Nozze gay, la Boschi: «Ora la legge in Italia». Ma in Senato l'intesa è lontana

Nozze gay, la Boschi: «Ora la legge in Italia». Ma in Senato l'intesa è lontana
di Sonia Oranges
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Domenica 24 Maggio 2015, 06:27 - Ultimo aggiornamento: 11:28
La via delle unioni civili all'italiana, per ora, resta in salita. Il ddl che prende il nome dalla relatrice piddina Monica Cirinnà, è a un passaggio cruciale nella commissione Giustizia di Palazzo Madama, dovendo superare lo scoglio dei quasi quattromila emendamenti presentati in larga parte dall'alfaniano Carlo Giovanardi (un paio di migliaia), dal forzista Lucio Malan (700) e dal gruppo azzurro (poco meno di 200), con un evidente obiettivo ostruzionistico: in pratica, se in commissione ci sono i voti per approvare il testo (favorevoli i democratici, Sel e il M5S, contro il "no" di Fi, Lega e Ncd), per arrivare alla conta finale potrebbero trascorrere anche anni, almeno sulla carta.



Tre anni e mezzo, a essere precisi, ovvero 193 settimane, sempre che la commissione si dedichi unicamente a questo provvedimento, accantonando altre misure di peso, come quelle sulla prescrizione o le altre sulla tortura, che pure attendono di essere esaminate.



LA VIA D'USCITA

Un "cul de sac", visto che in commissione non c'è contingentamento o "canguro" che tenga. L'unica via di uscita sarebbe la calendarizzazione del testo in aula, deciso dai capigruppo, che ne imporrebbero l'esame anche se la commissione non avesse terminato il lavoro, e senza parere del relatore. Un caso improbabile, visto che a prendersi la responsabilità di dare parere positivo dovrebbe essere il governo che, in tutta evidenza, sul tema si muove senza vincolo di maggioranza. Ed è escluso che il presidente del Consiglio Matteo Renzi voglia minare gli equilibri interni al suo esecutivo in nome delle unioni civili che, varate senza l'alleato centrista, segnerebbero un punto a favore della sinistra del piddina. Molto più probabilmente, trascorsa quest'ultima settimana di campagna elettorale, si apriranno le trattative tra Pd e Ncd per trovare un accordo che permetta anche agli alfaniani di votare il testo Cirinnà, considerato troppo radicale in casa Ndc, dove si vorrebbe privilegiare il riconoscimento di diritti individuali e non di coppia.



«Il Pd non si tira indietro rispetto a questa battaglia di civiltà. Lo faremo subito dopo le elezioni. C'è la volontà di arrivare fino in fondo», ha detto ieri la ministra delle Riforme Maria Elena Boschi, commentando l'esito del referendum irlandese. E il capogruppo di Ncd al Senato, Renato Schifani: «Mi auguro che il dibattito sia deideologizzato e confido che il lavoro di mediazione trovi un punto di sintesi».

Di fatto, il ddl ripropone il modello tedesco in cui sotto l'ombrello del nuovo istituto delle unioni civili, si riunificano praticamente tutti i diritti appannaggio del matrimonio, fatta esclusione per l'adozione, ma permettendo comunque la "stepchild adoption", l'adozione da parte di uno dei due componenti di una coppia, del figlio, naturale o adottivo, del partner. Una maniera per aggirare il ricorso al cosiddetto "utero in affitto", secondo gli alfaniani. «La Costituzione riserva il matrimonio alla famiglia naturale, in quanto aperta alla procreazione. Cosa diversa è riconoscere alle persone che convivono diritti e doveri di mutuo soccorso morale e materiale. Non, tuttavia, le adozioni nel nome dei diritti dei minori, né la pensione di reversibilità», ha ribadito il senatore di Ncd Maurizio Sacconi.



BOLDRINI: «TOCCA A NOI»

E proprio su questi due punti potrebbe essere trovata un'intesa, escludendo dal testo la possibilità per il partner superstite di fruire della pensione di reversibilità, anche in previsione di una bocciatura della norma da parte della commissione Bilancio, in assenza della necessaria copertura economica. Ed escludendo, assai più dolorosamente per il Pd, l'adozione interna alla coppia. "Chi si oppone a questa elementare misura di civiltà e punta a snaturare il ragionevole compromesso del testo in discussione in Senato, non è soltanto fuori dall'Europa: è fuori dal nostro tempo, dalla cultura del XXI secolo, dal diritto europeo", ha commentato caustico il senatore democratico Sergio Lo Giudice. E la stessa presidente della Camera Laura Boldrini ha sottolineato: «E' tempo che anche l'Italia abbia una legge sulle unioni civili. Essere europei significa riconoscere i diritti».