Mattarella, il giuramento: «Ridare fiducia nella politica»

Sergio Mattarella
Sergio Mattarella
di Paolo Cacace
3 Minuti di Lettura
Martedì 3 Febbraio 2015, 05:45 - Ultimo aggiornamento: 09:05
Ecco finalmente il Mattarella day. Tra campane a festa, salve di cannone, onori militari, Sergio Mattarella giura stamane sulla Costituzione come dodicesimo Presidente della Repubblica e pronuncia l'atteso discorso d'insediamento davanti ai «grandi elettori» riuniti nel Palazzo di Montecitorio.



Quindi seguendo una rigorosa liturgia - dopo l'omaggio al Milite Ignoto - avverrà la cerimonia nel cortile d'onore del Quirinale e il nuovo capo dello Stato accoglierà nella sala dei Corazzieri del Quirinale le alte cariche della Repubblica e tutti i leader dei partiti politici. Ci saranno naturalmente il presidente supplente Pietro Grasso e il presidente emerito Giorgio Napolitano (che consegnerà a Mattarella le insegne di cavaliere di Gran croce ,massima onorificenza della Repubblica). Tra i leader ci sarà anche Silvio Berlusconi mentre Beppe Grillo ha declinato l'invito.



DIMISSIONI DALLA CORTE

Naturalmente i riflettori sono puntati sul discorso d'investura di Mattarella cui il neo-eletto ha lavorato intensamente per gran parte della giornata di ieri con i principali collaboratori; un lungo confronto interrotto soltanto dall'espletamento delle ultime pratiche di Mattarella al palazzo della Consulta e quindi dalle dimissioni come giudice costituzionale.



Mattarella ha lavorato al testo fino a sera inoltrata, limando termini e concetti; il tutto nel segno di quella sobrietà che sarà una delle caratteristiche del settennato.



Sarà un discorso dal tono asciutto, niente affatto aulico o paludato in cui si sottolineerà la necessità che le istituzioni si rinnovino e siano realmente vicine ai bisogni della gente comune. Bisogna riconnettere i cittadini alle istituzioni - dirà Mattarella - che indicherà una strada precisa: «Occorre dare risposte positive a quei cittadini che hanno perso la fiducia nelle istituzioni e nella politica». Quindi nessun attacco frontale all'antipolitica, ma un ragionamento in positivo per comprendere le ragioni di chi - soprattutto di fronte alla corruzione dilagante che ha investito anche il mondo della politica - non si fida più dei poteri pubblici.



«Bisogna dare risposte positive alla gente comune», sarà l'appello di Mattarella; il che significa offrire «speranze» a chi non ha mai avuto un lavoro oppure l'ha perso. Insomma, la linea-guida è quella di ricucire in senso unitario il tessuto nazionale. E in tale contesto non mancherà un vigoroso sostegno alle riforme soprattutto a quella costituzionale per superare il bipartitismo perfetto. Forse un anticipo di quella «moral suasion» che Mattarella - come i suoi predecessori - non mancherà di esercitare.

Strettamente connesso al ragionamento interno ci sarà lo scenario europeo; sì perché - ricorderà il nuovo capo dello Stato - non è più possibile dare risposte nazionali ai nostri problemi. Serve una visione più ampia che può essere solo quella dell'Europa unita. Un'Europa in cui non prevalgano le ragioni dell'austerità ma quelle della solidarietà e dello sviluppo economico.



I NUOVI ORRORI

Centrale nell'intervento di Mattarella e non potrebbe essere altrimenti se si tiene conto della significativa visita fatta sabato scorso, subito dopo l'elezione, ai martiri delle Fosse Ardeatine è quello del «no» categorico agli orrori dell'antisemitismo, del razzismo. Ma anche un invito a non abbassare la guardia di fronte ai «nuovi orrori» incarnati in questa fase storica dal terrorismo e dall'estremismo islamico truculento e sanguinario dell'Isis.



La necessità che l'Italia e l'Europa non perdano colpi sul fronte della sicurezza interna sarà ribadita con forza da Mattarella, che - non va dimenticato - come ministro della Difesa nei primi anni Duemila si è battuto con vigore a sostegno di misure anche militari per difendere i valori dell'Occidente. E probabilmente chi pensa che la matrice cattolica del neo-presidente e la sua formazione giovanile possano essere il preludio di un presidente incline a lasciarsi sedurre dalle sirene del neutralismo sbaglia di grosso.