Isis, infiltrati tra i migranti e missili: per gli jihadisti anche un'allerta aereo

Isis, infiltrati tra i migranti e missili: per gli jihadisti anche un'allerta aereo
di Cristiana Mangani
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Giovedì 19 Febbraio 2015, 07:52 - Ultimo aggiornamento: 07:54
ROMA - Un clima tesissimo. La presenza dell’Isis sulle coste libiche tiene l’Italia con il fiato sospeso. L’interrogativo che si pongono gli analisti è di quale potere militare dispongano i macellai dalle casacche nere.



E soprattutto, da che parte potrebbe arrivare l’attacco: per cielo o per mare? Un nuovo allarme è stato lanciato ieri dai media inglesi. Riguarda ancora una volta, un presunto piano per infiltrare i jihadisti sui barconi degli immigrati e attaccare il Sud Europa, a cominciare dal nostro Paese. Un’eventualità che gli 007 negano, ribadendo che, al momento, «non ci sono evidenze» di questo tipo. È pure vero, però, che la tensione è talmente alta che qualche giorno fa, in assoluta riservatezza, è scattato anche un allarme aereo in Italia. Secondo alcune fonti, i terroristi dell’Isis stavano partendo in aereo da Sirte forse per bombardare le nostre città. La notizia, fortunatamente, si è rivelata un bluff, ma si sono vissuti momenti di vero terrore.



L’ARSENALE

E allora di quante armi dispongono i jihadisti?



Secondo una loro pubblicazione che viene aggiornata di continuo, l’Islamic State 2015 (ottavo volume di una collana che rimanda a “Black flags books”), le aeree di espansione del Califfato vanno dal Khorasan alla Siria, dall’Arabia alla Persia, includendo Roma. La minaccia delle armi sull’Italia si ritrova nel volume sulla Capitale di novembre 2014, e poi in quello di gennaio 2015. Secondo il testo, i missili sono in mano ai combattenti. Le vie di approvvigionamento sono la Libia, in quanto Ansar al-Shari’ah a Bengasi si è appropriata dei vettori dell’esercito di Gheddafi, tra cui si contano modelli 9K52 Luna-M (Frog-7) e Scud-B. Il jihad affiliato in Sinai, alcuni anni fa ha, invece, ottenuto dei missili da Hamas e ha i contatti per averne altri. E c’è chi mira a entrare negli arsenali tunisini. Questo potrebbe voler dire che, «se lanciasse missili dalla costa tunisina, potrebbero raggiungere l’Italia dato che si trova in linea d’aria a 160 km». Non tutti, però, sono convinti che i jihadisti dispongano di simili armamenti. Per il professor Andrea Margelletti, presidente del Centro studi internazionale, «l’Isis non ha nulla di nulla, se non i mitra. Niente missili, né navi, tantomeno aerei». «Il pericolo che rappresentano - afferma - è solo terroristico. La minaccia è politica, non militare».



I MIGRANTI

Ieri il Daily Telegraph ha pubblicato documenti segreti sul piano jihadista per sfruttare la deriva libica portando il «caos nel Sud Europa». Nei documenti - ottenuti dal think tank anti-terrorismo britannico Quiliam - si cita la vicinanza della Libia con «gli Stati crociati» e la possibilità per i jihadisti di «utilizzare e sfruttare in modo strategico i tanti barconi di immigrati che partono dalle coste libiche». La stessa minaccia è stata rilanciata anche dall’ambasciatore egiziano a Londra, Nasser Kamel, che ha rimarcato come Sirte sia «a soli trecento chilometri dall’Italia». Sull'ipotesi di infiltrazioni, tuttavia, il direttore del Dis Giampiero Massolo spiega che allo stato non c'è «alcuna evidenza» che ciò sia finora avvenuto. E fonti degli 007 ritengono poco probabile che un terrorista si sposti su «barconi fatiscenti con il rischio di affondare e comunque affrontare poi i controlli delle autorità». Il sottosegretario con delega ai servizi Marco Minniti ha parlato di una «minaccia terroristica» al massimo grado di «imprevedibilità».



Mentre secondo l'Espresso, da giorni l'antiterrorismo è a caccia di due presunti estremisti libici, che sarebbero nascosti nel centro della Capitale. Si erano rivolti a un negoziante dell’Esquilino per chiedere informazioni su un giubbotto antiproiettile e un visore notturno. Questo aveva avvertito i carabinieri che hanno lanciato l’allarme. Ieri, però, dal Comando provinciale si è specificato che si tratta di «due giovani, la cui nazionalità e identità non è nota».
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