Olga, in salvo per la seconda volta: nel 1999 il primo sbarco sulla costa salentina

Olga, in salvo per la seconda volta: nel 1999 il primo sbarco sulla costa salentina
di Leda CESARI
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Giovedì 3 Marzo 2022, 08:05 - Ultimo aggiornamento: 15:54

Una borsa e sua madre: questo è tutto ciò che Olga, in fuga dalla guerra che sta insanguinando l'Ucraina, è riuscita a portare con sé scappando da Kiev, e dal bunker a sud della città in fiamme dove aveva trovato riparo con altri disperati. È arrivata ieri a Chisinau, dopo una fila di molte ore al confine, e lì ha trovato tutto ciò che serve a chi non ha più niente, giusto per non morire: cibo, acqua, vestiti, riposo. E l'uomo che le ha salvato la vita per la seconda volta nella sua esistenza, indicandole l'itinerario preciso da seguire per sfuggire al coprifuoco e alle bombe dei russi che stanno distruggendo un intero Paese.

La seconda fuga con un numero di telefono in tasca


Era il lontanissimo 1999, infatti, quando Olga, all'epoca una ragazzina appena uscita dall'adolescenza, approdò sulle coste del Salento in un barcone, al seguito di quella massa oceanica di disperati che aveva le spiagge pugliesi come ultima prospettiva esistenziale. Finì al centro Regina Pacis di San Foca, dove rimase un anno lavorando come badante in un paese della provincia prima di optare per altri luoghi d'Italia, dove è rimasta per dieci anni prima di decidere di tornare nel suo Paese. «Non la vedevo da allora: abbiamo fatto fatica a riconoscerci. Ma lei aveva mantenuto il mio contatto telefonico: mi ha chiamato, l'abbiamo aiutata ad arrivare fin qui», racconta don Cesare Lodeserto, a capo del centro d'accoglienza di Chisinau dove oggi, nell'intensificarsi quotidiano del flusso dei profughi, sono arrivati anche i venti bambini italiani con relative famiglie messi in salvo dall'ambasciatore italiano a Kiev.

Alcuni appena nati, e già immersi in una vita tormentata.

Il passaggio alla frontiera


Alla frontiera tra Ucraina e Moldavia si passa sempre con sempre maggiore difficoltà: soprattutto gli uomini in età da combattimento, che vengono bloccati al confine e costretti a imbracciare il fucile. Ma Olga no: lei ha solo sua madre, che ha camminato come lei per oltre 50 chilometri a piedi per trovare la salvezza - per la seconda volta nella sua vita - al Regina Pacis. «Mi ha telefonato e mi ha chiesto aiuto. Era nascosta in un bunker, ma non ce la faceva più a stare lì, al buio e al freddo. Pur con molte difficoltà di comunicazione siamo riusciti a indicarle il tragitto migliore per passare la frontiera in sicurezza, evitando i pericoli della situazione bellica: niente strade principali, niente villaggi, sempre e solo vie di campagna. Ce l'ha fatta, per fortuna. Ci siamo abbracciati, poi ha trovato sistemazione al centro, insieme a sua madre».
Oggi Olga è al sicuro, ora come allora. Ma non vuole lasciare per sempre il suo Paese, la scelta di tornarci l'ha fatta dieci anni fa. Aspetta di capire come andranno le cose, e come andrà questa guerra che l'ha costretta di nuovo a scappare, come quando era ragazzina. E per la seconda volta ha davanti il dilemma: partire o restare?

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