Epurazione M5S, quattro espulsi. De Falco: «Violata la democrazia»

M5S: espulsi De Falco, De Bonis, Valli e Moi. Di Maio: «Chi non sostiene il contratto è fuori»
M5S: espulsi De Falco, De Bonis, Valli e Moi. Di Maio: «Chi non sostiene il contratto è fuori»
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Lunedì 31 Dicembre 2018, 14:23 - Ultimo aggiornamento: 3 Gennaio, 18:34

Epurazione nel Movimento 5 stelle dopo la manovra. Il collegio dei probiviri dei 5 stelle ha espulso i senatori Gregorio De Falco e Saverio De Bonis, e gli eurodeputati Marco Valli e Giulia Moi. Lo comunica il blog delle Stelle in un post. Per il senatore Lello Ciampolillo il collegio dei probiviri ha optato per il richiamo. Il post ricorda che la decisione contro i quattri paramentari è stata presa «a fronte di comportamenti contrari alle norme dello Statuto e del Codice Etico, accettato e condiviso da eletti ed iscritti». Il provvedimento, dice ancora il blog, serve «a tutelare la comunità del Movimento 5 stelle, che si riconosce nei suoi valori e nel rispetto delle regole».

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Il collegio dei probiviri del M5S ha invece archiviato i procedimenti disciplinari per i senatori Virginia La Mura e Matteo Mantero. Mentre, sugli altri due senatori dissidenti, Paola Nugnes e Elena Fattori, il M5S sottolinea come i
procedimenti disciplinari sono ancora pendenti e non ancora conclusi con una decisione.

I parlamentari espulsi sono da tempo in rotta con la linea del Movimento. De Falco, il senatore divenuto celebre prima della sua elezione in Parlamento per essere stato l'ufficiale-eroe che strigliò il capitano Francesco Schettino nella tragica notte della Concordia, il 13 gennaio 2012, con il celebre grido «torni a bordo, cazzo» in particolare si è astenuto nell'Aula del Senato al voto di fiducia sulla Manovra. L'ufficiale della capitaneria di porto, che si era opposto al decreto Salvini, aveva criticato negli ultimi giorni anche la decisione del govero di non firmare il global compact sui migranti.

De Falco: «Abnorme». «Non me l'aspettavo, si tratta di un provvedimento abnorme e incostituzionale». Lo dice all'AdnKronos il senatore dei Cique Stelle Gregorio De Falco, commentando la sua espulsione decisa dai probiviri del partito. «Speravo - spiega - che restasse vivo uno spazio democratico nel Movimento, che per suo statuto deve essere ispirato al metodo democratico». «Si tratta di un provvedimento abnorme e incostituzionale - argomenta l'ufficiale della capitaneria di porto - perché incide sulla libertà di opinione e voto del parlamentare, tutelata da quella Costituzione che proprio il M5S ha difeso nel 2016 dal tentativo di manomissione del Pd di Renzi». «Con questa decisione - conclude - si dimostra che nel M5S mentre si discute di saltare la regola del doppio mandato dall'altra parte ci si irrigidisce pensando che un parlamentare debba votare a favore della manovra senza nemmeno leggerla».

«L'espulsione è un segno di enorme debolezza e di scarsa cultura democratica», ha poi detto all'agenzia Ansa De Falco. «Tuttavia - ha aggiunto - io mi sento ancora perfettamente in linea con le idee del Movimento, non sono io ad
avere cambiato linea». «Inoltre si tratta di un provvedimento anticostituzionale - ha sottolineato De Falco - perché viola l'articolo 68 della Costituzione e il diritto di un parlamentare a esprimere le proprie opinioni, visto che non ho mai espresso voti in dissenso con il programma elettorale né con il contratto di governo, che peraltro vincola i membri dell'esecutivo ma non certo i singoli parlamentari». Nel merito, De Falco ribadisce che «l'immigrazione, i diritti umani, sono diritti inalienabili, così come sono questioni importantissime gli abusi edilizi».


Di Maio durissimo. «Tutti sono importanti, nessuno è indispensabile. Oggi i probiviri si sono espressi con provvedimenti duri e giusti. Chi non sostiene il contratto di governo è fuori dal Movimento. Il rispetto degli elettori viene prima di tutto». Lo scrive, in un tweet, il leader del M5S e vicepremier Luigi Di Maio.

Zingaretti. «Espulsioni, quando si ha paura delle persone che pensano». Lo scrive in un tweet Nicola Zingaretti, candidato segretario del Pd e presidente della regione Lazio, commentando le espulsioni dei parlamentari grillini decise dal Movimento 5 Stelle.  

 

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