Interdittive antimafia alle imprese nel Napoletano, nel mirino le ditte legate ai Cesaro

Interdittive antimafia alle imprese nel Napoletano, nel mirino le ditte legate ai Cesaro
di Leandro Del Gaudio
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Venerdì 26 Giugno 2020, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 27 Giugno, 07:47

Ventuno provvedimenti di interdittiva antimafia a carico di imprese che operano nel Napoletano. È la mossa del prefetto Marco Valentini, che interviene con determinazione su un intero mondo imprenditoriale e manageriale, alla luce di quanto emerso da verifiche e ispezioni. In sintesi, ben 21 imprese sono risultate sprovviste di quegli standard di trasparenza richiesti dalla legge per potersi confrontare con le regole del mercato. Stando a quanto emerso finora, le imprese interessate dai provvedimenti di interdittiva sono impegnate nei settori più svariati dell’economia e hanno finora operato in tre spaccati territoriali alle porte di Napoli: a Sant’Antimo, dove il comune è stato sciolto per infiltrazioni mafiose e dove una ventina di giorni fa è stata eseguita una retata a carico - tra gli altri - dei fratelli Cesaro; a Marano e a Castellammare di Stabia (altri due contesti municipali interessati in questi anni da indagini della Procura e che hanno finito con il coinvolgere ancora una volta gli interessi imprenditoriali dei fratelli del senatore azzurro Luigi Cesaro). 

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Ma restiamo ai provvedimenti firmati dal prefetto Marco Valentini. Le aziende colpite operano nei settori delle onoranze funebri, dell’ortofrutticolo, della distribuzione dei generi alimentari, delle costruzione di opere pubbliche, dell’impiantistica, delle pulizie e della ristorazione. Si tratta di un intervento che punta a pulire, a bonificare un intero spaccato imprenditoriale. Tra le aziende colpite a Sant’Antimo ci sono anche quelle legate agli interessi imprenditoriali vicini ai fratelli Cesaro, a loro volta alle prese con l’inchiesta firmata dalla Dda di Napoli a proposito di voti e camorra sempre all’ombra del campanile di appartenenza. Ma come si è arrivati a questi provvedimenti? Decisivo il lavoro di un gruppo interforze interno alla Prefettura, che ha monitorato appalti, procedure amministrative, ma anche gli assetti societari delle imprese di volta in volta interessate. Ed è da questo monitoraggio che sono emersi contatti tra manager e soggetti in odore di camorra, quanto basta comunque per firmare provvedimenti di interdittiva. Non possono operare - è la sintesi - non c’è la giusta dose di trasparenza per quanto riguarda il personale impiegato, il curriculum dei manager di volta in volta attenzionati dal lavoro ispettivo del gruppo interno alla prefettura o per quanto concerne il rapporto tra gli staff interni e alcuni soggetti contigui al crimine organizzato. Spiega il prefetto Valentini al Mattino: «Abbiamo fatto leva su un gruppo di lavoro che ha monitorato diverse realtà imprenditoriali, per assicurare trasparenza e correttezza nella gestione di importanti settori economici». 

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Altro intervento messo a segno dal gruppo interforze della Prefettura ha riguardato invece un accesso al cantiere della Metropolitana di Napoli, Linea 1 - Stazione Duomo -, consistente in attività di verifica e accertamento finalizzata a prevenire eventuali infiltrazioni mafiose nei pubblici appalti. In questo caso si tratta di un monitoraggio iniziale su alcune ditte impegnate nei vari subappalti e che punta a verificare se ci sono tutte le carte in regola, per quanto riguarda la gestione del cantiere, l’impiego delle maestranze e l’uso dei macchinari di volta in volta utilizzati. Nulla di afflittivo, dunque, ma un monitoraggio finalizzato a garantire prevenzione e trasparenza.
 

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