Giada, morta a 25 anni per un bypass-gastrico. La mamma: «Chiediamo giustizia»

Un anno fa al “San Carlo di Nancy” la tragica operazione. La madre: «Inumano dover aspettare per dodici mesi una risposta sul caso»

Giada, morta sotto i ferri: «Chiediamo giustizia»
Giada, morta sotto i ferri: «Chiediamo giustizia»
di Camilla Mozzetti
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Giovedì 9 Giugno 2022, 08:54 - Ultimo aggiornamento: 11:42

Doveva essere questo: un intervento chirurgico di routine per l'inserimento di un bypass-gastrico. Giada De Pace, appena venticinquenne, si era informata, aveva studiato e chiesto quale fosse l'ospedale migliore per eseguire quell'operazione di chirurgia bariatrica fino ad arrivare a prendere la decisione. «Me lo disse con gioia - racconta la madre, Mirella Bruno - Lei non era in sovrappeso ma voleva migliorare la sua vita e la sua condizione e così in famiglia, pur restando all'inizio un po' perplessi, la sostenemmo». È il giugno 2021: da allora è trascorso un anno ma Giada non c'è più.

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Sui social la mamma pubblica nuovamente la foto di quel giorno, quando la ragazza con il pollice rivolto in alto, stava per varcare l'ingresso dell'ospedale San Carlo di Nancy.

Oggi, 9 giugno, ricorrerà un anno dalla sua morte, perché Giada non si è più risvegliata da quell'operazione e da allora la sua famiglia attende ancora una risposta.


L'INCHIESTA
Un anno fa la Procura aprì un fascicolo per omicidio colposo iscrivendo sul registro degli indagati il chirurgo che l'aveva operata. Ma da allora non si hanno risposte. Nessuna archiviazione, nessun rinvio a giudizio ancora formalizzati. «Mia figlia è morta per un intervento di routine - spiega accorata la madre - non si è più risvegliata, noi vogliamo giustizia, chi ha sbagliato deve pagare». La ragazza il prossimo 14 agosto avrebbe compiuto 27 anni. «Mia figlia non me la ridarà indietro nessuno - aggiunge ancora la signora Bruno che questa mattina sarà di fronte all'ospedale per una presenza simbolica - ma siamo convinti che alla base della sua scomparsa ci sia stato un errore medico eppure siamo ancora in attesa». L'inchiesta sembra essersi impaludata. «Presentammo subito denuncia - spiega Simone Masi, l'avvocato che assiste la famiglia De Pace - per noi Giada è morta per un errore compiuto in sala operatoria, sono state sequestrate le cartelle cliniche e l'autopsia, condotta sul corpo della ragazza, accertò una lesione netta dell'aorta addominale ma da allora siamo in attesa. Gli inquirenti hanno disposto una serie di perizie e contro-perizie, noi abbiamo depositato le nostre memorie ma di fatto nessun provvedimento è ancora arrivato». Ed è trascorso un anno intero.
La famiglia della ragazza non si dà pace: «Com'è possibile - chiede la madre - che sia necessario così tanto tempo per accertare o meno le responsabilità di chi quel giorno ha operato mia figlia? È inumano». Giada un anno fa aveva preso la sua decisione con fermezza e con la speranza di poter migliorare se stessa e la propria vita.


«SOLO AMAREZZA»
Amici e parenti la ricordano con affetto e tutti in famiglia sono amareggiati - la parola che più si rincorre è proprio questa amarezza - per le lungaggini legate al caso. Giada era una ragazza come tante, con sogni e progetti per il futuro. Amava il canto e lavorava da tempo in un negozio di abbigliamento con una cara amica che era diventata quasi una parente. Si sarebbe dovuta laureare in Lingue straniere all'università di Tor Vergata ma non ha mai potuto indossare la corona di alloro. La venticinquenne entrò il sala operatoria alle 17.30 e da allora la sua famiglia non ebbe più notizie per ore. Alle 20.42 un'infermiera contattò la madre di Giada, dicendole che il chirurgo le voleva parlare ma solo alle 21.15 i familiari vennero informati del fatto che la ragazza ebbe un arresto cardiocircolatorio. «Mi assumo tutta la responsabilità», avrebbe detto il chirurgo sconvolto parlando con la madre della giovane. Ma la vicenda è ancora aperta.

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