Grecia, polizia in strada in assetto antisommossa: mancano i farmaci, gli ospedali a rischio

Grecia, polizia in strada in assetto antisommossa: mancano i farmaci, gli ospedali a rischio
di Teodoro Andreadis Synghellakis
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Mercoledì 15 Luglio 2015, 06:14 - Ultimo aggiornamento: 08:27
ATENE - Negli ospedali del Paese stanno cominciando a scarseggiare le forniture principali che vanno dai farmaci ai generi alimentari per i pazienti, mentre da parte sua il personale sanitario mette in guardia che, se non si interviene subito, le scorte si esauriranno in poche settimane.

Il problema maggiore è costituito dalle attuali restrizioni alle importazioni, come riferisce l'edizione online del quotidiano Kathimerini citando fonti ospedaliere secondo cui le forniture mediche dureranno altri 20 o 30 giorni. Anche procurarsi alimenti deperibili come carne e latte è problematico, secondo le fonti, in quanto i fornitori spesso chiedono di essere pagati in contanti e persino le imprese fornitrici di detergenti e sapone hanno cominciato a chiedere anticipi prima della consegna dei loro prodotti. Secondo Ilias Sioras, capo del sindacato dei dipendenti dell'ospedale ateniese Evangelismos, le scorte del nosocomio finiranno presto. «L'ospedale ha a disposizione farmaci e altri generi di consumo per questo mese», ha detto, aggiungendo che i generi alimentari deperibili dureranno fino all'inizio della prossima settimana. Alcuni fornitori hanno accettato il pagamento con assegno, ha aggiunto, «perchè non ci sono contanti». «Ormai - conferma il commissario straordinario dell'Istituto superiore di sanità italiano, Walter Ricciardi - i problemi di salute dei greci si risolvono con gli stessi aiuti che siamo abituati ad allestire per i paesi in via di sviluppo. La salute dei greci è in condizioni catastrofiche, ci sono situazioni che sono state documentate da colleghi autorevoli».



TORNANO I BIGLIETTI SUI BUS

Intanto gli sportelli bancari greci sono chiusi, ormai, da più di due settimane. La liquidità fornita dalla banca centrale europea non è stata aumentata ed i correntisti in fila ai bancomat possono prelevare al massimo sessanta euro. «Cerchiamo di spendere poco, anche meno di dieci euro al giorno, per poter tenere qualcosa da parte. Ma l'Europa ci deve aiutare, deve capire che non possiamo continuare a vivere nell'emergenza all'infinito», dicono ai giornalisti greci molti cittadini stressati dalle lunghe attese. Oggi, nel frattempo, gli ateniesi dovranno tornare a pagare i biglietti dei mezzi pubblici, dopo quindici giorni di trasporti gratuiti decisi dal governo per venire incontro ai bisogni di chi era rimasto senza contante. I greci vogliono tornare il più presto possibile alla normalità, riuscire a sfruttare al meglio la stagione turistica.



PUBBLICO IMPIEGO

Oggi i due sindacati del pubblico impiego scendono in piazza per manifestare contro l'accordo firmato a Bruxelles, perché lo ritengono socialmente iniquo e punitivo: negli ultimi cinque anni c'è stata una riduzione di 250mila impiegati nel settore pubblico, con tagli agli stipendi del 37%. Si teme che con un ulteriore giro di vite, si rompano equilibri già molto precari. La manifestazione è stata indetta per le sette di pomeriggio, in piazza Syntagma, proprio mentre il parlamento- a pochi metri di distanza- starà votando le misure richieste dall'Europa. Ad Atene la polizia è pronta ad intervenire in caso di incidenti, anche se il governo di Syriza, sinora, ha chiesto alle forze di polizia di non caricare mai i manifestanti e di non usare lacrimogeni, per cercare di marcare la differenza dagli incidenti accaduti nel 2011 e nel 2012, nel corso delle grandi manifestazioni anti -austerity. La sinistra non si può permettere di contrapporre le forze dell'ordine a quello che in gran parte è considerato «il suo popolo», a chi ha votato sì al cambiamento nel gennaio scorso e “no” al referendum di dieci giorni fa.



Ma il governo sa bene, allo steso tempo, che un prolungarsi dell' emergenza economica potrebbe avere conseguenze imprevedibili. Molti datori di lavoro hanno già annunciato tagli di stipendio che arriveranno sino al 50%, e una nuova serie di licenziamenti. «E' drasticamente calato il fatturato, la gente non acquista più nulla, le imprese sono ferme», è quanto si sentono dire sempre più dipendenti. In una Grecia in cui molto spesso lavora solo un componente per ogni famiglia, ulteriori misure recessive potrebbero solo aggiungere disperazione e risentimento ad una realtà già di per sè molto difficile. «Appunto per questo, però, a gestire la crisi è bene che rimanga Tsipras, perché potrà garantire, per quanto possibile, equità sociale per quel i sacrifici e le tasse da pagare», ci spiega Janis, studente ventiduenne di filosofia, che al referendum aveva fatto campagna per il “no”.