Manovra, dal Reddito di cittadinanza a pensioni, tasse e bonus: tutte le novità

Per la cancellazione del tetto Isee a 25 mila euro per villette e case unifamiliari ci sarà probabilmente da attendere il passaggio in Parlamento

Manovra, dal Reddito di cittadinanza, a pensioni, tasse e bonus: tutte le novità
Manovra, dal Reddito di cittadinanza, a pensioni, tasse e bonus: tutte le novità
di R. Ec.
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Martedì 9 Novembre 2021, 17:02

Il decalage del Reddito di cittadinanza, con la riduzione progressiva dell'assegno, partirà dopo la prima offerta di lavoro congruo rifiutata e non automaticamente dopo tre mesi. È questa l'ultima novità sulla Manovra che il Parlamento si appresta a discutere, dopo l'incontro tra il ministro Stefano Patuanelli e il premier Mario Draghi. Ieri, invece, era arrivata la notizia del ritorno del credito d'imposta e dello sconto in fattura per i bonus edilizi.

Si continua a ragionare, poi, sul tetto di Isee per il superbonus 110% in villette e case unifamiliari. I partiti spingono per eliminarlo o quanto meno alzarlo rispetto a quei 25mila euro stabiliti nella prima bozza della Legge di bilancio. Il ministro dell'Economia Daniele Franco e il presidente Draghi, però, vogliono contenere le spese e far quadrare tutto il bilancio, anche considerando che l'attesa stretta su Opzione donna sembra decaduta. Lo scheletro del provvedimento, tuttavia, rimane. Ecco i contenuti principali.

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Manovra, le novità sul reddito di cittadinanza

Meno soldi per i beneficiari del reddito di cittadinanza che non lavorano. Nella nuova legge di Bilancio trovano spazio i mini-tagli agli assegni, ma non solo. La stretta riguarda anche il numero delle offerte di impiego che possono essere rifiutate senza rischiare sanzioni: dal prossimo anno, al secondo no, la card del reddito di cittadinanza verrà disattivata. Oggi, al contrario, i percettori del sussidio possono rigettare fino a tre offerte ritenute congrue senza subire contraccolpi. Infine verranno inaspriti i controlli alla fonte, sarebbe a dire a prestazione ancora da erogare, per mettere un punto al fenomeno dei furbetti del reddito di cittadinanza con la supercar nel garage e la villa al mare. Stretta anche utilizzando meglio le banche dati disponibili: quelle che contengono i dati sul reddito, il possesso di auto, case e carichi penali.

Più nel dettaglio, la somma versata alle famiglie con al loro interno elementi considerati attivabili decrescerà con il passare del tempo: dopo la prima offerta di lavoro congruo rifiutata, verrà ridotta di 5 euro ogni mese, finché almeno uno dei componenti del nucleo familiare interessato dalla decurtazione non sottoscriverà un contratto. Ma l'assegno non potrà mai scendere sotto i 300 euro. In un anno, dunque, le famiglie con occupabili rischiano di perdere 60 euro di beneficio, ossia di subire un taglio della prestazione superiore in media al 10%.


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Oggi, su oltre tre milioni di persone raggiunte dal reddito di cittadinanza, circa un terzo è considerato occupabile, ma quest’estate in meno di 400 mila risultavano presi in carico dai centri per l’impiego. L’altra grande novità riguarda, come detto, il numero delle proposte di lavoro a cui si potrà dire di no senza perdere il diritto all’aiuto (si passa da tre a due) e i requisiti che dovranno presentare per essere definite congrue.

Più controlli e limiti

La prima proposta dovrà essere riferita a un lavoro lontano non più di 80 chilometri (anziché 100 come oggi) dal luogo di residenza del percettore, mentre la seconda potrà essere collocata ovunque in Italia (e non più entro una distanza di 250 chilometri come stabilito in origine). Inoltre si considererà più facilmente congrua l’offerta part-time: basta che l’orario non scenda sotto il 60% rispetto all’ultimo contratto (ad oggi la soglia è dell’80%). Novità pure per i cosiddetti Puc, ovvero i progetti utili alla collettività, tramite cui i sindaci possono impiegare a titolo gratuito i beneficiari del sussidio ritenuti occupabili in attività varie, per esempio legate alla cura del verde pubblico.

Finora i percettori del sussidio che hanno partecipato ai Puc sono stati una minoranza, poche migliaia su oltre un milione di attivabili tenuti ad aderire ai progetti. Il problema è che i Comuni, soprattutto quelli meno strutturati, faticano a mettere in pista un numero sufficiente di progetti utili alla collettività e così il governo, per venire loro incontro, ha deciso di abbassare la soglia delle persone da occupare tramite i Puc.

I sindaci da ora in poi saranno tenuti a impiegare un terzo dei percettori residenti. 


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E ancora: finora i beneficiari del Reddito occupabili dovevano sottroscrivere la Did (Dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro) entro 30 giorni dal riconoscimento del sussidio. Dal 2022, invece, la dichiarazione dovrà essere firmata subito quando si presenta la domanda per il Reddito. In questo modo i centri per l’impiego avranno in anticipo una serie di informazioni. Poi con le modifiche introdotte se il titolare del Reddito di cittadinanza non si presenterà senza giustificazione al centro dell’impiego che lo ha convocato perderà immediatamente il beneficio.

Le verifiche dell'Inps

Tornando ai controlli: finora le domande del sussidio sono state accettate sulla base di autocertificazioni, con controlli ex-post. Ora i controlli all’anagrafe andranno fatti prima e devono essere incrociate le banche dati dell’Inps con il casellario giudiziario. In particolare saranno potenziate le verifiche da parte dell’Inps dei requisiti patrimoniali indicati nella dichiarazione sostitutiva unica da chi richiede la prestazione, con particolare attenzione ai beni detenuti all’estero.

Ai Comuni poi il compito di effettuare controlli anagrafici tempestivi sulla composizione del nucleo familiare dichiarato nella domanda per l’accesso all’aiuto. Si allarga poi l’elenco dei reati incompatibili con l’erogazione del Reddito di cittadinanza: tra le new entry la ricettazione e l’induzione alla prostituzione minorile. 

La battaglia sul superbonus 110%

Il pressing è fortissimo e dovrebbe riuscire a vincere la resistenza del governo. Ma per la cancellazione del tetto Isee a 25 mila euro per villette e case unifamiliari, come condizione per l'utilizzo del superbonus 110% per le villette, ci sarà probabilmente da attendere il passaggio della legge di Bilancio in Parlamento. La modifica dunque avverrebbe attraverso emendamenti delle forze politiche. 

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Nella nuova versione troveranno già posto alcune modifiche, rispetto a quanto deciso nella riunione ministeriale. Viene data per quasi certa quella relativa a sconto in fattura e cessione del credito: meccanismi che permettono al contribuente che effettua i lavori di sfruttare subito il vantaggio fiscale facendoselo anticipare dalla ditta costruttrice oppure da una banca, invece di spettare i tempi delle successive dichiarazioni dei redditi. Queste opzioni dovevano essere riservate al superbonus propriamente detto e cancellate per gli altri incentivi (ristrutturazione, efficienza energetica e così via): invece resteranno in tutti i casi. Per il resto il superbonus 110% varrà per il 2022 e per i condomini fino a tutto il 2023. Lo sconto andrà poi scalando tra 2024 e il 2025, prima al 70% e poi al 65%, tornando in linea con l'ordinario ecobonus. Il superbonus 110% finora è costato allo Stato oltre 10 miliardi di euro.

Opzione donna e Ape sociale

Capitolo pensioni. Per Opzione donna nella bozza di Manovra è stato previsto un innalzamento dell'età anagrafica per accedervi a 60 e 61 anni per dipendenti e autonome. Tuttavia si sarebbe trovato un accordo in maggioranza per mantenere i vecchi paletti: 35 anni di contributi e 58/59 d'età. Rimarrebbero cioè le regole attualmente in vigore: le donne possono andare in pensione prima dei 67 anni a patto che si accettino il calcolo della rendita con il metodo «contributivo», decisamente meno vantaggioso di quello «retributivo».

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Vuol dire accettare una pensione ridotta da un minimo del 15% a un massimo del 35% a seconda del caso. In base alle regole dell’Inps, per ora, fino al 31 dicembre 2021, possono conseguire il trattamento pensionistico, secondo il metodo di calcolo del sistema contributivo, le lavoratrici che entro il 31 dicembre 2020 abbiano maturato un’anzianità contributiva minima di 35 anni e un’età anagrafica minima di 58 anni, se lavoratrici dipendenti, e di 59 anni, se lavoratrici autonome.

Proroga e novità anche per l'Ape sociale, l’uscita a 63 anni di coloro che svolgono un lavoro considerato «gravoso». Ci sarà l’aggiornamento della lista dei lavori che vengono qualificati come “usuranti”. Nella manovra è contenuto un allegato che aggiorna il vecchio elenco. Entrano nell’elenco, per esempio i «professori della scula primaria», in pratica i maestri e le maestre elementari, che si vanno ad affiancare a quelli dell’infanzia già presenti; o ancora «gli operatori della cura estetica», i magazzinieri e gli addetti non qualificati al trasporto e allo spostamento delle merci, gli infermieri e le ostetriche, i portantini e gli addetti alla pulizia negli hotel, nei ristoranti e sulle navi.

Quota 102 e riduzione delle tasse

La regola generale dell’anticipo pensionistico per il 2022 sarà Quota 102, ossia la possibilità di lasciare il lavoro con almeno 64 anni di età e 38 di contributi. Durante l'anno, poi, ci sarà un tavolo tecnico tra governo e sindacati per stabilire una riforma pensionistica complessiva che entri in vigore nel 2023. Un tavolo che si preannuncia molto complicato, vista la volontà delle sigle di ottenere Quota 41 o altre forme di anticipo considerate troppo onerose da Franco e Draghi.

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Infine il capitolo riduzione delle tasseRiduzione dell'Irpef che pesa sulle retribuzioni dei lavoratori e dell'Irap versata da lavoratori autonomi e imprese. L'utilizzo degli 8 miliardi (al momento si pensa a 5,3 per l'Irpef e 2,7 per l'Irap) destinati dalla legge di Bilancio all'alleggerimento del carico fiscale è una partita ancora aperta nella maggioranza, Confindustria e le forze sociali. La richiesta degli imprenditori al governo è ancora di mettere in cantiere una significativa riduzione degli oneri contributivi che appesantiscono il costo del lavoro: si suggeriva quindi di tagliare non le imposte vere e proprie ma i contributi versati a fronte di varie prestazioni: la parte più consistente è rappresentata da quelli previdenziali, poi però ci sono anche disoccupazione, cassa integrazione e molte altre voci.

Sull'altro fronte, i sindacati già sul piede di guerra per via del dossier pensioni chiedono che le risorse siano destinate interamente al taglio del cuneo fiscale di lavoratori e pensionati. Quindi un alleggerimento dell'Irpef che anche in base al testo della legge di Bilancio potrebbe passare sia per la riduzione delle aliquote (in primis quella del 38% che grava sui redditi tra 28 mila e 55 mila euro l'anno) sia per una revisione del sistema delle detrazioni e del trattamento integrativo (il bonus 80 euro poi portato a 100).

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