Migranti, assalto ai treni a Budapest, i profughi si rifiutano di scendere: scontri con la polizia

Migranti, assalto ai treni a Budapest, i profughi si rifiutano di scendere: scontri con la polizia
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Giovedì 3 Settembre 2015, 10:19 - Ultimo aggiornamento: 4 Settembre, 08:48

Ancora tensione a Budapest dove migliaia di migranti si trovano nella stazione Keleti dopo che la polizia ha tolto il blocco. In centinaia hanno dato l'assalto ad un treno fermo a un binario e diretto alla frontiera ovest. Gli altoparlanti continuano comunque a diffondere annunci che non partiranno treni diretti in Europa occidentale.

Tafferugli tra migranti e polizia ungherese sono scoppiati a Bicske, a ovest di Budapest, dove le autorità hanno fermato un treno carico di profughi.

Lo riferisce la Bbc. La polizia ha cercato di far scendere i migranti dal treno, ma questi ultimi hanno rifiutato.

La polizia stamattina ha tolto il doppio cordone davanti alla stazione e i migranti hanno subito invaso la sala grande. Nello stesso tempo, la direzione delle ferrovie ha annunciato il blocco di tutti i treni internazionali. Nonostante questo, i migranti si sono riversati in un treno, destinato ad una linea interna, diretto verso la frontiera ovest, a Sopron, non sapendo che non andrà oltre. Molti si sono aggrappati alle porte dei vagoni non potendo entrare, ed invaso anche la banchina lungo il treno che non si sa se e quando potrà partire. I migranti dicono ai giornalisti che con questo treno raggiungeranno la Germania.

Le nuove regole

«Non costruiamo il muro per divertimento ma perché è necessario», ha detto il premier ungherese Viktor Orban in un intervento sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung. «Se non riusciamo a difendere i nostri confini Schengen è a rischio», aggiunge, sostenendo che «ogni politico europeo che prometta una vita migliore e incoraggi a lasciare tutto e rischiare la vita per venire in Europa, è irresponsabile».

«Nessuno può lasciare l'Ungheria senza essere stato registrato. Non si tratta di una strategia ma di applicazione delle leggi e delle regole europee», ha aggiunto Orban in una conferenza stampa col presidente del Parlamento europeo Martin Schulz. «Detto tra noi, il problema non è europeo, è un problema tedesco. Tutti vogliono andare in Germania. Nessuno vuole restare in Ungheria, Slovacchia o Estonia. Vogliono andare tutti in Germania», ha aggiunto. «I leader europei hanno dimostrato chiaramente di non essere in grado, di non avere la capacità di gestire la situazione». «È noto che tocca ai singoli Paesi controllare le frontiere esterne. E questo sta facendo l'Ungheria».

E con il voto di stamani in Parlamento a Budapest il premier ungherese Viktor Orban conta, «a partire dal 15 settembre, passo dopo passo», di riprendere «il controllo delle frontiere. Ora - spiega - c'è una settimana in cui informeremo tutti sulle nuove regole e dopo - avverte - le metteremo in pratica».

«In Parlamento abbiamo appena approvato un nuovo pacchetto di regole ed abbiamo una barriera e potrà cambiare la situazione a partire dal 15 di settembre. Ora c'è una settimana per la preparazione, informeremo tutti - spiega Orban -. I richiedenti asilo, i trafficanti e i Paesi vicini su quale sia il regolamento legale in Ungheria, quali saranno le nuove pratiche, come si viene in Ungheria e come non si può venire in Ungheria. Dopo quella settimana utilizzeremo questo nuovo sistema di regole».

La replica della Merkel

«La Germania fa ciò che è moralmente e giuridicamente dovuto. Né di più, né di meno», ha detto Angela Merkel replicando, da Berna, alle accuse del premier ungherese.

Il naufragio

Una nave con almeno 70 persone a bordo, molto probabilmente migranti indonesiani, è affondata davanti alla costa occidentale della Malaysia provocando la morte di almeno 13 persone. Per il momento i sopravvissuti, tratti in salvo da pescatori locali, sono 13. Lo riporta la Bbc.

I numeri sul braccio

La polizia ceca non scriverà più i numeri sulle braccia dei migranti, una pratica che ieri aveva scatenato la polemica. Lo ha comunicato una portavoce precisando che la pratica, adottata in una situazione caotica, serviva ad evitare che i bambini fossero separati dalle madri. I numeri verranno ora scritti su una fascia messa al polso.

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