Prosciutti di Parma e San Daniele contraffatti: decine di indagati fra gli allevatori

Prosciutto Dop
Prosciutto Dop
di Luisa Mosello
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Venerdì 24 Febbraio 2017, 14:37 - Ultimo aggiornamento: 26 Febbraio, 09:52
Non sarebbero prosciutti, ma "bufale". Nel senso che non avrebbero quelle precise caratteristiche di qualità e tipicità richieste per potersi definire prodotti Dop. Per questo motivo oltre trenta imprenditori del settore sono stati indagati con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata alla frode nel commercio, falso, contraffazione dei marchi e truffa ai danni dell’Unione europea. Avrebbero infatti utilizzato suini non ammessi dal disciplinare di produzione. Già martedì il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali aveva informato che l’Ispettorato Centrale Repressione Frodi su delega della Procura della Repubblica di Torino aveva iniziato a effettuare decine di perquisizioni in Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto all’interno di imprese attive nel settore suinicolo e nella fornitura di materiale genetico agli allevamenti.

L’intera operazione mira a tutelare le produzioni a denominazione di origine protetta rappresentate da due eccellenze del nostro Paese come il Prosciutto di Parma e il Prosciutto di San Daniele. E come affermato dal Ministro Maurizio Martina «conferma la massima attenzione nella tutela delle produzioni italiane di qualità e della sicurezza dei consumatori che, in tutto il mondo, chiedono il vero Made in Italy agroalimentare».
I nomi degli allevamenti coinvolti non sono stati resi noti perché c’è il massimo riservo su un’operazione ancora in corso condotta in diverse regioni parallelamente a un'altra inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica di Pordenone che ha avviato una serie di perquisizioni sotto la direzione del Nas di Udine. Passata al setaccio una cinquantina fra allevamenti, prosciuttifici, salumifici e macelli fra le province di Pordenone, Udine, Gorizia, Milano, Padova, Brescia, Verona, Treviso e Vicenza.

L'ipotesi al vaglio degli inquirenti è che per la fecondazione dei suini sia stato utilizzato del materiale genetico di altre aree geografiche, estranee alla Dop. Ferma la presa di posizione del Consorzio del prosciutto di Parma attraverso il suo presidente Vittorio Capanna: «Siamo parte lesa in questa situazione che danneggia enormemente il lavoro di tutto il comparto. Allo stesso tempo siamo orgogliosi che il sistema di controllo che regola la qualità delle Dop funzioni. E' bene ricordare che, grazie alla tracciabilità della filiera tutelata, nessuna coscia dei maiali provenienti da tali aziende potrà diventare un prosciutto DOP e i pezzi eventualmente in stagionatura saranno facilmente identificati e distolti dal circuito».
Questo per tutelare a 360 gradi veri e  propri tesori del gusto che vanno difesi per non essere assimilati alle già citate "bufale", ovvero a chi non rispetta il disciplinare di produzione che fa la differenza fetta dopo fetta.
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