimane fa, molto prima dell'identificazione della sequenza genetica», afferma Fenga, dell'università britannica di Exeter: «Strumenti di analisi come questi sono molto importanti per riuscire a giocare d'anticipo sull'arrivo delle nuove varianti».

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In questo quadro, diventa un nuovo ostacolo da superare il fatto che per Omicron 2 sia più difficile il monitoraggio. Bisognerà infatti prevedere ulteriori analisi di laboratorio dei campioni sottoposti a test, riporta l'Independent, per rilevare questa specifica mutazione del Covid che potrebbe anche diventare prevalente nel tempo. Il dottor Tom Peacock, uno dei primi virologi a lanciare l'allarme su Omicron, ha infatti dichiarato al Daily Mail: «Non sarei sorpreso se BA.2 sostituisse lentamente Omicron nei prossimi mesi». Lo scienziato dell'Imperial College ha comunque tranquillizzato sulla pericolosità di questa ulteriore mutazione, affermando sul Daily Mail che «le prime osservazioni in India e Danimarca suggeriscono che non vi è alcuna differenza drammatica nella gravità» della variante.

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Intanto i ricercatori sono al lavoro per ricostruire l'origine di Omicron, ma neppure questa strada è semplice. Ad esempio, è un mistero l'assenza di legami tra l'ultima variante e quelle che l'hanno preceduta, come Alfa e Delta: «Sembra uscita dal nulla», dicono gli esperti. Capire l'origine di Omicron potrebbe aiutare a comprendere in quali condizioni possono formarsi nuove mutazioni e forse a prevenirle.

 

Tanto che l'Organizzazione mondiale della sanità ha istituito a gennaio un gruppo di lavoro sulle origini dei nuovi patogeni e per febbraio è atteso un primo rapporto. Sull'analisi delle mutazioni partono anche gli studi sulla virulenza di Omicron, come quello pubblicato sulla rivista Microbial pathogenesis da Ali Adel Dawood, dell'Università irachena di Mosul, secondo cui l'aumento della frequenza delle mutazioni di Omicron può far aumentare la risposta immunitaria e ridurre la virulenza del virus Sars Cov-2.

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