Italicum, via alla discussione, aula vuota. Bindi attacca: fiducia pericolosa

Italicum, via alla discussione, aula vuota. Bindi attacca: fiducia pericolosa
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Lunedì 27 Aprile 2015, 07:45 - Ultimo aggiornamento: 15:53

L'Italicum approda alla Camera per la discussione generale. La legge elettorale arriva dunque in aula per l'ultimo esame, trascinando con sè le polemiche e gli interrogativi sulla fiducia che il governo potrebbe chiedere, mentre si leva la protesta delle opposizioni e della minoranza del partito del premier. Che tuttavia è intenzionato ad andare avanti nonostante si sia ormai ai ferri corti: deve ancora decidere, ma la fiducia potrebbe essere messa su singoli articoli del ddl. Il Colle intanto osserva con attenzione, ma non interviene su una materia che riguarda strettamente i rapporti fra Governo e Parlamento.

Oggi prima di dare la parola al relatore Francesco Paolo Sisto, la presidente Laura Boldrini - nell'aula vuota - ha annunciato che sono state presentate dall'opposizione pregiudiziali di costituzionalità e di merito.

I documenti verranno posti in votazione domani. Gli iscritti a parlare in discussione generale sono 20: i loro interventi si aggiungeranno a quelli dei due relatori di maggioranza e dei quattro designati dall'opposizione.

«Sento parlare di fiducia sulla legge elettorale, come avvenne per la legge Acerbo e la legge truffa. È un vulnus terribile per il Parlamento e il suo rapporto con il Governo. Siccome in Parlamento le prassi diventano norme, rinovellare questa prassi può essere davvero pericoloso per la qualità della democrazia ed il futuro di questo Paese». Lo dice nell'Aula della Camera l'esponente della minoranza Pd, Rosy Bindi. «Avremo un grande gigante, il partito di governo, circondato da tante opposizioni piccole e piccolissime e nessuna competitiva. Si finisce con il ricreare una forma di consociativismo all'interno del partito pigliatutto e con il liquidare la democrazia competitiva», conclude.

Intanto tra i renziani la questione di fiducia sull'Italicum viene data ormai per scontata, tranne che sulle pregiudiziali su cui la riflessione è ancora aperta. Per questo l'affondo dell'ex capogruppo Roberto Speranza viene presa dai fedelissimi del premier come una forzatura per dare fuoco alle polveri. Ma Matteo Renzi ostenta tranquillità, convinto che in molti nella minoranza alla fine voteranno la fiducia e gli altri opteranno per non votare, pena una rottura irreparabile dentro il Pd e il governo. Il Quirinale intanto osserva con attenzione ma non interviene su una materia che riguarda strettamente i rapporti tra Governo e Parlamento.

In queste ore sono in corso contatti e sondaggi dentro il Pd ma nessuna trattativa per cercare di ammorbidire lo scontro interno. Per Renzi l'Italicum va bene così come è e neppure la prossima settimana, se la discussione in aula si fermerà per slittare al 4 maggio, servirà per cercare un punto di incontro con la sinistra. Le posizioni sono cristallizzate e la maggioranza del Pd non si fida della minoranza. «La fiducia si rende necessaria per colpa degli emendamenti delle minoranze interne e dei partiti alleati, sui quali, con la richiesta di voto segreto delle opposizioni, si rischia di affossare la legge», spiegano i renziani, rinviando al mittente la richiesta di Roberto Speranza di una lealtà reciproca. Un muro contro muro che fa crescere le quotazioni del vicecapogruppo Ettore Rosato come nuovo capogruppo anche se i renziani non escludono che alla presidenza del gruppo vada un altro esponente di Area Riformista con l'obiettivo di spaccare la minoranza.

Se viene data per certa la fiducia sul testo della legge, oggi o martedì mattina il governo deciderà se blindare le pregiudiziali di costituzionalità, chieste da Forza Italia. Una prova di forza che, in realtà, si vorrebbe evitare ma è vero che davanti al voto segreto il numero di franchi tiratori di varie parti potrebbe far saltare subito la riforma elettorale. «Con la fiducia si capirà se nel mirino della minoranza ci sia davvero la legge elettorale o il governo», è la sfida dei renziani, convinti che sia il logoramento di Renzi il vero obiettivo della sinistra. Minoranza che, martedì mattina, riunirà, a quanto si apprende, le varie anime, da Cuperlo a Fassina, dai bersaniani a Bindi e Civati, per tentare di decidere una strada comune sul voto di fiducia messa dal governo e sul voto finale alla riforma.

Pier Luigi Bersani, come Rosy Bindi, Fassina e Civati vengono messi, nel pallottoliere dei calcoli dei renziani, tra coloro che non voteranno la fiducia e potrebbero votare no al voto finale sul testo. Ma al di là della frattura interna che l'Italicum allargherà dentro il Pd, a Renzi interessa solo portare a casa, anche con uno scarto ridotto, la legge elettorale. Per dimostrare, nella campagna elettorale per le regionali, che sta entrando nel vivo, che lui non si fa fermare da nessuno sulla strada delle riforme. E chi cerca di frenarlo, votando contro la fiducia al governo, si assume la responsabilità di farlo cadere e trascinare il paese alle elezioni.