Omicidio di Eleonora e Daniele, il killer aveva copia delle chiavi. Il movente? «Invidioso di quella coppia felice»

Omicidio di Eleonora e Daniele, il killer aveva copia delle chiavi. Il movente? «Invidioso di quella coppia felice»
di Erasmo MARINAZZO
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Lunedì 28 Settembre 2020, 21:46 - Ultimo aggiornamento: 30 Settembre, 07:41

Ha confessato: «Sono stato io». Antonio De Marco, il 21enne studente di Scienze infermieristiche, ha ammesso di aver ucciso Eleonora Manta e Daniele De Santis, la sera del 21 settembre a Lecce. A interrogarlo, alla presenza del suo avvocato difensore, il procuratore aggiunto della Repubblica, Guglielmo Cataldi, ieri sera. Erano presenti anche il procuratore capo, Leonardo Leone De Castris, il procuratore aggiunto Elsa Valeria Mignore e il sostituto Maria Consolata Moschettini.

L'assassino - un giovane di 21 anni, di Casarano, conoscente dei due giovani perché loro affittuario fino ad agosto scorso (viveva in una stanza all'interno del loro stesso appartamento), è stato arrestato ieri sera. I dettagli sono stati forniti nel corso di una conferenza stampa convocata a tarda sera nella sede del comando provinciale dei carabinieri di via Lupiae, a Lecce e ancora, questa mattina, nel corso di un secondo incontro con i giornalisti, alla presenza del comandante dei carabinieri Paolo Dembech.

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 «Poiché il primo fendente è stato dato all'interno della cucina abbiamo ritenuto che fosse entrato, che non fosse stato ricevuto sul ballatoio, e doveva avere le chiavi». Così il comandante provinciale dei carabinieri di Lecce Paolo Dembech rispondendo alle domande dei giornalisti davanti alla caserma di via Lupiae dopo il fermo di Antonio De Marco per l'omicidio di Daniele De Santis e di Eleonora Manta, i due fidanzati trucidati lunedì 21 settembre. «Cominciati a sentire tutti gli inquilini del condominio è emersa più di qualche persona che si era avvicendata. La problematica sussisteva perchè la locazione era in nero, non c'era registrazione di questo contratto. Ci è venuto incontro un testimone oculare, uno dei pochi, cioè Andrea - ha spiegato- l'inquilino del piano di sotto, ed è a lui che è riferibile la frase che all'inizio ci ha fatto pensare che questo 'andreà fosse riferito all'assassino conosciuto dalla coppia, la quale lo pregava di non colpirli ancora». «Andrea è riferibile invece alla richiesta di aiuto che Daniele sulla rampa delle scale rivolgeva all'Andrea che era nel proprio appartamento».

«Non ha mai dato segni di squilibrio - ha detto proprio il comandante provinciale dell'Arma - e neppure aveva contestato la richiesta di Daniele di liberare a settembre l'appartamento di via Montello, appartamento che doveva esser ristrutturato. Il movente? Forse l'invidia per la felicità di quella coppia: giovani, belli, felici, sereni e affermati nelle loro professioni. Qualcosa che forse non riconosceva nel suo tempeamento». 

Ancora. Secondo la ricostruzione fatta dagli investigatori dell'Arma e dagli inquirenti, il delitto sarebbe maturato in estate. «Nel momento in cui De Marco lasciò l'immobile - ha aggiunto Dembech -. Il 21enne tenne con sé una copia delle chiavi di casa. A luglio Daniele aveva avvisato Antonio di avere intenzione di risrutturare la casa per andarci a vivere con Eleonora. Lui ha acconsentito e lo ha liberato anche un mese prima». 
 
 

Il procuratore Leonardo Leone De Castris ha spiegato ieri sera come si è arrivati alla cattura. Innanzitutto il nome: «Sottoposto a fermo è Antonio De Marco, 21 anni, originario di Casarano, studente di Scienze infermieristiche, con tirocinio all'ospedale Vito Fazzi. In questa indagine, cominciata - come sapete - una settimana fa, ci siamo dovuti attenere unicamente a dati tecnici e allo sviluppo di elementi obiettivi. Perché non ci è ancora chiaro, non del tutto, il movente». Un aspetto sul quale si sta facendo luce in queste ore. «Per questo - ha aggiunto ieri De Castris - ho ritenuto fosse necessario il contributo di 4 magistrati. Va detto che le indagini dei carabinieri del comando provinciale di Lecce, con i Ros e i reparti scientifici, sono state eccellenti».



«La ricostruzione delle modalità dell'omicidio, secondo l'impostazione accusatoria, si fonda sulla visione dei filmati delle telecamere di videsorveglianza - ha spiegato De Castris -, sulle intercettazioni e su una parziale perizia di comparazione grafica. Come sapete, è stato trovato un bigliettino (insanguinato, nel cortile dell'abitazione di via Montello dove è stato commesso il delitto, ndr), che si è stabilito essere stato perso dell'aggressore. Questo ci ha dato la possibilità di confrontare la grafia del biglietto con quella dei documenti presso il Comune e presso la prefettura. Ci sono stati dei pedinamenti. Ed è poi risultato che il soggetto è stato inquilino della coppia fino ad agosto scorso».
 
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«Siamo davanti a una fortissima premeditazione - ha proseguito il procuratore - confermata dall'ispezione che il soggetto ha fatto nei giorni precedenti nella zona dove abitava la coppia e dal biglietto ritrovato, biglietto che contiene tanto lo studio del percorso da fare per evitare le telecamere che, purtroppo, le modalità di programmazione dell'omicidio, modalità che sarebbe stata preceduta anche da una attività cosiddetta prodromica al delitto, sulla quale, al momento, non posso dire altro». A quanto risulta a Nuovo Quotidiano, il presunto omicida avrebbe avuto con sé delle fascette da elettricista con le quali intendeva agire sui corpi senza vita di Daniele ed Eleonora.

«L'omicidio, siamo portati a ritenere - ha concluso De Castris -, doveva essere una rappresentazione, anche per la collettività. Va certo ricordata la presunzione di innocenza ed è quindi tutto ciò che possiamo dire. Mi auguro una confessione piena da parte dell'interessato. Lecce esce da un incubo, da una vicenda che è una rarità nel panorama della criminologia locale».


 
 

Nelle ultime ore il cerchio intorno al responsabile si stava stringendo sempre di più. All'esame dei Ris di Roma una serie di fotogrammi da cui gli investigatori avevano estratto un identikit. Le immagini, insieme con gli altri elementi nel frattempo raccolti dagli investigatori, sono state evidentemente sufficienti per fermare il sospettato. L'incrocio di elementi probatori deve aver contemplato le tracce lasciate dall'assassino (al momento ancora presunto) attraverso i suoi movimenti in rete e sui sociale e nei suoi spostamenti fisici, così come certificati dal segnale emesso dal suo telefono cellulare.

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